Educazione responsabile è far capire a Edipo chi è Laio e a Laio chi è Edipo
Tutto cerco fuorché colpevolizzare i genitori del loro modo di comunicare con i figli i loro insegnamenti, anche perché, da altro e/o da altri di accantonato magistero. Dovrebbero porsi, tuttavia, questa domanda: i figli non ascoltano per orecchio, o non ascoltano perché le emozioni comunicate dal genitore non corrispondono al data base emozionale del figlio/a? Dove c’è il rischio che la parola cada nel vuoto, quindi, trovare le corrispondenti emozioni fra le due Figure è l’indispensabile ponte. Ovviamente, secondo quanto si sa e/o si può.” Pensavo di aver detto quanto, invece, al proposito, mi girava nella mente un che d’incompiuto.
Penso sia questo: il Freud (rifacendosi alla tragedia di Edipo) dice che il figlio supera la figura del genitore se lo “uccide”. C’è del vero in quanto dice, tuttavia, è un vero fortemente superato. La società non è più il compiuto Genitore che fa compiuti genitori che fanno compiuto il Genitore. La Società, oggi, è un’Idra dalle molte steste: tutte referenti all’unica, e tutte delegate ad essere la sua, ma nessuna responsabile del Tutto. Ciò che è diventato lo Stato genitore, è diventato anche lo stato dei genitori. Anche i genitori, infatti, a livello educativo sono diventati la testa formata da tante teste. In vero è sempre stato così, ma i referenti dell’Idra dedita alla pedagogia sociale (sia pure ai tempi di Berta filava) erano numericamente inferiori.
Non solo, di più ferma (certa e/o potente) identità personale e sociale. Per quanto penso, il figlio che oggi deve giungere ad uccidere il suo prevalente educatore (commistione fra padre, madre, parenti, società, norme, usi, insegnanti di tutti i generi, ecc. ecc.) come fa a identificare il prevalente Laio da superare? Non potendolo fare perché non è più possibile farlo, il crescente di oggi rivolge la difesa contro sé stesso accecando la crescita.