ALL’EPOCA

All’epoca avevo un furgoncino senza riscaldamento ma lo stesso avevo deciso di festeggiare la notte di Capodanno del 1985 andando in stazione a leggere un libro. C’era freddo, neve per terra, e nessuno a parte me e l’Amato (che allora non conoscevo) sotto un albero davanti la chiesa della stazione. Era il suo compleanno e se io non avevo voglia di festeggiare con amici e varie canonicità lui altrettanto. Per cause di forza maggiore mi mancò nel febbraio del 91. Mancandomi l’Amato mi mancò tutto, ma l’assenza del tutto che si ama (faccio ancora fatica a dire morte) non è, come immaginiamo, assenza di vita.

Per quanto ferita, la vita ti obbliga a guarire, ameno che non ci diventi vivere la conservazione del dolore che c’è, come sostituto della conservazione dell’amore che non c’è. Non mi è mancata neanche questa fase, ma prima o poi si attenua. Tanto più se è alla vita, non al dolore, che rivolgiamo lo sguardo e gli intenti. Alla guarigione ha certamente contribuito il bisogno di raccontare una storia che ho chiamato “per Damasco” per simile e inverificabile faccenda successa a Saulo lungo quella strada. Ben diversamente da quello apparso a Saulo, il mio si palesò (tramite un medium) per scrittura. Con quel mezzo e con quel tramite potei proseguire la sentimentale corrispondenza con l’Amato: spiritello, mi accorsi, ancora birbantello.

Quando (nel percorso di anni) mi resi conto dell’impossibilità di togliere il proverbiale bambino dall’acqua sporca (come anche quella di capire se non vogliono farlo e/o non possono permettersi e permettere di farlo) mi ritrovai nella situazione di dover togliere me da quell’acqua e da quel bacile. Pagai quella decisione ritrovandomi senza più acqua, senza più bacile, e senza più consolante bambino! Per più di un decennio mi sentii (respiri, sospiri e doveri a parte) pressoché senza vita: tutti gli ammalati lo credono. Tutti cominciano a non crederlo ma mano si rendono conto di star superando la convalescenza. Malattia mi fu perdere la forza (lo spirito) che mi vivificava. Guarigione fu l’apparizione di un più certo Spirito: quello della Vita che da vita ad ogni vita.

L’apparizione non ebbe bisogno di tuoni, come neanche di lampi, magie o alberelli che prendono fuoco. Per quanto fu ed è possibile al mio spirito è avvenuta attraverso un intimo “dialogo” (più volte anche un pianto) fra la mia vita e la Vita. Adesso, sento il birbantello molto meno di prima: tre le prevalenti ipotesi:

sta cominciando a capire quale direzione prendere;

se verso il Basso ha capito che non lo seguirò;

se verso l’Alto ha capito che non posso accompagnarlo come neanche condizionarlo perché ognuno deve essere

la propria via

la propria verità                  la propria vita

in ragione dello stato di Somiglianza con l’Immagine:

VIA

VERITA’                                           VITA

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