IN RAGIONE DI INFINITI STATI

In ragione di infiniti stati di coscienza, vita, è stato di infiniti stati di vita. La vita è si originata dalla corrispondenza di forza e di potenza fra tutti e in tutti i suoi stati. Al principio dello stesso Principio

Natura

Cultura                                       Spirito

La vita è infinita come principio ma come è ampiamente noto, per Natura e per Cultura a termine nel nostro principio. Non lo sarà, però, per la forza e la potenza che conosciamo come Spirito. In ragione dello stato del nostro spirito, la nostra forza e la nostra potenza si collocherà, prossima o non prossima, al principio: lo Spirito. Lo Spirito è forza e potenza della vita sino dal principio e dello stesso principio. Se così è della vita in Basso così non può non essere della vita in Alto. Per Alto intendo l’immagine della Vita. Per Basso intendo l’immagine a quella somigliante: la nostra. Della morte, quindi, si può dire che è il necessario ricongiungimento della nostra vita con la Vita: il Tutto dal principio. Senza la precedente Natura e senza la precedente Cultura il nostro spirito tornerà ad essere la tabula rasa che è stato alla nostra nascita e che sarà alla nostra rinascita. 

Non resterà tale perché, come Cultura rinascerà secondo il corpo corrispondente a quanto hanno dato forma i contenuti derivati dalle precedenti azioni di forza e di potenza. Non resterà tale perché, come Natura, rinascerà secondo il corpo corrispondente a quanto hanno dato forma i contenuti derivati dalle azioni di forza e di potenza. Perché sostengo la rinascita del nostro spirito? Lo sostengo perché la vita, essendo stato di infiniti stati di vita in infinita corrispondenza di stati, almeno secondo logica, non può ammettere divisione fra stato e stato: la vita non concepisce il Nulla fra i suoi principi. Il nulla vi è invece quando, a causa del dolore e/o dell’errore subiamo separazione fra stato e stato. Il nulla nel nostro stato, però, tanto si forma e tanto si annulla.

Si forma e si annulla in ragione delle riparazione che si attua per mezzo della conversione dei principi che l’hanno attuato: dal dolore al bene, dall’errore al vero, dall’ingiusto al giusto. La conversione avviene discernendo sui nostri vissuti. Comparando i nostri vissuti con il Vissuto che è della Vita raggiungiamo (sempre in ragione dello stato della rinnovata coscienza) la verità che è nel Vero.

SPIRITO E’ CIO’ CHE ANIMA

Poiché la Natura sente quello che la Cultura sa la Natura è Via della Cultura. Poiché la Cultura sa ciò che la Natura sente, la Cultura è Via della Natura. Poiché forza della Natura che corrisponde con la sua Cultura, lo Spirito è Via della vita nella verità secondo lo stato della corrispondenza fra la Forza naturale e la Potenza culturale.

Sia in questa vita che nell’ulteriore, uno spirito è prossimo allo Spirito in ragione dello stato di somiglianza fra il suo spirito e quello dello Spirito del Principio:

Assoluto Bene che è sua Natura

per l’Assoluta Verità che è sua Cultura  <> per l’Assoluta Forza e Potenza della sua Giustizia.

Lo Spirito è vita

tanto quanto il Fare             corrisponde all’Essere

Lo Spirito è Calibro della Natura che forma

Arbitro della Cultura                   Giudice della vita

della forma                                che si forma

in ragione dello stato della corrispondenza fra Natura e Cultura.

In ragione dello stato della corrispondenza fra

Natura

Cultura                                              Spirito

Lo Spirito è Calibro perché misura la forza

Arbitro                                           Giudice

perché decide                              perché valuta

l’uso della forza                              l’uso della forza

Perché agiti dal loro bene

dal loro vero             e          dal loro giusto

gli stati trinitari della vita tendono all’unitario.

Raggiungono l’unitario tanto quanto vivono il loro stato con la stessa misura di forza (vitalità della Natura) e di potenza: vita della Cultura.

Della sua potenza ognuno è lo spirito che può. Può diversamente solo gravando la sua Natura

difficoltando la sua Cultura       esaltando o deprimendo

il suo Spirito

Poiché, vita, è corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati lo Spirito mediatore fra gli stati non può non essere che uno Spirito mediato dagli stati della vita che media.

Nell’essere mediato mediatore degli stati che media lo Spirito trinitario_unitario è leggero tanto quanto la sua forza (vitalità nella Natura) corrisponde con la sua potenza: vita della sua Cultura.

La misura dello Spirito non può essere maggiore della conoscenza (o l’opposto) se non ponendo dissidio fra gli stati della vita:

Natura per quello che siamo

Cultura                                           Spirito

per quello che sappiamo <> per quello che sentiamo

Poiché, vita, è stato di infiniti stati di vita, così, anche le tre voci della guida dello spirito sono lo stato di infiniti stati di vita, o secondo il caso, di meno vita in presenza del dissidio.

Dissidio è il delirio della mente che brancola fra errore e dolore.

Uno spirito scisso e scindente per mancata mediazione non permette l’integra corrispondenza di forza fra Natura  e  Cultura.

Su questo piano della vita la mediazione è generalmente sentita come il subito compromesso culturale fra

ciò che siamo

ciò che sappiamo             e               ciò che sentiamo

Il compromesso è mediazione subìta. La mediazione è compromesso accettato. La nostra verità è compromesso condiviso.

Vi è chi maggiora l’Essere compensando la Natura, o la Cultura, o lo Spirito (e, quindi, la vita) di maggior vitalità in uno o l’altro stato. Ad esempio:

7 per la Natura

3 per la Cultura                       9 per lo Spirito

L’identità in esempio ha usato il suo massimo spirito per rafforzare il corpo ma in maniera minore la conoscenza. Mancando la corrispondenza di valore fra i suoi stati, mancherà nella sua facoltà mediatrice.

La Natura che grava

 la Cultura                                         dell’Essere

entra in sofferenza con sé e/o con altro da sé. Lo stesso se l’esalta.

In quello che sente della sua forza e della sua potenza ognuno è lo spirito che può. Può diversamente solo gravando

la sua Natura

difficoltando                                    esaltando

la sua Cultura                           o deprimendo

il suo Spirito

E’ dolore fisico, il giudizio di male che una Cultura da alla sua Natura. E’ dolore culturale il giudizio di errore che una Cultura da a sé stessa. E’ dolore spirituale il giudizio di male che uno Spirito da alla sua forza. Se è pur vero che il dolore afferma la sua verità in ogni lingua, altrettanto è vero che la voce della Natura (il Bene in ogni lingua) cura il peso della sofferenza, ricordando che

lo Spirito è medico quando

la temperatura               ha gli stessi gradi

della mente                              del corpo.

PER OGNI DOVE

VITA E’ STATO DI INFINITI STATI

Si origina secondo lo stato della corrispondenza di stati fra tutti ed in tutti i suoi stati. Al principio e dello stesso Principio

NATURA

CULTURA                                 SPIRITO

Per STATO intendo la condizione parziale o generale della vita personale, sociale, spirituale.

Le CORRISPONDENZE (naturali, culturali e spirituali) sono le vie che collegano gli stati personali, sociali, spirituali.

La COSCIENZA dello STATO è il luogo della CONOSCENZA emersa e di quella in stasi.

UOMINI SENZA FEDE

Al post per Francesco che segue ho reso premessa un commento ricevuto da Luisa Ruggio: Lady L. per gli amici. Anche se riletta più volte riesce ancora a scuotere la mia emozione come la prima volta. Devo ammettere che è lo stesso anche per il commento che ho scritto anni che furono. Temo la presenza della contraddizione nel mio pensiero ma non riesco a capire dove sia. Questa mancanza succede quando si porta la mente al confine. 

Caro Francesco: mi cade tutto l’ambaradan del ragionamento che segue se prima non colloco questa citazione.

“Uomini senza fede hanno avuto comunque bisogno di immensità al limite delle loro risorse, nell’azzardo provvisorio della natura umana che lascia qualcosa di inesaudito. Il salmo 78 racconta di Dio che conduce Israele nel deserto “e li portò al suo confine santo” (verso 54). Sottolineare con cura: l’incontro avviene all’estremità, al confine, non al centro. Lo scambio della legge ai margini della schiavitù d’Egitto avviene nel deserto profondo ma è un viaggio compiuto solo a metà, non seppero mai se quel confine era santo. Quando nell’Eneide Virgilio scrive “spes sibi quisque” (ognuno sia speranza a se stesso) esclude la parola ebraica “tikvà ” scritta da Zaccaria (9,12) per annuncio di salvezza “Tornate alla fortezza, prigionieri della speranza.” Ma quella parola, tikvà vuol dire anche “corda” e quindi: tornate alla fortezza prigionieri della corda. Una speranza che trascina e può spezzarsi. Quando Rachele piange a Ramà i suoi figli e rifiuta ogni consolazione (geremia 31,15) Dio interviene: “Distogli la tua voce dal pianto. Con una corda (speranza) torneranno figli al loro confine (l’incontro).” Nota a margine. A piè di post. Al confine.”

In questi giorni, ho postato questa provocatoria domanda: esiste veramente lo Spirito? Nello scritto mi servo del dubbio giusto per provare una verosimile Verità. Il maiuscolo in Verità consideralo una grande speranza, non, ovviamente, una grande conoscenza. Tanto meno se detta da me. In cotanto senno, dico: se ammettiamo che lo Spirito sia la potenza che tutto origina e tutto pervade dobbiamo anche ammettere che nello stato naturale della vita l’opera della sua forza non conosce confini. Ciò vale solamente per questo stato della vita? Potrebbe essere come potremmo essere noi gli impossibilitati a vedere oltre i nostri confini. Non sempre è possibile raggiungere i confini. Non sempre è possibile raggiungere i confinati. Non sempre è possibile raggiungere chi, nei suoi deserti, sta al confine. Ciò che non possiamo raggiungere, però, possiamo sentire tanto quanto poniamo, al confine, lo spirito che siamo. Badino i comunque mistici, e/o comunque fondamentalisti: chi resta al Confine perde i suoi confini!

Pur avendo toccato il Confine (comunque l’abbiano potuto) non si perdono quelli che vivono i propri. “Il salmo 78 racconta di Dio che conduce Israele nel deserto “e li portò al suo confine santo”. Chi ha scritto quel Salmo vede l’azione di Dio come la può vedere un mistico. Mistico diventa chi giunge al Confine religioso e/o spirituale di quanto crede. A quel Confine non resta confinato chi percorre (e vive) i suoi deserti: luoghi con poca vita quando per nulla. Ha vissuto e conosciuto i suoi deserti quel salmista? Se al Confine ma non confinato direi di sì. Se al Confine, dalla sua fede è stato confinato, direi di no. Nello scritto odierno sostengo che lo Spirito pervade tutto e tutti con la sua forza, pertanto, è un Centro che non può avere un centro. L’antica Israele, quindi, quale Dio la portò “all’estremità”, se essendo il Centro di tutto e di tutti, non può portare che al suo centro?

Fu per non aver capito questo che i credenti dell’epoca vagarono per anni nel deserto di sé? Appunto perché non riconobbero che il Santo sta al Centro, non, a un’estremità che nel Tutto non può essere in nessun luogo, se non ammettendo che anche il luogo di tutto (la vita della Vita) ha un confine? Fu per smentire questo che Dio mandò loro una corda di speranza? “Tornate alla fortezza, prigionieri della speranza,” dice il salmista. Si dice fortezza, una struttura militare. Fortezza, però, è anche lo stato d’animo dello spirito possessore di forza. Tornare alla fortezza, quindi, è raccomandazione per chi si trova in uno stato di debolezza, vuoi naturale, vuoi di fede; ed è, quindi, invito di salvezza per ritrovata forza per dei carcerati nella speranza del loro pensiero su Dio? Si libereranno da confinanti pensieri gli odierni carcerati della loro idea di Dio in nome di Dio?

Se al confine di sé troveranno il Centro che non può stare presso nessuna estremità (tanto meno presso nessun estremismo) forse sì: purché tornino alla fortezza. Già, ma aggiungo parecchio tempo dopo. Se da un lato per fortezza si intende l’ambito che contiene la forza militare sia per manifestarla che per proteggerla, dall’altro per fortezza (poco usato per dire della persona) si intende anche lo stato della forza vitale e culturale di ogni individualità. Mi chiedo, allora, di quale corda torneranno prigionieri della speranza? Della corda offensiva e/o protettiva della fortezza o di quella offensiva e/o protettiva della forza della loro vita? E se della corda o speranza dalla forza o speranza della loro vita come liberi o ancora sotto la corda di altra fortezza e/o di altra forza?

NEL BARDO TODOL

Secondo la Cultura tibetana nel Bardo Todol sono scritte le stazioni di viaggio dell’anima diretta verso l’Anima del mondo soprannaturale. Per giungere a questa, l’anima in viaggio verso l’Universale dovrà spogliarsi di ogni umano residuo. Lo potrà, ascoltando le proprie emozioni: l’emozione è la parola della vita che dice sé stessa. Lo potrà, inoltre, tanto quanto sarà in grado di verificare (per adottare e/o rifiutare) la condizione di presa emotiva che una data anima ha conservato (intende conservare o rifiutare) della precedente. Questo libro è valido solo per i Tibetano? Purché lo si traduca anche secondo il nostro linguaggio, direi di no. In questo tentativo ho sorvolato sui particolari di quella Cultura (riti e preghiere) vuoi perché ad ogni fiore la sua terra, vuoi perché avrebbero appesantito il discorso che mi prefiggo: rilevare delle similitudini fra quel pensiero spirituale e il nostro, ragionando secondo Spirito.

Lo Spirito è la forza della vita che si origina dalla corrispondenza fra una Natura e la sua Cultura, e la Natura e la Cultura dello Spirito della Vita. Per Natura intendo la vita comunque formata; per Cultura, intendo il pensiero comunque ideato; per Spirito, intendo la forza della vita comunque agita. Pensando allo Spirito come ad una potenza, la nostra esiste perché al principio esiste la Potenza. In quanto principio assoluto, la Potenza (o Spirito) è uno stato della forza assolutamente unitaria. Ciò che gli è Natura, Cultura e Forza, (Potenza o Spirito) quindi, è di inscindibile stato. Vano quando non vanesio, ogni tentativo di teologica e/o mistica conoscenza. A mio credere e comunque lo si nomini, il Principio della vita è ragione della speranza, non, della conoscenza. Per dire l’assoluta conoscenza della speranza nel Principio, basta e avanza l’Amen (il Così sia cattolico) e l’islamico Inshallah. Non conosco l’equivalente ebraico. Mea culpa. Secondo il pensiero tibetano, la Potenza si manifesta a fine viaggio come massima Luce.

Come la vedremo, se, in quanto spiriti, non avremo occhi per la vista e neanche orecchio per l’udito? A mio pensare, la “vedremo”, come il sordo – cieco sa che c’è il sole perché, sentendone il calore, lo immaginano come la luce che i vedenti gli hanno descritto. Paragonando i vedenti a credenti, i non vedenti che generalmente siamo (sia in questo Bardo todol che nell’ulteriore) “vedranno” quello che i credenti hanno detto circa la Luce, ma anche i credenti, nei confronti della Luce sono ciechi, perché, per quanto possano elevare l’immaginazione, altro non possono vedere se non ciò che pensano. Di quella Luce, quindi, al più, vedranno e insegneranno sprazzi di verità. Sempre che non siano, quegli sprazzi, una fanatizzata emissione delle loro verità. Dicevo innanzi che lo stato della vita è composto da tre stati di vita. Si può dire, allora, che ad ogni stato della vita (sia in questo che nell’ulteriore) corrisponde il suo Bardo todol.

Avremo così, il Bardo todol naturale, il culturale e lo spirituale. Dicevo anche che, vita, è corrispondenza di stati, non solo fra i propri, ma anche fra i propri e quelli propri a chi vive sia in questa realtà che nell’ulteriore. Nella fase naturale del Bardo (come nella fase culturale e spirituale di ambo gli stati della vita) il prevalere delle emozioni legate al corpo, (o alla mente, o allo spirito) ci dirà quale è (o sarà diventata o ci rifiuteremo di diventare) l’identità raggiunta. Lo stato dell’identità prevalentemente raggiunta, ci dirà in quale collocazione troveremo posto presso la Luce. Sarà prossimo tanto quanto diventeremo luce (chiarezza nella Verità) e non prossimo, tanto quanto lontani (quando non avversi) alla Luce. Parlo di prevalente identità e non di identità, perché, la vita, essendo corrispondenza di stati, non ha e non è uno stato fisso, se non come principio.

ARCHIVIO DEGLI ASSUNTI

STRADA VIVENDO SOSTENGO LA VITA DOVE NULLA PUO’ IL PRINCIPE E NULLA IL GESUITA


| AH! E’ LEI IL PERDAMASCO: IL MITOMANE! |

| IO SONO QUELLO CHE SONO |

LE IMMAGINI DEGLI ASSUNTI

IL PERCORSO “PER DAMASCO”

| APPUNTI |

| legenda | | dal tempo degli dei | | sentiamo l’amore | | circa la vita |

 | il principio sovrano | | immagina la vita | | la terapia capire |

|il principio e i principi della vita | | la genesi | | nascita e rinascita |

| c.f.s. > cronic fadigue sindrome | | come evadere dal vago |

| il dolore_l’errore_il dissidio_il male_il lutto |

| le vie della verità | | le voci dello spirito | | spirito è ciò che anima |

| influsso e invasione: come e perché | | io sono vita |

| dell’unità e della trinità |

RACCOLTI DAI PENSIERI

| 1 di 10 || 2 di 10 || 3 di 10 || 4 di 10 || 5 di 10 || 6 di 10 |

| 7 di 10 | | 8 di 10 | | 9 di 10 | | 10 di 10 |

La morale della fola dice che si resta di legno sino a che cattivo segno copre la parola.

 DOVEROSA PREMESSA

AH!

E’ LEI IL PERDAMASCO: IL MITOMANE

Sogno la spedizione di uno scritto. Come si diceva degli inglesi in guerra è centrato solo al terzo colpo. A molto ho creduto. In una sola realtà credo. Nei mezzi postali mi rassegno. Telefono, allora, per sapere se hanno ricevuto il testo ultimo. Mi risponde una voce di donna. Ilare. Argentina. M’ha fatto venire in mente il suono del campanellino che alla messa annuncia l’elevazione. In tono più profano, ovviamente; e questa voce, fra il ridere ed il sorridere, mi dice: ah, è lei il perdamasco, il mitomane. Mi sveglio.

Secondo i miei più attendibili spiriti guida, (il Devoto e Oli), mitomania è tendenza, non necessariamente patologica, ad accettare come realtà, in modo più o meno volontario e cosciente, i prodotti della propria fantasia e a raccontarli come veri allo scopo di attirare su di sé l’attenzione altrui e soddisfare così la sua vanità. E’ vero? Non è vero? Vorrei poter dire che non è vero, ma dovrei sapere cosa lo è. Nel dubbio, mi assolvo. Il sospetto di dirmela e di farmela m’ha sempre accompagnato, a dire il vero, ma non sapendo e non potendo accertare se vero sospetto da vera realtà, ho sempre agito come se fosse vera realtà, quella che sostengo non appartenente alle conoscenze che ho avuto prima di cominciare la mia strada. Se mai sono mitomane, certamente lo sono come chi indossa una divisa.

E’ certamente vero che se l’opera di chi indossa un mito, è degno del mito, la mitomania dell’indossante viene meritata per osmosi. Osmosi, chiedo ai due saggi. Mi dicono: “L’influenza reciproca che individui o elementi contigui esercitano uno sull’altro; anche, spec. in campo culturale, compenetrazione scambievole di idee, atteggiamenti, ecc. Dal gr. ósmós ‘spinta’. Di essere un influito da l’Oltre l’ho sempre creduto e l’ho detto anche più volte. Naturalmente, quello che io credo mica necessariamente è. Se non dall’Oltre su cui dubitare, da chi, allora? Potrebbe essere da un’altra parte della mente? Certo. Lo potrebbe, ed essendo altra da quanto conosciuta anche questa ipotesi convaliderebbe la presenza di un Oltre, con la differenza però, di essere un oltre interno non oltre la tangibile realtà.

Ci sono risposte certe a questi certi dubbi? Temo di no. Vuoi perché proprio non ci sono, vuoi perché ci si rifiuta di prendere atto della non esistenza di risposte certe ogni qual volta vi è in ballo una vivificante credenza. “La vita si serve degli strumenti che trova” mi disse una voce nella mente. Ero in macchina con l’Amato, e due amanti (un ballerino sieropositivo e un tantinello fuori, e il compagno, all’epoca, al di la di ogni regola: non tanto perché irregolare, bensì, perché da gioviale pirata. Allegrotti e su di giri stavamo andando a ballare. Anche in quel caso, da quale oltre è pervenuta quell’affermazione? Non c’è definitiva risposta, al più un certo rilievo: la vita non porta orologio.

UN IDEALE E’ LUME

e ogni lume è paralume tanto quanto copre altre luci.

Ho iniziato a percorrere questa strada la notte di Capodanno del 1985. Allora, ero solo un bendato: vuoi dalla vita personale, vuoi dalla sociale, vuoi da una cultura religiosa che non avevo mai particolarmente seguito ma che lo stesso sentivo come una camicia di forza. Ho cominciato a vivere me stesso dopo averla tolta. Tramite uno stato della vita che non avevo considerato ho scoperto che l’indosso ancora ma non è quella di prima.  

IMMAGINA LA VITA

L’immagine della vita derivata dal Principio gli stessi stati del Principio

NATURA

CULTURA                                      SPIRITO

ma non la condizione unitaria del Principio perché non è assoluta.

Potenzialmente unitaria lo diventa in ragione di quanto i suoi stati sono prossimi allo stato dell’Immagine.

Sono prossimi o non prossimi al Principio  in ragione dello stato della loro somiglianza.

Per quanto somigliante, la vita originata dal Principio non potrà mai raggiungere l’unità perché la vita al principio ammette per fede e non di meno per ragione, un solo Principio.

Dove vi è corrispondenza di stati e fra stati vi è l’amore indicato dallo stato della comunione raggiunta dagli stati. 

Gli stati della vita sia nell’Immagine che nella Somiglianza non sono più di tre, perché, vita, è corrispondenza di stati, non, somma di stati. 

Dove vi è addizione di stati e fra stati vi è tentazione potere.

Ogni genere di potere emerge dalla divisione che pone fra vita e vita e/o nei suoi stati.

Sino dal principio della sua esistenza l’individualità è strutturata dalla ricerca del maggior Bene spirituale mosso dal desiderio del piacere naturale per il maggior senso del Vero culturale che porta al maggior senso del Giusto che porta al maggior senso del Bene che porta al maggior senso del Vero che porta al maggior senso del Giusto che porta …….

La vita è bene tanto quanto il trinitario stato della corrispondenza fra i suoi principianti stati il Bene secondo Natura

Il Vero secondo Cultura <> il Giusto secondo Spirito

raggiunge la massima unità che può.

Nella vita del nostro stato anche la massima corrispondenza fra stati è stati è stato di infiniti stati. Ne consegue che anche il massimo raggiunto è soggetto a variabilità. Essendo assoluto principio di vita solo il Principio non è soggetto alla variabilità dell’Identità.

Ammessa la variabilità degli stati, e ammessa che la variabilità degli stati muta la condizione dello stato identitario ne consegue che nessuna identità (indipendentemente se Alta o Bassa) resta totalmente ciò che era, sia su questo piano della vita che (ammessa l’esistenza) in quello ulteriore.

La variabilità dello stato rende impossibile l’invariabilità di ogni giudizio sul dato stato. Ogni impossibile giudizio nega verità al giudizio.

Nello Forza della Natura e nella Potenza della Cultura

La Natura è Via

La Cultura è Verità                 lo Spirito è Vita

L’unità della trinità del Principio è permessa dall’assoluta mediazione fra i suoi stati

Natura

Cultura                                             Spirito

La mediazione fra gli stati permette il raggiungimento unitario (alla sua massima possibilità) anche alla vita a immagine della Vita. Si può ben dire, pertanto, che lo Spirito è paracleto già dal principio.

INNUMEREVOLI CREDENZE

Innumerevoli fedi mostrano le proprie visioni dell’Assoluto  ma la vita che esprime un solo Principio (la vita sino al principio del suo stesso principio)  necessariamente esclude ogni altra immagine.

Non per questo la vita nega i suoi colori ad altre tele perché ogni stato e condizione della vita è via per capire dove sono le sue verità.


In questi scritti sostengo i principi della vita. Ulteriormente sostengo che sono assoluti al Principio ma che nel principio della nostra vita sono stati di infiniti stati. Necessariamente ne consegue che gli infiniti stati muovono infiniti vissuti. In ragione di questo ci è certamente possibile affermare le nostre verità, ma impossibile la Verità. Quanto sostengo della Verità, allora, è congettura. Se del Principio e dei suoi principi verosimile, ad ognuno la sua opinione.

LE PREMESSE DELLA VITA

Tenuto conto delle differenze personali e di conoscenza, una parte dell’esperienza di vita dell’autore di quest’opera può dirsi parallela a quella di Saulo di Tarso, poi s. Paolo. Mi riferisco all’incontro con uno spirito. Quello che si rivelò a Saulo disse di essere quello di Cristo. Quello che si rivelò allo scrivente si manifestò per l’umanità che era stata: non libera e non liberante al momento della sua emozionale rivelazione. Emozionalmente parlando adesso lo sento raramente. Ne ricavo che il calo della reciproca corrispondenza affettiva (da me perseguita per bisogni di verità) ci ha necessariamente separati. Mi si dirà che succede anche fra gli spiriti incarnati che siamo! E’ vero, tanto quanto è vero che quello che succede fra principi in Basso (è Basso quanto somiglia all’Immagine della vita in Alto) succede anche fra i bassi principi degli spiriti in Alto; in Alto giusto per dire il luogo dove stanno (secondo credenza) gli spiriti che si sono elevato dal loro stato di bassi che sono stati in Basso.

Secondo Teresa d’Avila, “è maledetto chi crede nell’uomo”. Se ciò vale per la vita naturale, non di meno vale per la vita soprannaturale. Non solo perché è umanità che fu, ma anche perché il male può fingere il bene, molto bene tanto quanto è male. Sia che riguardi una affermazione di identità, sia che riguardi una qualsiasi altra affermazione, questa possibilità, pertanto, pone dubbio, non sulla rivelazione soprannaturale in sé, ma, oltreché sugli effettivi perché si è manifestata, anche sull’identità di qualsiasi spirito. La potenza dello spirito che si rivela nelle manifestazioni spiritiche (basse o elevate che sia, o che tali ci appaiano) non necessariamente prova che il suo stato spirituale corrisponde con il Bene. Ben vero che non prova neanche il contrario. L’impossibilità di ogni accertamento, allora, non può non essere ulteriore fonte di riserva verso ogni rivelazione e/o manifestazione di origine spiritica.

Non solo Cristo, ma ognuno di noi, può dirsi Via (Natura della vita) Verità, Cultura della vita, e, vita per la forza e la Potenza dello Spirito. La storia personale, pertanto, non può non essere che propria strada. Una strada di vita è propria, tanto quanto non è condizionata da altra vita: umana o spiritica che sia. In modo proporzionale alla rilevanza della rivelazione spiritica ne consegue che ogni ingerenza soprannaturale nella vita naturale non può non far deviare o quanto meno scombussolare un soggettivo percorso. Vuoi in virtù dell’affermazione di Teresa D’Avila o vuoi per la conoscenza delle possibilità dell’Errore quando non del Male, lo scrivente crede solamente nel Principio della vita: la vita. Porre la sua fede nella sola vita del Principio, gli ha impedito:

di essere culturalmente cieco nei confronti degli spiriti
di restare suddito dalla vita spiritica che gli si è manifestata
di originare e/o motivare qualsiasi forma di sudditanza nei confronti della vita spiritica.
Altresì, gli ha concesso:
di mantenere in sella la mente che l’esperienza nello spiritismo aveva fatto vacillare;
nel recuperato equilibrio, di tornare alla sua realtà;
di proseguire oltre quella conoscenza.

Come attraverso una conseguenza si giunge alla causa, chi scrive, infatti, è passato dalla conoscenza del particolare (emozionale incontro con uno spirito) all’universale incontro culturale e spirituale con lo Spirito. Il particolare è stato nella mia mente. L’universale nella mia vita come in quella di tutti. Prima di questo viaggio non ne avevo preso atto. Lo stato emozionale dell’incontro con lo Spirito è proporzionale alla percezione dell’universalità della vita. Tanto più si è capaci di questo stato di percezione e, tanto più, nella nostra strada ”per Damasco“, il nostro spirito (la forza della nostra vita) incontra lo Spirito: la forza della Vita.

Questo stato di conoscenza è Spiritualità. Della causa della vita sino dal principio (e dello stesso Principio) lo scrivente certamente non sostiene di saperne la Persona e tanto meno, di averla incontrata di persona, ma, in ragione del principio dell’uguaglianza che è fra una Somiglianza (uno spirito) e l’Immagine (lo Spirito) di averne solamente riconosciuto gli stati di principio: la Forza come sua Natura, la Conoscenza sulla propria forza come sua Cultura e, come Sua vita, la relazione di corrispondenza fra forza e conoscenza.

Per quel poco che risulta allo scrivente, questa conoscenza diverge da quella di Saulo e anche da quella di s. Paolo. Solo con difficoltà lo scrivente sa cosa sia giusto o sbagliato della propria vita figuriamoci se può dire sulla vita altrui, però, sa che la pace è segno di verità in quanto indica la cessazione del dissidio. Nella via ”per Damasco” di Saulo e di s. Paolo, quindi, si può dire che sono stati nella Verità tanto quanto non hanno originato e/o mantenuto dissidi e, nell’Errore tanto quanto e dove li hanno originati e/o mantenuti: questo vale anche per lo scrivente.

LA TERAPIA CAPIRE

Capire la nostra vita (la particolare) e la vita universale

è il viaggio di riconoscimento

naturale

culturale                     e                      spirituale

di quello che la persona è per quello che nella persona c’è.

La verifica dell’essere che è implica l’uso del discernimento. Il discernimento cura chi lo cura. Il discernimento è il medico che cura sé stesso. Il discernimento è anche il critico che nella vita attuata giudica la verità della parte interpretata.

IL DI_SEGNO DELLA VITA

L’Immagine è composta da tre simboli: un cerchio, tre orbite, una croce. Il cerchio è formato da infiniti punti. Poiché si principia da ogni suo punto, è simbolo di principio infinito. Poiché in un cerchio tutto sta e il cerchio tutto contiene, è simbolo di universalità. Le orbite rappresentano il trinitario stato della vita: Natura, Cultura, Spirito. Le orbite sono intersecate. L’intersecazione segna l’unitaria corrispondenza fra gli stati. La Croce simbolizza il peso della Natura sulla vita della Cultura. E’ un peso che può dominare lo Spirito: non quello del Principio, ovviamente. La vita ammette un solo Principio perché al principio c’è una sola Natura (quella della vita), una sola Cultura (quella della vita) un solo Spirito: quello della vita.

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Ammessa ma non necessariamente concessa l’inesistenza degli spiriti, e ammesso ma non necessariamente concesso che la medianità sia solamente il frutto di un’altra parte della mente, ci sarà da capire come il medium sia riuscito (nel giro di un paio di minuti, forse neanche) a comporre quest’immagine senza mai staccare la penna dal foglio e senza fermarsi un attimo. Se accettiamo invece che l’autore sia uno spirito, con quell’immagine si è manifestato durante un incontro. Dopo la composizione dell’immagine scrisse che era un segno universale. Raccomandò di non fotocopiarla. (?) Non aggiunse altro. Sull’immagine (in b/n) non osai chiedere delle altre spiegazioni. Con il tempo e non so più quanti pensieri le trovai io: sembrano reggere.. 

VITA: NASCITA E RINASCITA

La vita parte dal principio con questo corpo

Natura

Cultura                                                           Spirito

A fine Forza naturale e a fine Potenza culturale con lo stesso corpo

torna alla vita. come disincarnata immagine della raggiunta FORZA naturale; come disincarnata immagine della raggiunta POTENZA culturale; come disincarnata immagine del raggiunto SPIRITO.

LE VOCI DELLO SPIRITO

Parola è l’emozione della vita che dice sé stessa.

Anche dove non vi è volontà, possibilità, conoscenza o mezzo, comunque la vita dice il suo stato tanto quanto il suo spirito (forza della vitalità naturale e vita della culturale) è influito da tre condizioni:

DEPRESSIONE

ESALTAZIONE                      PACE

DEPRESSIONE

Errore verso ciò che siamo per difetto delle informazioni che riguardano il Corpo: luogo del bene del vero e del giusto spirito.

ESALTAZIONE

Errore verso ciò che sappiamo, per eccesso delle informazioni che riguardano la mente: luogo della coscienza attuata dalla conoscenza emersa e stasi della non emersa.

PACE

Stato della vita naturale, culturale, e spirituale dell’identità che ha raggiunto la condizione trinitario_unitaria per aver messo ciò che sente il Corpo conosce la Mente e prova lo Spirito nello stato della maggior corrispondenza fra i suoi stati:

il Bene per la Natura

Il Vero per la Cultura <> Il Giusto per lo Spirito.

Lo Spirito è la forza della vita naturale e potenza della culturale. In quello che sente della sua forza e della sua potenza ognuno è lo spirito che può. Può diversamente gravando la sua Natura,  difficoltando  la sua Cultura, esaltando o deprimendo il suo spirito.

DELL’UNITA’ E DELLA TRINITA’

La corrispondenza fra gli stati della vita

NATURA

CULTURA                                             SPIRITO

modifica la condizione dello stato

ma non maggiora il numero trinitario_unitario dei principi.

il BENE

il VERO                                     il GIUSTO

In quanto assoluta descrizione della vita del Principio, i suoi principi non possono esser resi relativi come di concerto non può essere resa relativa l’identità del Principio. La vita, però, che è stato di infiniti stati di vita, permette ciò che i principi non possono: l’azione secondo mediazione.

CIRCA LA PAROLA E LE PAROLE

LA PAROLA E’ L’EMOZIONE DELLA VITA CHE DICE SE’ STESSA

 tanto quanto pensa. Tanto quanto valuta come si pensa. Tanto quanto si valuta quando pensa.

Sino dal principio dello stesso Principio, i principi della vita sono assoluti. Non sono assoluti solo se al principio ammettiamo un altro Principio, ma prossimo ad un principio assoluto non può esservi un altro Principio. Ne consegue, così, che oltre alla Natura del Principio non può esservi un’altra Natura,  come non può  esservi un’altra Cultura, come neanche un altro Spirito.

Poiché la vita nel nostro stato di vita non può raggiungere lo stato di assoluto ne consegue che, comunque sia lo stato di somiglianza con il Principio, comunque (e sempre per infiniti stati) rimane costituzionalmente trinitario_unitaria. 

Lo spirito che torna al Principio dei sui principi non resta nella forza e nella potenza raggiunta. Non lo può perché, vita, è continua corrispondenza di stati in tutti e fra tutti i suoi stati.

La continua corrispondenza  di vita fra tutti ed in tutti gli stati della vita non muta il trinitario_unitario stato del nostro stato.  Maggiorandola o diminuendola, però, muta la condizione della forza e della potenza raggiunta. Sempre secondo infiniti stati di vita, la maggiorazione renderà maggiormente prossimi al Principio dei nostri principi. Per opposto caso renderà meno prossimi.

Come nessun spirito resterà lo spirito che era perché la mutazione dello stato l’impedisce, così non resterà quello che era la nostra identità se maggiormente prossima al Principio. Non resterà quello che era neanche la meno prossima. 

Il giudizio di vicinanza o di lontananza dal Principio è detto dallo spirito che compara lo stato della sua forza e della sua potenza con la Forza e la Potenza del Principio. Lo compara specchiando lo stato dei suoi principi nello stato dei principi del Principio. Ovviamente, questo è il modo che la mia ragione vede accettabile. Altrettanto ovviamente, nulla conosco su quanto avviene.

Il giudizio non lo può dire il Principio perché è Assoluto. L’Assoluto che può essere solamente quello che è non può giudicare quello che non appartiene al suo assoluto.  Sarebbe come dire che l’oro può giudicare l’ottone.

Diversamente da quanto si racconta su il Giudizio finale, neanche può dirlo alla fine di tutto. Almeno concettualmente parlando, infatti, la fine di tutto può essere solo se ammettiamo che un Assoluto possa concepire il concetto di fine esistenza.

A fine di tutto vi è la carne che riveste lo spirito (o la materia che riveste le cose) non lo spirito che essendo inscindibile parte dello Spirito può aver fine solo se accettiamo l’idea che possa aver fine l’idea di assoluto, o elevando il pensiero la fine dell’Idea di ogni idea.

Dove vi è corrispondenza di stati e fra stati vi è l’amore indicato dallo stato della comunione raggiunta dagli stati.

Dove vi è addizione, e/o divisione, e/o moltiplicazione di stati e fra stati vi è tentazione potere. Ogni genere di potere emerge tanto quanto separa la vita particolare da sé stessa e la sé stessa dall’Universale.

LA PAROLA DEL PRINCIPIO E’ VITA. LA VITA E’ IL PROFETA DEL PRINCIPIO.

E’ mancante la vita che non vive ciò che pensa; che non valuta come si pensa; che non si valuta mentre pensa.

Nella corrispondenza di vita fra Natura e Natura, e/o fra Cultura e/o Cultura, e/o fra Spirito e Spirito, si fa parola l’influsso emozionale che ad altra vita dice lo stato del suo stato. In ragione dello stato della propria forza e della propria potenza la parola è vera tanto quanto non invade altra forza, altra potenza, altra emozione.

IL PRINCIPIO E I PRINCIPI DELLA VITA

IL PRINCIPIO DELLA VITA E’ LA VITA CHE HA ATTUATO IL SUO PRINCIPIO: LA VITA.

VITA E’ STATO DI INFINITI STATI.

Si origina secondo lo stato della corrispondenza di forza e potenza fra tutti ed in tutti i suoi stati: al principio e dello stesso Principio

NATURA

CULTURA                                       SPIRITO

Dove la corrispondenza è mancante si insinua l’errore tanto quanto è mancante.  L’errore viene detto peccato da chi si informa in canonica. Il peccato viene detto errore da chi si informa a scuola.

Per Natura intendo il corpo della vita comunque effigiato; per Cultura, il pensiero della vita comunque concepito; per Spirito, la Forza naturale e la Potenza culturale

che origina

mantiene                                     preserva

lo stato trinitario_unitario della vita

La corrispondenza di vita fra gli stati del

BENE

del VERO                     e                 del G IUSTO

fra gli stati esclude la Matematica del Potere, e cioè: l’addizione degli stati, la moltiplicazione degli stati, la sottrazione degli stati, la divisione negli stati e fra stati. 

Sino dal principio e dello stesso Principio la vita afferma la sua esistenza secondo la sua Forza (vitalità nella Natura) e secondo la sua Potenza: vita nella sua Cultura.

Forza

Potenza                                               Vita

La vita emette la sua Forza e la sua Potenza in ragione dello stato del suo stato. Nello stato del Principio la sua emanazione è assoluta.

La vita ad immagine dell’universale

è trinitario_unitaria.

La differenza di vita fra lo stato assolutamente unitario del Principio e quello trinitario_unitario del nostro principio non è dato da una diversa quantità di stati, bensì, dallo stato della corrispondenza fra stati: assoluta nella vita principiata dall’Assoluto, non assoluta nella vita principiata dal nostro principio.

Un Assoluto è immobile emozione

della sua Natura

immobile emozione                immobile emozione

 della sua Cultura                         del suo Spirito..

Il Principio della vita è immobile perché è il suo principio (la vita) ed è mobile perché nell’essere il suo principio attua il suo principio: la vita.

Secondo lo stato della corrispondenza fra i suoi stati

(al principio e dello stesso Principio assolutamente unitari)

la vita del Principio informa secondo Cultura in ragione di quanto e di come pone forma secondo Natura.

Per l’Assoluto  stato della vita che è (Atto che si attua in atto) il Principio della vita è l’origine delle forme e delle figure degli infiniti stati di sé.

Il Principio della vita

(prima NATURA

prima CULTURA            e            primo SPIRITO)

è prima Forza della vitalità naturale e prima Potenza della vitalità culturale.

In ragione dello stato della corrispondenza fra tutti ed in tutti i suoi stati ogni Natura forma la sua Cultura come ogni Corpo forma i corrispondenti contenuti. 

La Natura è il Corpo del Bene

La Cultura è il Corpo del Vero <> Lo Spirito è il Corpo del Giusto

che corrisponde con in principi del Bene e del Vero.

La Natura è la ragione del Bene

La Cultura è la ragione del Vero <> lo Spirito è la ragione del Giusto

Bene che corrisponde con il giusto Vero.

La Natura del Bene corrisponde con il Vero tanto quanto è Giusto alla sua unitario_trinitatia unità.

Come la raggiunta unità nel Principio è mossa dal suo principio (il Bene) così la tensione verso l’unità del nostro principio è mossa dallo stesso principio: il bene. Tanto più il nostro stato raggiunge l’unitario bene e tanto più è immagine somigliante al Principio: il Bene.

L’unità della trinità del Principio è permessa dall’assoluta mediazione fra i principi dei suoi stati

Natura

Cultura                                             Spirito

La mediazione fra gli stati permette il raggiungimento unitario (alla sua massima possibilità) anche alla vita a immagine della Vita.

Tanto quanto si scinde una trinitario_unitaria da un suo bene originato da un  vero emozionalmente giusto al suo spirito, e tanto quanto la si renderà falsa a sé stessa, falsa nei confronti della vita altra, falsa nei confronti della Vita. 

Nel vivere secondo Natura

Capire                                              Essere

secondo Cultura                          secondo Spirito

la vita trova verità secondo la

Natura

 della Cultura                             dello Spirito

giusto

Lo Spirito giusto alberga dove non alberga il dolore. Il dolore è il male naturale e spirituale da errore culturale.

In ragione di infiniti stati di vita

lo Spirito

che in ragione del Bene <> corrisponde con il Vero

è via delle verità della vita

REINCARNAZIONE IN TIBET

al DALAI LAMA

Reincarnazione: ritorno di uno spirito nello Spirito, o ritorno di uno spirito ancora suo spirito? Dipende dallo stato di spirito di uno spirito. Gioco di parole, mi si dirà: mica tanto. Spirito è ciò che anima. Anima è ciò che si anima. Ciò che si anima è vita. Lo Spirito è l’anima della vita. Nella Natura, la Cultura anima la vita, animata dalla forza dello Spirito. La forza dello Spirito è vita della Natura. La vita dello Spirito è forza della Cultura. Lo Spirito è la forza della vitalità della Natura che corrisponde con la vita della sua Cultura.

Lo Spirito essendo forza è condizione di vita ma non pone condizioni alla sua forza per non condizionare la vita. Vita, è stato di infiniti stati della relazione di corrispondenza fra i suoi stati. Al principio, Natura (comunque formata) come suo corpo, Cultura (comunque saputa, come sua mente) Spirito (comunque agito) come sua forza.

Gli stessi stati di principio del Principio della vita (comunque lo si chiami) con_formano la vita a sua somiglianza, cioè, la nostra. Differenzia lo stato del Principio dal nostro, non una diversa quantità di stati, ma solo lo stato degli stati: supremi quelli del Principio, a quelli somiglianti, i nostri stati. Vita è stato di infiniti stati. Si origina dalla corrispondenza di spirito fra tutti e in tutti i suoi stati. Uno stato di vita scisso nella sua unità vive nel dolore: male naturale e spirituale da errore culturale.

La relazione di vita fra spirito umano ed umano, come fra spirito disincarnato e spirito disincarnato, come fra spirito umano e spirito disincarnato (o l’opposto) non può avvenire che fra spiriti di pari forza. Indipendentemente da dove avvenga (o quanto si vuole che avvenga) quanto attendibilmente vera può essere la ricerca di un incarnato da altro spirito?

Per quanto premesso, non quanto basta per affermare, totale, una reincarnazione. Al più, si potrà parlare di reincarnazione parziale. Con ciò intendendo, una reincarnazione di particolarità fisiche, culturali, o spirituali, di un dato reincarnante. Vedano gli interessati se ciò può bastare ai loro scopi. Vorrei invitarli, però, ad alzare lo sguardo dal particolare spirito (forza di una vita) per rivolgersi all’universale forza della vita: lo Spirito. Siamo vicini o lontani dallo Spirito della vita, in ragione dello stato di vita del nostro spirito.

Così, ammesso nello Spirito un valore 100 (tanto per ragionare) uno spirito gli sarà vicino se di misura 90, o lontano se di misura 9. La verità dello Spirito è detta dallo stato di pace; è detta dallo stato di pace, perché, pace, è cessazione di ogni dissidio. Alla cessazione del dissidio subentra il silenzio. Perché cessazione di ogni dissidio, il silenzio è il luogo della Verità. E’ un luogo che non possiamo sapere, tuttavia, lo possiamo sentire.

Possiamo, tanto quanto siamo in grado di porre pace in noi ed in altri e/o da noi. Ora, la ricerca di una più elevata reincarnazione dove dovrebbe dirigersi con più certa verità? Ancora verso uno spirito ex umano (per quanto elevato, ammesso che lo si possa sapere) o verso lo Spirito? Se verso uno spirito, si continuerà disquisire sul vero luogo di nascita, o se veri i ricordi o le caratteristiche di un dato Lama (ecc, ecc,) in un tira e molla che non può non prostituire ogni spirituale intento.

Si veda la contesa sul prossimo reincarnato che finirà per lacerare anche il Tibet storico. Il luogo è molto più certo, invece, se dirigiamo la ricerca verso lo Spirito. Si è incarnato come vita, infatti, e come vita continua a farlo ovunque c’è vita: in Tibet, in Cina, o qui, in me, seduto su una poltrona dal bel colore cardinalizio!

CIRCA LA GENESI

Hanno scritto che la nostra vita somiglia all’Immagine della vita al principio. Mosso da una verità sia pure parzialmente detta sostengo che il Principio della vita E’ quello che può dire ognuno di noi dicendo la propria Essenza con il primo Verbo e l’Esistenza con il primo Nome:

IO

SONO                                         VITA

GLI STESORI DELLA BIBBIA

hanno potuto affermare che “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” appunto perché sapevano che nessun Verbo può essere scisso dal suo Nome.

IL POTERE

di qualsiasi genere, ordine e stato, che per qualsiasi motivo di genere (ordine e stato) scinde il Verbo dal suo Nome in qualsiasi genere, ordine e stato di Umanità, gli rende irricevibile l’identità che pur essendo

ciò che la sua Natura è

non è ciò che la sua Cultura sa <> secondo ciò che sente il suo Spirito.

I “PRINCIPATI E LE RELIGIONI”

che erigono e mantengono il loro potere scindendo l’Umanità dalla sua Individualità operano contro lo Spirito in Alto (quello del Principio) e contro lo spirito in Basso: quello del nostro principio.

SENTITAMENTE RINGRAZIO

“AGLI AMICI VICINI E LONTANI”

DOMENICO G.

Gli devo la  collocazione in Rete del sito perdamasco.it L’ha fatto per anni. Abbiamo pensato di chiuderlo. A suo dire, “quella comunicazione è stata invecchiata dai Social.”

PAOLA M.

Notaio in Verona, per la gratuita opera che mi ha permesso la costituzione dell’Associazione “per Damasco”. Fato volle, il giorno di s.Valentino. Me implicato, per non pochi motivi ho chiuso l’Associazione da anni.

BANCO S. PAOLO DI BRESCIA IN  VERONA

per la donazione a favore della “per Damasco”; donazione girata al Gruppo “C” di Verona. Un riscontro dal “C” m’avrebbe fatto piacere. Non è mai arrivato.

LUCIANO D. F. _ ALBERTO R.  MAURIZIO G.  e GIOVANNI R.

per l’aiuto che mi hanno dato nelle prime composizioni grafiche del programma: migliaia di volte fa. Non gliel’ho più chiesto perché mi hanno messo nelle condizioni di non averne più bisogno.

PAOLA F. B.

per aver contribuito a trovare il titolo di questo viaggio nella versione “Sulla vita e altre storie”. Non sopportando alcun genere di sovranità,  l’ho mutato nell’odierno titolo. Eravamo da Antimo, ricordo.

D. MOHSSEN B. A.

Sarà anche perché proviene dagli spazi e dalla luce della Tunisia, ma accetta che l’unico sfondo di una pagina sia il bianco. Ho cercato di meravigliarlo con non si sa quanti effetti speciali ma niente da fare: e bianco sia.

Padre ALDO BERGAMASCHI 

dell’Università di Verona devo i concetti di “Principato” e “Religione”  Alla prolusione di apertura degli studi universitari disse ragionate peste e corna dei due poteri. Lo fece con assoluta chiarezza.  Anni dopo lessi su L’Arena del suo ritorno in Convento. Quasi mai viene riconosciuta la giusta mercede agli spiriti liberi.

LUCIANO C.

Gli devo le foto della mia permanenza nel Collegio “Beato Bernardino Tomitano” a Vellai di Feltre. Le ho trovate in seguito ad una occasionale ricerca in Rete. All’autore ho chiesto il permesso di usarle (l’ho fatto sia sulla sua pagina Facebook che per e-mail) ma non mi ha mai risposto: avrà avuto i suoi buoni motivi.  Comunque stiano le cose lo ringrazio ancora commosso. A dirla tutta, sino al pianto. 

(Una necessaria riduzione del sito m’ha costretto a togliere le immagini.)

L’ARTISTA

che in uno svaccato autunno dell’83 mi colse così a l’allora Galleria Ghelfi di Verona: Non ricordo il nome del pittore e non riesco a decifrare la firma: sembrerebbe Ferrari. Per lo stesso precedente motivo ho dovuto togliere l’immagine anche in caso.

DOUGLAS SIMONSON di “The Art of Douglas Simonson”

A parte l’ultima immagine del post “I Fiori Sovrani”, gli devo le altre. Avevo collocato il post anche su Facebook. Preso atto dell’intelligente censura usata da quel Social ho dovuto celare i punti criticabili da variamente scompensati. Scocciato quanto basta mi sono tolto perché secondo censura mi aveva collocato fra i peggior schifosi.

URBIS PATAVI
devo la foto della Chiesa degli Ognisanti di Padova: era collegata all’Orfanotrofio. (Ho dovuto farlo anche in questo caso.)

Il “visionario” SWEDEMBORG autore di Cielo ed Inferno. Senza i concetti di “stato” e “corrispondenza” che ho letto in quel libro non avrei pensato i miei. Della restante opera non ricordo altro adesso ma anche allora… Devo ammettere che per via di memoria non ho mai brillato!

PIERS ANTONY (Autore di fantascienza)
Gli devo: La consapevolezza è lo specchio in cui il cuore contempla la sua attività.

VITA E’ LA MAESTRA

VITA E’ LA MAESTRA CHE PONE IL SEGUENTE PROBLEMA

Tenendo presente che siamo la Natura che siamo nella Cultura che sappiamo per la forza e la potenza dello Spirito che sentiamo.

NATURA

CULTURA                               SPIRITO

Sapendo che la pace nello Spirito è luogo di giustizia perché pace è cessazione del dissidio e dunque segno di verità

OGNUNO TROVI SE’ STESSO

SPIRITO E’ CIO’ CHE ANIMA

Poiché la Natura sente quello che la Cultura sa la Natura è Via della Cultura.  Poiché la Cultura sa ciò che la Natura sente, la Cultura è Via della Natura. Poiché forza della Natura che corrisponde con la sua Cultura, lo Spirito è Via della vita nella verità secondo lo stato della corrispondenza fra la Forza naturale e la Potenza culturale.

Sia in questa vita che nell’ulteriore, uno spirito è prossimo allo Spirito in ragione dello stato di somiglianza fra il suo spirito e quello dello Spirito del Principio:

Assoluto Bene che è sua Natura

per l’Assoluta Verità che è sua Cultura  ^ per l’Assoluta Forza e Potenza della sua Giustizia.

Lo Spirito è vita

tanto quanto il Fare             corrisponde all’Essere

Lo Spirito è Calibro della Natura che forma

Arbitro della Cultura                   Giudice della vita

della forma                                che si forma

in ragione dello stato della corrispondenza fra Natura e Cultura.

In ragione dello stato della corrispondenza fra

Natura

Cultura                                              Spirito

Lo Spirito è Calibro perché misura la forza

Arbitro                                           Giudice

perché decide                              perché valuta

l’uso della forza                              l’uso della forza

Perché agiti dal loro bene

dal loro vero             e          dal loro giusto

gli stati trinitari della vita tendono all’unitario.

Raggiungono l’unitario tanto quanto vivono il loro stato con la stessa misura di forza (vitalità della Natura) e di potenza: vita della Cultura.

Della sua potenza ognuno è lo spirito che può. Può diversamente solo gravando la sua Natura

difficoltando la sua Cultura       esaltando o deprimendo

il suo Spirito

Poiché, vita, è corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati lo Spirito mediatore fra gli stati non può non essere che uno Spirito mediato dagli stati della vita che media.

Nell’essere mediato mediatore degli stati che media lo Spirito trinitario_unitario è leggero tanto quanto la sua forza (vitalità nella Natura) corrisponde con la sua potenza: vita della sua Cultura.

La misura dello Spirito non può essere maggiore della conoscenza (o l’opposto) se non ponendo dissidio fra gli stati della vita:

Natura per quello che siamo

Cultura                                           Spirito

per quello che sappiamo <> per quello che sentiamo

Poiché, vita, è stato di infiniti stati di vita, così, anche le tre voci della guida dello spirito sono lo stato di infiniti stati di vita, o secondo il caso, di meno vita in presenza del dissidio.

Dissidio è il delirio della mente che brancola fra errore e dolore.

Uno spirito scisso e scindente per mancata mediazione non permette l’integra corrispondenza di forza fra Natura  e  Cultura.

Su questo piano della vita la mediazione è generalmente sentita come il subito compromesso culturale fra

ciò che siamo

ciò che sappiamo             e               ciò che sentiamo

Il compromesso è mediazione subìta. La mediazione è compromesso accettato. La nostra verità è compromesso condiviso.

Vi è chi maggiora l’Essere compensando la Natura, o la Cultura, o lo Spirito (e, quindi, la vita) di maggior vitalità in uno o l’altro stato. Ad esempio:

7 per la Natura

3 per la Cultura                       9 per lo Spirito

L’identità in esempio ha usato il suo massimo spirito per rafforzare il corpo ma in maniera minore la conoscenza. Mancando la corrispondenza di valore fra i suoi stati, mancherà nella sua facoltà mediatrice.

La Natura che grava

 la Cultura                                         dell’Essere

entra in sofferenza con sé e/o con altro da sé. Lo stesso se l’esalta.

In quello che sente della sua forza e della sua potenza ognuno è lo spirito che può. Può diversamente solo gravando

la sua Natura

difficoltando                                    esaltando

la sua Cultura                           o deprimendo

il suo Spirito

E’ dolore fisico, il giudizio di male che una Cultura da alla sua Natura. E’ dolore culturale il giudizio di errore che una Cultura da a sé stessa. E’ dolore spirituale il giudizio di male che uno Spirito da alla sua forza. Se è pur vero che il dolore afferma la sua verità in ogni lingua, altrettanto è vero che la voce della Natura (il Bene in ogni lingua) cura il peso della sofferenza, ricordando che

lo Spirito è medico quando

la temperatura               ha gli stessi gradi

della mente                              del corpo.

LE VIE DELLA VERITA’

Via della verità è la forza del corpo

Via della verità                                        Via della verità

è la forza della mente                                 è la forza della vita:

lo Spirito

In tutti e fra tutti gli stati e secondo stati di infiniti stati il processo della verità si completa nella trinitario – unitaria corrispondenza fra ciò che siamo come Natura

sappiamo                         viviamo

come Cultura                  secondo Spirito

Vita è stato di infiniti stati. Si origina dalla corrispondenza di forza e di potenza fra tutti ed in tutti i suoi stati. Al principio e dello stesso Principio:

NATURA

CULTURA                                                      SPIRITO

Poiché la Natura sente quello che la Cultura sa, la Natura è via della Cultura. Poiché la Cultura sa ciò che la Natura sente la Cultura è via della Natura. Poiché forza della Natura che corrisponde con la sua Cultura, lo Spirito è via della vita.

Via della verità è la forza del corpo; via della verità è la forza della mente; via della verità è la forza della vita: lo Spirito.

In tutti e fra tutti gli stati e secondo stati di infiniti stati, il processo della verità si completa nella trinitario – unitaria corrispondenza fra

ciò che si è come Natura

si sa come Cultura             si vive come Spirito

Nel nostro principio e nel nostro luogo, la verità è nel prevalente raggiungimento della corrispondenza di vita fra gli stati della relazione con noi e con altro da noi. Della verità, quindi, si può solamente dire che è la costante ricerca di una condivisa conoscenza in maggior divenire. Essendo conoscenza mai finita, non è mai finito il nostro viaggio verso la verità.

Secondo le infinite emozioni della vita che dice sé stessa, la Natura e lo Spirito, sentono sempre, anche quando la Cultura non sa oppure opina su ciò che sentono la Natura e lo Spirito. Si può affermare, allora, che il corpo della vita (la sua Natura) e il suo Spirito (vitalità nella Natura, e vita nella Cultura) sono sedi della verità di ogni verità, anche quando la Cultura non sa oppure opina. I principi della vita sono attendibili sedi di verità a noi diretta, anche nella vita animale e vegetale.

Nella Natura vi è il principio del Bene. Nella Cultura vi è il principio del Vero. Nello Spirito vi è il principio del Giusto che si origina dalla corrispondenza di vita fra il Bene ed il Vero.

NATURA

CULTURA                                     SPIRITO

Per il Principio dello Spirito giusto detto dal Bene che corrisponde al Vero  la Natura è Via, la Cultura è Verità, lo Spirito è Vita.

Ogni Natura forma la sua Cultura come ogni contenitore forma il contenuto che a sua volta forma il contenitore.

Nessuno può dirsi detentore della Verità, se non riducendo la vita del Principio a delle umane idee sul Principio.

Se è vero che nessuno può dire circa la verità, è anche vero che nell’indicarci il luogo della Verità, lo può il nostro spirito (la forza della vita) quando è in pace.

Pace, è assenza del dissidio, vuoi fra vita e vita come fra vita e Vita. Nello stato della pace indicato dall’assenza del dissidio nello Spirito vi è verità (e Verità) perché nello stato di pace la vita perpetua sé stessa senza errore culturale e senza dolore naturale e spirituale.

Le vie della verità religiosa sono iniziate sulla via della verità naturale.

il Bene per la Natura

il Vero per la Cultura        il Giusto per lo Spirito.

Nei suoi principi, anche la vita a somiglianza dell’Immagine è bene per quello

che la sua Natura è

vera per quello che la sua Cultura sa <> giusta per quello che il suo Spirito sente

Non vi sarebbero principi di Somiglianza se così non fosse, tuttavia, stessi principi non attuano stessa vita.

Come nell’Immagine, vita è corrispondenza di stati fra tutti ed in tutti i suoi stati così nella Somiglianza, ma non potendo raggiungere l’assoluto (vi è un solo Assoluto) la Somiglianza rimane trinitario_ unitaria.

La corrispondenza fra i suoi stati di Somiglianza è potenzialmente unitaria tanto quanto la condizione del suo stato è proporzionale allo stato di coscienza (luogo di ogni conoscenza) circa i principi della sua vita, di quella prossima a sé, come prossima all’Immagine.

Dove l’amore per la vita ci diventa principio pensiamo secondo il Padre; dove ci diventa Maestro pensiamo secondo il Cristo detto dai Vangeli; dove ci diventa abbandono nel Padre pensiamo secondo il Profeta detto dal Corano; dove ci diventa percorso pensiamo secondo Budda; dove ci diventa vita pensiamo oltre noi; dove diventa la nostra vita pensiamo secondo noi, ma, vita, è stato di infiniti stati della corrispondenza fra i suoi stati, quindi,

non possiamo non essere anche stato degli stati di quelli che ci hanno indicato la loro verità.

IL PRINCIPIO E’ SOVRANO

Perché primo stato della vita il Principio è Sovrano. In quanto sovrano è Maggiore. In quanto sovrano perché primo e maggiore è Assoluto. In quanto assoluto perché primo, sovrano e maggiore è il Principio del suo principio. In quanto principio del suo assoluto principio è, necessariamente, il più Grande di ogni principio. Il Principio della vita sino al suo principio (la vita) non può non essere più grande di ogni nome perché il nome viene dopo ciò che nomina.

Il Principio è Genesi del numero di ogni vita e Genesi della vita di ogni numero.

E’ Motore Immobile perché il suo principio è la vita che è. E’ Motore mobile perché il principio della vita che è (la vita) genera la vita che è.

Per l’assoluto stato della vita che è (Atto che si attua in atto) il Principio della vita è l’origine delle forme e delle figure degli infiniti stati di sé.

Secondo lo stato della corrispondenza fra i suoi stati (al principio e del Principio assolutamente unitari) la vita informa secondo Cultura in ragione di quanto e di come pone forma secondo Natura.

Ciò che è assoluto non può avere che un’unica parte. L’assoluto principio di ogni principio, quindi, è UNO.

In quanto assoluto, il Principio può essere potenzialmente conoscibile solamente nella vita emessa dalla Forza e dalla Potenza del suo Spirito.

Al principio della vita non vi è un altro Principio perché non c’è un’altra Natura oltre alla principiante; non c’è un’altra Cultura oltre alla principiante; non c’è un altro Spirito oltre al principiante.

DOLORE, ERRORE, DISSIDIO, MALE, LUTTO.

Il Dolore, l’Errore, il Dissidio e il Male ci impediscono di somigliare alla vita dell’assoluto Bene secondo Natura

dell’assoluto Vero <> dell’assoluto Giusto
secondo Cultura <> secondo Spirito

IL MALE

è dolore

naturale                e                 spirituale

da errore culturale

NEANCHE

per questa strada si giunge a conoscere la Verità che è nell’assoluta inesistenza dell’Errore e del Dissidio.

SI RICONOSCONO PERO’

I tre caposaldi della non_verità

Errore

Dissidio                                                Dolore

IN RAGIONE

dello stato, l’Errore conduce al corrispondente Dissidio che conduce al Dolore che conduce al Male naturale se offende la Natura, e/o al Male culturale e spirituale se offende i principi della Vita.

COME LA VITA

è stato di infiniti stati, così il Dolore, così l’Errore, così il Male, così il Lutto. Il Lutto (di qualsiasi condizione e comunque provocato) è il ristagno della vitalità nel bene; del vero nel pensiero, e della vita la parola.

COME EVADERE DAL VAGO

LETTERA AD UN IO CONFUSO a Paola R.

Secondo la tua NATURA tu sei quello che sei

CULTURA                            SPIRITO

Secondo la tua Cultura tu sei ciò che sai.

In quello che sei e per quello che sai tu sei la vita che senti secondo la forza del tuo Spirito: vitalità nella tua Natura e vita nella tua Cultura.

POICHE’ LA NATURA SENTE

quello che la Cultura sa, la Natura è via della vita della Cultura.

Poiché la Cultura sa ciò che la Natura sente, la Cultura è via della vita della Natura.

Perché Forza della Natura che corrisponde alla sua Cultura lo Spirito è via della vita.

NATURA

CULTURA                                SPIRITO

NELLA VITA

(stato di infiniti stati dello spirito che si origina dalla relazione fra Natura e Cultura) la corrispondenza fra gli stati è via della destinazione di sé verso altro sé. Ciò che la motiva è la simpatia.

VI E’ SIMPATIA

verso una Natura e/o la Natura; verso una Cultura e/o la Cultura; verso una vita e/o verso la Vita.

LA SIMPATIA

è moto della forza della vitalità naturale e della vita culturale. Il principio della vita del suo spirito è nello stato che l’ha originata.

NELLA SIMPATIA

si desidera ciò che l’altro è;

ciò che l’altro sa; <> ciò che vivifica

la forza della vita: lo Spirito.

Lo stato della Simpatia fra simili stati attua il desiderio di Comunione fra stati.

INDICATI DALLA SIMPATIA

verifica della corrispondenza

naturale

culturale                      e                     spirituale

della destinazione dei moti di un IO verso l’altro. Nella relazione di corrispondenza fra gli stati, reciproca accoglienza della vita corrispondente per Simpatia.

LA SIMPATIA

ha tre stati di percezione: nel primo stato la si sa perché la si sente ma non si sa perché la si sente. Il primo stato di conoscenza da simpatia è proprio della Cultura della Natura: corpo della vita comunque effigiata.

IN QUANTO SE NE CONOSCONO

i motivi culturali nei naturali, nel secondo stato di percezione della Simpatia si sa perché la si sente.

IL SECONDO STATO

di conoscenza da Simpatia è proprio della Natura della Cultura: conoscenza della vita comunque saputa.

QUANDO LA NATURA

degli stati corrispondenti sentono ciò che sanno e la loro Cultura sa ciò che sentono, la Simpatia è propria dello Spirito: forza naturale e potenza culturale della vita e terzo stato di conoscenza da Simpatia.

NELLA SIMPATIA

la Natura desidera ciò che dell’altro sente; la Cultura desidera ciò che l’altro sa; la vita desidera ciò che dell’altro vivifica il suo spirito.

LA SIMPATIA

è proprio ed altro desiderio di vita. Nella vitalità che motiva è la via che sostiene la corrispondenza degli stati in moto di destinazione verso la corrispondenza di vita naturale, culturale, e spirituale propria ed altra.

LA SIMPATIA

veicola gli stati della personalità individuale, sociale e spirituale verso sentimenti affini.

La meta di prevalenza della destinazione degli infiniti moti di vita cui si corrisponde per affinità da Simpatia, segna di sé il

personale

sociale                        e                    spirituale

destino.

C.F.S. CRONIC FADIGUE SINDROME

CON FLEBILE SPIRITO CHE FATICA SOPRAVVIVERE

Vita, è lo stato di infiniti stati della trinitario – unitaria corrispondenza

fra Natura

Cultura                                                  Spirito

Lo Spirito è forza tanto quanto alimenta il Corpo ed è vita tanto quanto alimenta la Mente.

La forza dello Spirito non può essere maggiore della conoscenza (o l’opposto) se non ponendo dissidio fra gli stati della vita.

Natura per quello che siamo

Cultura                                       Spirito

per quello che sappiamo <> per quello che sentiamo

La Natura è il luogo del Bene

La Cultura                         Lo Spirito

è il luogo del Vero       è      il luogo del Giusto

che si origina dalla corrispondenza fra il Bene ed il Vero.

Nel corpo del nostro principio (la Natura) vi sono tre fondamentali emozioni:

Depressione

Esaltazione                                Pace

DEPRESSIONE quando vi è difetto di forza nella vitalità.

ESALTAZIONE quando vi è eccesso di forza nella vitalità.

PACE quando vi è corrispondente incontro fra vitalità e conoscenza.

Come la vita, anche questi stati di forza sono stati di infiniti stati, così nessuno è depresso in assoluto, esaltato in assoluto, pacifico in assoluto.

La Persona è quello che di prevalenza è perché la corrispondenza di vita fra gli stati non fissa nessun spirito (nessuna forza della vita) al dato stato.

Del nostro stato di pace si può dire che è l’omeostasi spirituale della vita. Raggiungiamo quella condizione di forza, tanto quanto sappiamo estirpare i dissidi

dal nostro Corpo

dalla nostra Mente <> e <> dal nostro Spirito

Per raggiungere la pace (segno di verità perché assenza del dissidio) lo Spirito mediatore da al Corpo e alla Mente la stessa misura di vita:

1 per la Natura

1 per la Cultura                        1 per lo Spirito

Uno per la Natura, Uno per la Cultura, ed Uno per lo Spirito sono Uno della vita, perché, vita, (bene per la Natura e vero per la Cultura per poter essere giusta allo Spirito), è unità fra gli stati, non, addizione di stati.

Una vita è somma tanto quanto è trinitario – unitaria. Con altre parole: sé stessa.

Vi è dell’errore nella verità, e/o del male nel bene, e/o della carenza di forza nella vita, tanto quanto la trinitaria misura degli stati non permette l’unità.

Ciò è dovuto a tre fondamentali errori: sbagliamo, quando ciò che siamo (Natura)non tiene conto di ciò che sappiamo: Cultura.

Sbagliamo quando ciò che sappiamo non tiene conto di ciò che siamo: Natura.

Sbagliamo quando ciò che siamo e sappiamo non tiene conto di quanto sentiamo: Spirito.

Il raggiungimento dell’unità fra gli stati implica il ricorso alla mediazione. Uno Spirito non mediatore rischia di dare agli stati della vita della forza di contrastante stato. Per mero esempio:

3 alla Natura

1 alla Cultura <> e <> 8 per lo Spirito

Nel caso in ipotesi, è vero che lo Spirito esalta il corpo (ciò che è) ma è anche vero che lo fa a scapito della mente: ciò che sa.

Per rafforzare il proprio spirito vi è chi opera compensi per la propria Natura e/o per la propria Cultura quando li si avverte e/o li si teme (quegli stati dell’Essere) non corrispondenti all’idea che si aspira ad essere per propri bisogni e/o per bisogni comunque indotti.

L’identità maggiora lo stato e/o la misura dei bisogni

naturali

culturali                                      spirituali

da adeguare perché pensati e/o temuti non adeguati concedendo maggior forza alla Natura

Cultura                                            Spirito

e/o maggior conoscenza alla Cultura e/o maggior spirito alla vita.

Concede maggior spirito alla Natura chi opera per favorire la forza del Corpo.

Concede maggior spirito alla Cultura che opera per favorire la Conoscenza.

Concede maggior forza alla vita chi opera per favorire il suo Spirito.

La maggiorazione per compensazione è a termine per l’inevitabile declino dello stato naturale, culturale e spirituale che la motiva.

Affrontare quel declino è affrontare un lutto. Nel contesto del discorso, per lutto intendo la remissione della vanità e/o della forza aggiunta per ambizioni di potenza (fine a sé stessa o no) se questo è il caso.

Di per sé, lo Spirito non è tanto e né poco: lo Spirito è forza. Ciò che la rende tanta o poca, (con altro dire, esaltata o depressa), è l’erronea corrispondenza con gli altri due stati.

In ragione dell’equa corrispondenza la Natura conforma e conferma la vita della Cultura. La Cultura conforma e conferma la vita della Natura. Lo Spirito conforma e conferma la vita della Natura e della Cultura.

L’equa interdipendenza fra gli stati, conforma e conferma la reciproca mediazione. Nella reciproca mediazione, ogni stato è il mediato mediatore della vita del corrispondente stato. Con altro dire, è paracleto del Paracleto.

Cosa ci dice che lo Spirito manca di mediazione? Ce lo dice l’errore. Chi ci dice quando vi è errore? Dove ancora non lo sa la Mente o lo Spirito è incerto, con sicurezza lo dice il dolore.

Il dolore è il male naturale

e spirituale      da errore          culturale.

Il dolore afferma questa verità in ogni lingua, ma, la voce della Natura media il peso di quella universale “cultura” dicendo:

lo Spirito è medico quando

la temperatura della mente <> ha gli stessi gradi del corpo.

Il raggiungimento della mediazione fra gli stati della vita

impedisce allo spirito di essere flebile, e per questo, di non patire la vita come pesante.

L’Istituto superiore della Sanità, incarica il Gruppo “C” di Verona, di studiare un malattia che deprime la vita pur non ledendo il corpo. Non vedo cosa ci sia di nuovo – mi dico. Sono cose che succedono, quando un insieme di fattori ammalano la forza della vita: lo spirito. Siccome pensavo, (e penso), di capire qualcosa sullo spirito, intervengo presso il dottor S. con questa lettera. Se anche con le immagini dei concetti non ricordo. Ricordo, però, di aver immediatamente tradotto il titolo a mio modo. All’epoca, la mia emozione era come una volpe in un pollaio. Ve lo immaginate il casino che faceva fra le galline, pardon, fra i concetti?

A proposito di “emozione”. L’emozione, è la parola della vita che dice sé stessa. Se nei “malati” da quella sindrome la Cfs, si può dire, Con Flebile Spirito, della mia Cfs potevo dirla, “Che Fatica Sopravvivere”. A proposito di sopravvivere, mi domando come farò a cavarmela dai casini che ho scritto, ma, quel che è peggio, mandati in giro. Per quanto cerchi, non trovo che una risposta: confessarseli, correggerseli e, rimandarli in giro. Mi domando, se anche per la cura della Cfs sia necessario applicare questa auto terapia: vedersi, non per quello che abbiamo sognato di essere, (o ci è stato detto che siamo), ma per quello che si è.

Quindi, (sia pure con fatica), accettare la constatata identità. Terapia della rassegnazione? No! Terapia della sincerità! Ho la sensazione che con la sindrome da Cfs, la medicina tenti di entrare nella casa della Psichiatria. Secondo me, l’intrusione finirà con reciproco guadagno. Per il paziente non lo so. Essendo sindrome, con il fare, dovrai considerare anche l’essere della Persona: soggetto, non meno sindrome del male che denuncia. Prima di inoltrarmi nel discorso, non posso non dire cosa intendo per Persona e qual è la sua immagine. La Persona è l’immagine dello stato unitario trinitario che si origina dalla corrispondenza fra i suoi stati: Natura, Cultura, Spirito.

Tanto quanto i suoi stati corrispondono, è tanto quanto la Persona trinitaria è unitaria. Tanto quanto una persona è unitaria e tanto quanto è sé stessa e, quindi, integra. Per quanto riguarda il tuo essere di tecnico, pensa allo spirito come alla forza della vitalità, che, allo Spirito come forza della Vita, ci penso io. Pensare allo spirito come alla forza della vitalità, ti consentirà di procedere per la terra che conosci. Non dovrebbe meravigliare l’età dei malati. E’ l’età delle massime tensioni vitali, però, è anche l’età dei massimi contraccolpi. La Cfs, dice che un contraccolpo ha provocato un crepo.

Ora, si tratta di trovare il luogo di quel crepo. Secondo l’immagine che ho introdotto sopra, il luogo può essere nella Natura: stato di principio, del principio della sua vita. Nel caso lo sia, ciò vuol dire che una Natura, (la parte fisica dell’identità), ha emanato verso la vita, una carica di vitalità, (di forza), che non ha trovato sufficienti agganci, sviluppi, conferme. Non avendole trovate, quella vitalità è tornata al mittente, con forza direttamente proporzionale all’emanazione, se il soggetto ha in altro la sua base, (una confermante idea di sé), ma inversamente proporzionale alla emanazione, se il soggetto non si fonda, anche in altra confermante base.

Sia nel caso direttamente proporzionale che in quello inversamente proporzionale, il contraccolpo può essere di segno + o di segno -, per infiniti, (la vita stato di infiniti stati di vita), e sindromatici fattori. Il segno + e -, dicono il genere di sofferenza che si origina nella forza dello spirito di quella persona. Quando è +, il contraccolpo nello spirito provoca delle esaltazioni. Quando è – provoca delle depressioni. Quello che vale per l’emanazione naturale, vale per quella culturale e spirituale. I contraccolpi sono originati da risposte non date dal corpo, non date dalla mente, non date dallo spirito.

Essi crepano la Persona, quando i suoi ammortizzatori mentali, (i dati del discernimento), sono scarichi perché demotivati, o carichi di una esistenzialità non corrispondente all’effettivo essere. In genere, una demotivazione copre un lutto interiore: la morte di una idea di sé. Può essere del sé naturale, di quello culturale, di quello esistenziale. Di quello cioè, che risponde ai perché vivere. Una esistenzialità impropria, (convenzionale al sociale ma non alla data individualità), è un pezzo della vita, non originale, per quella vita. Come succede per le macchine, i ricambi non originali corrispondono agli originali come forma ma non come sostanza, quindi, sono più soggetti ad usurarsi.

La C.F.S. indica, che un pezzo non originale della vita di una persona, si è definitivamente usurato Vi sono anche dei pezzi non originali che pur facendo cedere il soggetto non cedono nel soggetto. Sono estremamente cari: vedi ogni forma di droga.

AMORE + COMUNIONE = VITA.

La Pedagogia dell’Amore e della Comunione fra tutti ed in tutti gli stati della vita intende ausiliare la conformazione dell’essere e la conferma dell’esistere secondo il personale spirito.

Indicando ciò che deve essere posto in comunione per poter essere amore, nel contempo indica cos’è l’amare.

L’AMORE E’ L’AMANTE CHE INSEGNA L’AMANTE E’ L’AMORE CHE IMPARA

Chi pone l’amore prima della verità, ama ciò che sente prima di ciò che sa. Chi ama ciò che sente prima di ciò che sa è principiato dalla passione. La passione ascolta sé stessa. L’amore ascolta la vita.

Sino dal principio della sua esistenza l’individualità è strutturata dalla ricerca del maggior Bene mosso dal desiderio del piacere naturale per il maggior senso del vero culturale che porta al maggior senso del giusto che porta al maggior senso del bene che porta al maggior senso del vero che porta al maggior senso del giusto che porta a

Dove vi è corrispondenza di vita fra stato e stato

vi è l’amore indicato dalla comunione naturale e/o culturale e/o spirituale.

Essendo la massima comunione fra i suoi stati il Principio (l’UNO) è il massimo segno dell’Amore

In amore gli stati trinitariamente fondanti tanto quanto corrispondenti sono tre:

Passione secondo Corpo

Comunione                                  Spirito

secondo Mente                       secondo Vita

In ragione del raggiunto stato della comunione  fra gli stati la vita vive l’Amore che può per quanto è

per quanto sa                        per quanto sente

Nella Pedagogia dell’Amore e della Comunione sono figure l’Immagine del Principio della vita e quella a sua Somiglianza

Natura

Cultura                                        Spirito

Per Natura intendo il corpo della vita comunque formato; per Cultura, il pensiero della vita comunque concepito; per Spirito, la forza della vita comunque agita.

Se così è in Basso (nella Somiglianza) così non può non essere in Alto: ne consegue che

Natura

Cultura                                          Spirito

sono gli stati di principio in ambo le figure.

Le corrispondenze fra gli stati sono relazioni di trinitario_ unitaria interdipendenza fra gli stati. Sono le Vie che permettono la Comunione che permette l’Amore.

Per Alto non intendo lo stato della vita che tutte le religioni hanno potuto immaginare  per mezzo dell’elevazione del rispettivo Basso. Intendo, invece, la Forza e la Potenza della vita al principio del suo stesso principio.

Comunione, è l’unitaria corrispondenza fra i trinitari stati di

Natura

Cultura                                            Spirito

personali, sociali e, per elevazione culturale, spirituali.

In ragione dello stato della Comunione fra stati, quindi, si può affermare che uno stato che corrisponde ad un altro è uno stato che ama l’altro secondo la misura della raggiunta Comunione.

Indicando ciò che deve essere posto in Comunione per poter essere Amore questa visione della vita ausilia la conformazione dell’essere e la conferma dell’esistere.

Poiché vita è corrispondenza di stati. ed il Principio il massimo stato della comunione che li permette, ne consegue che il Principio è il massimo stato dell’Amore per il massimo stato della Comunione fra i suoi stati.

Non vi sarebbe Amore detto dalla Comunione fra l’Immagine della vita e la vita a sua Somiglianza (come fra Somiglianza e Somiglianza) se non vi fosse (naturale, culturale e spirituale) un intrinseco patto fra vita e vita quando non fra la vita particolare e la vita universale.

La comunione fra gli stati è lo stato della vita che permette l’Alleanza. Non può non esservi Alleanza fra la

Natura del Principio

la sua Cultura                             e il suo Spirito

e la nostra Natura

la nostra Cultura           e          il nostro Spirito

essendo la Comunione fra gli stati della vita l’inscindibile legame che in ragione dello stato della Comunione rende prossimi o non prossimi ai principi del Principio.

Dove non vi è prossimità fra stati, vi è errore, dissidio e dolore tanto quanto vi è separazione fra stati.

Senza alleanza fra vita e vita (o elevando il pensiero fra vita e Vita) non vi sarebbe cellula a sé prossima, né vita ad altri e/o altro prossima.

 Ognuno partecipa all’alleanza fra vita e vita

(o elevando i concetti fra vita e Vita)

per quello che secondo Natura è

per quello che secondo Cultura sa <> per quello che secondo Spirito sente.

Per tale partecipazione, ognuno da, in quello che è, quello che può. Non può diversamente, se non esaltandosi e/o deprimendosi, ed in ciò ferire la sua

Natura

falsare la sua Cultura <> alterare il suo Spirito.

Essendo la vita, una trinitario unitaria corrispondenza di stati in tutti e fra tutti i suoi stati, il dissidio, che ne impedisce l’unitario raggiungimento denuncia l’assenza di verità tanto quanto l’impedisce.

Circa la vita

CIRCA LA VITA, IL PRINCIPIO, LA PAROLA, E LE PAROLE.

Sino dal principio e dello stesso Principio la vita afferma la sua esistenza secondo la sua Forza (vitalità nella Natura) e secondo la sua Potenza: vita nella sua Cultura.

Forza

Potenza                                               Vita

La vita emette la sua Forza e la sua Potenza in ragione dello stato del suo stato. Nello stato del Principio la sua emanazione è assoluta.

Perché principi primi già dal principio sono assoluti. Ciò che è assoluto non può avere che un’unica parte. L’assoluto principio di ogni principio, quindi, non può non essere

UNO

Al principio della vita non vi è un altro Principio perché non c’è un’altra Natura oltre alla principiante; non altra Cultura oltre alla principiante; non c’è altro Spirito oltre al principiante.

ll Principio della vita è il luogo del Bene  in assoluto. Del Vero in Assoluto. Del Giusto in assoluto.

In quanto assoluto può essere potenzialmente conoscibile solamente nella vita emessa dalla Forza e dalla Potenza del suo Spirito.

Anche la vita derivata dal Principio è 

NATURA

CULTURA                                      SPIRITO

Gli stati della vita non sono più di tre, perché, vita, è corrispondenza di stati, non, somma di stati.

Pur avendo gli stessi principi del Principio, la vita comunque derivata non ne ha lo stato.

Ciò che dell’Immagine è UNO diventa trinitario_ unitaria nell’immagine somigliante.  

Per fede e non di meno per ragione la vita ammette un solo Principio.

 Potenzialmente unitaria lo diventa tanto quanto i suoi stati sono prossimi (somiglianti) allo stato dell’Immagine.

Dove vi è addizione di stati e fra stati vi è tentazione potere. Ogni genere di potere emerge dalla divisione che pone fra vita e vita e/o nei suoi stati.

Dove vi è corrispondenza di stati e fra stati vi è l’amore indicato dallo stato della comunione raggiunta dagli stati.

Sino dal principio della sua esistenza l’individualità è strutturata dalla ricerca del maggior Bene spirituale mosso dal desiderio del piacere naturale per il maggior senso del Vero culturale che porta al maggior senso del Giusto che porta al maggior senso del Bene che porta al maggior senso del Vero che porta al maggior senso del Giusto che porta …

La Natura è il luogo del Bene

la Cultura                                      lo Spirito

è il luogo del Vero                  è il luogo del Giusto

che si origina dallo stato della corrispondenza fra il Bene ed il Vero. Dove la corrispondenza è mancante si insinua l’errore tanto quanto è mancante. L’errore viene detto peccato da chi si informa in canonica. Il peccato viene detto errore da chi si informa a scuola.

La vita è bene tanto quanto il trinitario stato della corrispondenza fra i suoi principianti stati

il Bene secondo Natura

Il Vero secondo Cultura <> il Giusto secondo Spirito raggiunge la massima unità che può.

Poiché, vita, è stato di infiniti stati, anche il massimo raggiunto è stato di infiniti stati. Ne consegue che anche il massimo raggiunto è misura soggetta a variazioni. Si può considerare stabile (nel senso di meramente indicativa) solo la misura che si pensa prevalente.

Nello Forza della Natura e nella Potenza della Cultura

La Natura è Via

La Cultura è Verità                 lo Spirito è Vita

La vita parte dal principio con questo corpo

Natura

Cultura                                        Spirito

A fine Forza naturale e a fine Potenza culturale, con lo stesso corpo torna alla Vita (tutto dal principio e dello stesso Principio) come disincarnata immagine della raggiunta FORZA naturale; come disincarnata immagine della raggiunta POTENZA culturale; come disincarnata immagine del raggiunto SPIRITO.

Parola è l’emozione della vita che dice sé stessa perché pensa, perché valuta come pensa, perché si valuta mentre pensa.

E’ mancante la vita che non vive ciò che pensa; che non valuta come si pensa; che non si valuta mentre pensa.

E’ indubbio

E’ indubbio che la prima impronta di donna che abbiamo ricevuto è la madre. C’è chi cerca la donna, allora, perché cerca la madre? Chi la cerca, per continuare ad amarla nella donna? Chi la cerca, per possedere la madre? Chi per essere “posseduto” dalla donna_madre? La donna_madre è anche padre, tanto quanto imprime i suoi principi culturali sul figlio. Allora, c’è chi nella madre, cerca il padre? In genere la donna è maestra di sentimento, mentre il padre è maestro di forza. La donna_padre, rischia di imprimere nel figlio, un sentimento e una forza in con_fuse informazioni? Chi nella madre gestrice della cultura del figlio cerca il padre (mancato, e/o sostituito gestore della cultura maschile del figlio) direi che non può non cercare un alterno carattere di Donna. Questo alterno carattere si trova nelle Donne “dominanti”.

La dominante accoglie il maschio tanto quanto l’accogliente. Diversamente dall’accogliente, però, é portata a non accogliere l’uomo perché spirito culturalmente affine. Da ruoli sociali e/o religiosi forzosamente sottomessa all’uomo, la donna dominante rischia di diventare esistenzialmente frustrata anche al punto da diventare distruttiva, come autodistruttiva. Quale genere di maschio, può accettare di farsi dominare dalla donna? Direi, quello che vive il suo carattere sessuale secondo prevalente Accoglienza: dato il naturale, principio culturale della donna. Dovrà essere, quindi, il genere di maschio predisposto ad essere la culturale “femmina” della donna maschile. Se vissuta con reciproco equilibrio (quella con_fusione fra ruoli) è una corrispondenza di vita che vale un’altra.

Non lo è, però, ogni volta, nella femmina_maschile, emergono bisogni da donna_femminile. La donna maschile che non è stata resa donna femminile può giungere a disprezzare un maschio, in quei frangenti, ritenuto e/o sentito debole e/o comunque insufficiente per più casi e/o modi. Oltre che disprezzato, il maschio dalla prevalente identità sessuale femminilmente virile, rischia di venir rifiutato anche come uomo. Quando succede, fra le parti si costituisce una familiare infelicità da contenuta amarezza. Quando non più contenuta, oltre che divorzi e vari genere di guai può irrigar tragedie.

SUL BENE E SUL MALE

L’esaltazione naturale, culturale e spirituale è un errore che non sempre riesco a dominare. In quell’errore, ci cado ogni volta reagisco, con dolore, ad un dolore. L’esaltazione che mi è difetto (in questa lettera spero di evitarla anche se l’ho detto troppe volte per crederci) quasi mai è conseguente ad una sofferenza verso la mia vita, ma, dolore (male tanto quanto errore) verso la vita o la Vita. Leggendo il suo intervento ” Quel volto protervo …” ad un certo punto mi è parso di sentire il calore dello stesso fuoco (la vita in eccitazione) che sento in certi spropositate condizioni naturali, o culturali, o spirituali. Dell’esaltazione si può dire che è l’immediatezza dello Spirito (della forza della vita) che aspira al Principio: l’umano se è quello che ricerca la persona in esaltazione, oppure, il soprannaturale, se quella è la fonte della ricerca della persona in quello stato.

Quando quella prontezza è in overdose (lo è quando non tiene conto che di se stessa) può far andare l’intelletto fuori dai binari imposti dal giudizio. Nei miei scritti, creda, non sono poche le volte che ci sono andato. In genere, me ne accorgo quando ho la mente più fredda, ma, tanto più essa è presa da una passione come da un dolore e, tanto più tempo ci vuole per raffreddarsi, cioè, abbassarsi al discernimento che attuo nello stato di quiete. La mente si può abbassare da se o può essere abbassata dallo stesso soggetto. Per quanto mi riguarda agisco in due contemporanei modi: aspetto che si abbassi e/o, discernendo sul dato caso, faccio in modo che lo possa prima. Per certi argomenti (in genere i culturali di tipo spirituale) dopo anni dall’emozione, la mente non mi si è ancora raffreddata, ed io, dopo anni di ripetuto lavoro non ho ancora finito di farlo. Per quanto conosco, lo stato che ha principiato la vita, essendo il suo Principio, non può non essere che assoluto.

Poiché la vita è bene, il suo Principio non può non essere che il Bene. Essendo il Bene lo stato del Principio, ed essendo il Principio assoluto, va da se che quello stato di principio non può contenere nessun stato diverso da se stesso: men che meno il Male. Il Principio della Vita non può contenere il Male se non diventando principio di Bene e di Male. Allora però, avremmo due principi di vita divina e, dunque, non un solo Dio ma due. La vita divina si origina dal suo Spirito: forza che corrisponde dalla Natura della sua Cultura. La Natura della vita è Bene per quanto è Vero alla sua Cultura e, corrispondentemente, Giusto al Suo spirito. Se lo Spirito della vita è la forza del Bene per quanto è vero e giusto al Suo stato, va da se che il Male (ingiustizia da incoscienza o da opposizione sino all’attuazione per quanto non è bene alla Natura, falso alla Cultura e dunque erroneo alla Vita divina quanto umana) se può permanere presso gli uomini, certamente lo può per la forza della sua e della loro vita ma non certo per quella divina.

Lo Spirito è la forza della Natura del Bene per quanto è vero alla Sua Cultura e giusto alla Sua vita. Siccome ciò che è della Natura è anche della Cultura (diversamente non vi è vita tanto quanto i due stati sono separati) allora, lo Spirito, per mezzo della sua forza, oltreché direzione del bene naturale è anche direzione del bene culturale. Siccome la forza della vita è il prodotto della corrispondenza fra Natura e Cultura, allora, lo Spirito della vita, dando vita secondo la forza che si promana dalla corrispondenza fra i due stati, anima sia i due stati che la loro vita. Lo Spirito che è il principio della vita del Bene secondo la Natura della sua Cultura (cioè, secondo forza) può dirigere verso una meta che non sia il bene sino dal Principio di ogni bene? Direi proprio di no. Allora, il Male da quale spirito è diretto?

Se il Male è distanza dal Vero tanto quanto è colpa verso il Bene, allora direi che il primo Spirito (la forza della prima vita) che in piena coscienza attuò l’opposizione al suo Principio di vita (il Bene) fu la vita che in principio si originò come Male ed è la vita che origina la Natura della sua Cultura: il male presso di noi. Se il Male sorse da opposizione verso il Bene, allora, l’opposizione, indipendentemente da cosa sia sorta o come sia avvenuta è il peccato d’origine. Da ciò ne consegue, che ogni stato di opposizione verso ogni stato di vita ha in se degli stati del peccato d’origine, cioè, degli stati di male del Male. Lo stato di Male, all’origine fu primo in assoluto ma non è stato assoluto, perché, stato assoluto, è quello del creatore della vita, appunto, il Bene dal Suo principio: Dio. Se fosse il Male lo stato assoluto della vita, va da se, che essendo male il suo principio, in nessun stato della sua vita neanche il Male avrebbe vita.

E’ per questo che il Male potrà anche vincere tutte le battaglie contro la Cultura della vita ma non vincerà mai quella contro la sua Natura: il bene che è anche nel Male. Non la vincerà, perché neanche il Male, è male sino alla distruzione della Natura della vita (il bene di se stesso) che non da lui si origina ma dal Bene. Potrebbe farlo solo distruggendo Dio ma se lo potesse ciò significherebbe che potrebbe distruggere il Principio della stessa vita e, dunque, anche della sua. Non lo potrebbe neanche distruggendo il suo spirito personale, in quanto non è da quello che si origina la sua forza di spirito ma, pur essendogli principio della vita della sua Natura e certamente non della vita della sua Cultura, è lo Spirito del Principio che gliela origina. Va da se che non può distruggere neanche lo Spirito della Vita se non distruggendo ciò che pur principiando la sua forza, certamente non è principio della sua vita. Certamente può distruggere la sua Cultura (quella di sé, male) ma, questo è un bene e, dunque, contraddittorio con il suo stato.

Ma se anche il Male giungesse a distruggersi, al discernimento sulla nostra vita mancherebbe un termine di paragone e, questo, sarebbe si, un bene, ma quanto giusto? Se mancandoci alla vita un termine di paragone non può essere giusto, allora, non può neanche essere vero e, dunque, neanche bene. Questo significa che il Male ha una sua legittimità? Direi: nel far capire si, ma nel fare del male no. Come capire il Male? Il Male è dolore naturale e spirituale da errore culturale. Direi allora, che il Male legittima la sua vita facendo sentire (e, dunque, capire) l’errore culturale attraverso il dolore naturale e spirituale che comunica. Come non fare il male che si è capito perché sentito ed in ciò delegittimare la pedagogica legittimità della vita del Male? Se il Male attraverso il suo principio naturale (il dolore che da l’errore) legittima la sua vita ed il suo scopo pedagogico presso la nostra, nel non permettergli il suo principio culturale (l’errore che da il dolore) si annulla la sua legittimità magistrale e, dunque, la sua esistenza. Il Male, dunque, di per se è una vita che non ha vita, ameno che, non gli si conceda la forza (lo Spirito) della nostra. Per quanto sostengo, affermare che il Male abbia forza divina quando in alcun modo può essere parte del Bene divino, al più, parte dell’umano, significa confondere sia ciò che è anche sovrumano (il Male) da ciò che è esclusivamente divino (il Bene) sia ciò che è spiritualità di origine religiosa da ciò che può anche essere una fuorviante letteratura religiosa.

ANALISI DELLA PACE

1

1                                                      1

1 x la Natura: il luogo del Bene; > 1 x ) la Cultura: il luogo del Vero; > 1 per lo Spirito: il luogo del Giusto che in ragione dello stato della sua forza e della sua potenza, unitariamente  corrisponde con la Natura nel Bene per la Cultura nel Vero .

Giustizia è assenza di ogni dissidio. L’assenza di ogni dissidio è pace. In una Natura in pace vi è giustizia. Essendo cessazione di ogni dissidio (la giustizia) dove vi è giustizia data dalla pace perché è cessato ogni dissidio, non può non esservi che verità: se non raggiunta fra vita e vita è raggiunta fra vita e Vita. Sia nella Natura della vita della propria Cultura, che fra la propria ed altra, quando non vi è dissidio fra il bene della Natura ed il vero della Cultura perché vi è pace, la vita, non può non essere che nella verità di ciò che è giusto: lo Spirito. Poiché pace è tacitazione di ogni dissidio e alla tacitazione di ogni dissidio segue il silenzio, nel silenzio della pace dato dalla verità che ha tacitato i dissidi, vi è il principio della ricerca dell’origine di ogni verità. Nessuno sa cosa è bene dato il vero che è nel giusto, ma, ciò che non lo sa la Cultura lo sente la Natura.

Nella vita della Cultura della Natura (lo stato di ciò che sa perché sente) che non corrisponde al bene per ciò che è giusto dato il vero, lo spirito è depresso. Nella vita della Natura della Cultura ( lo stato di ciò che sente perché sa ) che non corrisponde al vero per ciò che è bene dato il giusto, lo spirito è eccitato. Poiché ciò che è depresso o eccitato non è in pace, ne consegue, che lo stato di pace in una Natura è ciò che afferma il bene di ciò che è nel giusto, perché, alla sua Cultura, vero.

SENTIAMO L’AMORE

L’AMORE E’ L’AMANTE CHE INSEGNA. L’AMANTE E’ L’AMORE CHE IMPARA

Sentiamo l’amore secondo Natura. Voce della Natura è la passione. Della passione si può dire che è il motore emozionale della vitalità. Sappiamo l’amore secondo Cultura. Voce della Cultura è il dato della Mente. Della Mente si può dire che è il dato del Sapere: motore della vita. Poiché, quello che è della Natura non può non essere della Cultura, (pena degli stati di dissociazione nella vita) ne consegue che l’amore è comunione fra i dati della vitalità nella Natura (il corpo della vita) e della Cultura: la mente della vita. Dove la corrispondenza fra fra dati è mancante, anche l’amore non può non risultare mancante. Vi è una universale formula di ricerca dell’amore? La direi questa:

passione

comunione                                         vita

nella corrispondente misura di Forza naturale e di Potenza culturale.

Il principio dell’amore è la verità.

Chi pone l’amore prima della verità, ama ciò che sente prima di ciò che sa. Chi ama ciò che sente prima di ciò che sa, è principiato dalla passione. La passione ascolta sé stessa. L’amore ascolta la vita.

PER ESSERE MEDIUM

Per essere medium? Semplice! Basta essere schizofrenici in vario modo e/o condizione, oppure, possedere conoscenza e coscienza delle ulteriori possibilità della vita. Come si ottiene quella possibilità? Semplice! Bisogna andare fuori il reale costituito e che costituisce la personalità, oppure, non essere ancora dentro ciò che costituisce la personalità: caso questo, dei medium in età e/o di mente che ancora non hanno raggiunto la piena coscienza del loro essere, in essere su questa realtà, non, in un qualsiasi altrove. La medianità che si manifesta nelle personalità appena dette, con il loro crescere, cioè, con il loro prendere atto della realtà loro e della circostante, in genere, cessa.Concordo e no sul significato letto nella Treccani. Concordo dove una personalità fissa la sua dissociazione in maniera patologica a più livelli: nel personale, nel suo morale – spirituale, nel suo sociale. Discordo, invece, dove la data personalità, può tornare nella sua prima, e/o principale, e/o prevalente identità, quella, cioè, esistente prima della dissociazione manifestata. Schizofrenia, inoltre, è un nome che definisce una assoluta condizione. Diversamente, è nome che contiene diversi stati e/o condizioni del suo nome, così come, vita, contiene infiniti stati di vita. Si può dire, allora, che vi sono medium malati, solo quando trovano nella loro medianità, un esclusivo riferimento di vita; diversamente, non sono malati i medium che considerano la vita della medianità (o data dalla medianità) solo uno dei tanti riferimenti a loro offerti offerti dal mondo. Cosa tutela il medium dalle incognite che gli giungono dalla medianità: mare magnum sempre gorgo, anche quando non è in burrasca? Lo tutela, un attaccamento al suo “qui ed ora”, che deve essere senza ombra di dubbio.

GLI ANGELI?

Gli angeli sono spiriti, cioè, forze della vita che sono stati e della vita sovrumana che sono diventati. So che non credi nell’Oltre della vita. Accetta questo papiro, allora, solo per amor di tesi.

* Secondo le nostre elementari conoscenze, sono detti angeli gli spiriti prossimi ai principi del principio della vita e diavoli quelli lontani.

*  I non prossimi ai principi del Principio sono ancora prossimi al nostro principio, cioè, allo stato di questo piano della vita.

*  Lo stato della prossimità fra spiriti è permesso dallo stato dell’affinità fra stati: così in Basso e così in Alto.

*  Non può non essere in Alto (il luogo dell’Immagine) quello che è in Basso: il luogo di quanto vi è a sua immagine.

*  Se ciò non è, allora, vi è una sola Immagine: la nostra vita. Non seguo questa ipotesi ma neanche posso non vederla. 

*  Incarnata o disincarnata che sia, l’affinità di spirito permette (in ragione della misura del rispettivo stato) la comunione di forza e di potenza anche fra spiriti dell’Alto e spiriti del Basso.

* Dove non vi è l’affinità che permette la comunione, il dissidio fra stati la separerà. Accade questo anche fra spiriti disincarnati nel Basso e spiriti nel Basso incarnati.

*  Essendo l’Assoluto principio della vita, lo Spirito al vertice dell’Alto (al principio) può concedere solamente il suo assoluto: è se Vita è, vita da.

*  Per quanto il suo stato sia affine a quello dello Spirito, nessun spirito (o angelo che lo si pensi) può giungere all’Assoluto. Ne consegue che lo stato Basso e/o in basso può comunicare solamente la forza e la potenza che nello Spirito è diventata. 

* Uno spirito disincarnato del Basso può influire quello che è nel nostro spirito di Bassi incarnati.

*  In ragione dello stato di spirito, l’influsso di forza e di potenza avviene anche fra spiriti ancora incarnati in Basso; l’esperienza fra vissuti ci ricorda quanto sia banalmente vero se solo ci pensiamo senza materia. 

Il fatto che uno spirito appartenga ancora allo stato Basso della vita non necessariamente significa che sia malefico e/o diabolico. Significa, invece, che è un portatore di verità che, provenienti dal suo essere nel Basso, non possono non recare le basse cognizioni che hanno formato (o al caso deformato) il sue essere. Più che portatori del male, allora, sono portatori dell’inevitabile errore che è in ogni lontananza da ciò che è Vero quanto al Giusto corrisponde il Bene. Spiriti del male, invece (il Male è il dolore naturale e spirituale da errore culturale) sono quelli che (verso i principi del Principio) perseguono una cosciente e volente opposizione. L’opposizione ai principi del Principio praticata dagli spiriti volenti e coscienti si può manifestare in modi evidenti ma non violenti come anche in modi evidenti e violenti. La manifestazione più pericolosa, però, è quella subdola. Il che è come dire che tutelarsi dai lupi è molto più semplice che tutelarsi dai tafani: tanto più, quando non siamo svegli. 

NEL NIRVANA PER SEMPRE?

LO FINIRO’ DOMANI PERCHE’ NON C’E’ LA FACCIO PIU’

Per quanto mi par di sapere nessuna vita sfugge alla ripetizione della ripetuta materializzazione che diciamo Reincarnazione. Per questo non credo nell’esistenza di un Nirvana per sempre. Credo invece, in una riduzione dei ritorni per riduzione dell’ignoranza che è prevalente causa di ritorno. Si, tutto considerato, Reincarnazione è rifare gli esami e più conosciamo la materia VITA e meno abbiamo bisogno di rifar gli esami.

PAROLA E’ L’EMOZIONE DELLA VITA CHE DICE SE’ STESSA

NATURA

CULTURA                               SPIRITO

La vita dice sé stessa in ragione dello stato della sua forza naturale e della potenza culturale. Lo può  perché animata sino dal principio dello stesso Principio dalla forza e dalla potenza che in tutti i tempi abbiamo detto Spirito.

Il Principio è l’Immagine della vita. Il nostro principio è immagine all’Immagine somigliante.

L’Immagine degli stati del Principio è assolutamente unitaria. Per questo  diciamo che il Principio è l’Uno. Come il Principio raggiunge l’assoluta unità perché tende verso i suoi assoluti principi (il Bene per la Natura, il Vero per la Cultura, il Giusto per lo Spirito) così, nel suo stato e del suo stato verso gli stessi principi tende l’immagine principiata dal Principio. Poiché la vita concepisce l’assoluto solamente nel primo principio, la tensione verso i principi a immagine di quelli del Principio non raggiungerà mai l’assoluto.

In ragione dello stato della vita dei nostri principi il nostro spirito è soggetto a maggiorazioni o a diminuzioni della sua forza e della corrispondente potenza. Lo spirito che è aumentato o diminuito in ragione dello stato della corrispondenza fra gli stati della Somiglianza aumenta o diminuisce gli stati che l’aumentano o lo diminuiscono.

Raggiunto il massimo stato del suo stato in questo piano della vita, nell’ulteriore il nostro spirito si collocherà prossimo all’Immagine della Forza e alla Potenza della Vita (lo Spirito) in ragione dello stato della forza e della potenza raggiunta. Esemplificando: nel nostro spirito ammesso un raggiungimento di valore 4, per lo stesso valore si collocherà prossimo allo Spirito.

La vita che è stato di infiniti stati in tutti e fra tutti i suoi stati non può non mutare (direi necessariamente) il valore raggiunto.  Il quattro in esempio, quindi, potrebbe diventare un tre (ed in quello approssimarsi maggiormente allo Spirito) oppure allontanarsi dallo Spirito perché è diventato un 5: ma quello che è diventato un cinque non è detto che rimanga fissato in quella misura.

In quale misura possiamo dire che il nostro spirito ha raggiunto la sua costante cifra? Il raggiungimento e la stasi di una data misura renderebbe fisso il nostro stato di spirito e per questo assoluto.

Poiché vi è un solo assoluto, ne consegue che il nostro spirito è soggetto a costante mutazione di stato; mutazione minore negli spiriti dello stato Alto della vita e maggiore negli spiriti dello stato del nostro piano della vita: il Basso.

Del Basso, le religioni hanno detto che è il luogo della Caduta dei portatori di principi contrari al Principio.  Non concordo con questa visione in verticale ma siccome non sono un religioso per forma e questo scritto non è da religione passo oltre.

Diversamente sostengo che Basso sia il “luogo” di chi (per infinite cause volute e/o subite, stati, condizioni, cultura, e via elencando)  è (in senso orizzontale) lontano dalla conoscenza dei principi del Principio.

A) Sempre secondo stato di infiniti stati e sempre secondo infinite misure degli stati, nel luogo Basso del nostro spirito vi è chi agisce secondo la spirituale Cultura del Bene: il piacere che esclude l’errore perché esclude il dolore. Sia pure meno in Alto, questo Basso è meno in basso.

B) Sempre secondo stato di infiniti stati e sempre secondo infinite misure degli stati, nel luogo Basso del nostro spirito vi è chi agisce senza colpa perché cosciente del suo stato e dei corrispondenti principi a livello naturale e/o indistintamente quelli a livello culturale e spirituale.

C) Sempre secondo stato di infiniti stati e sempre secondo infinite misure degli stati, nel luogo Basso del nostro spirito vi è chi agisce i principi della propria vita posta al Centro come unica e superiore immagine, di altre incuranti se non dipendenti dalla sua.

Comunque sia lo stato esistenziale dei vissuti in Basso e comunque e/o dovunque siano moralmente o non moralmente diretti, tutti orbitano attorno al luogo del Principio (il centro della vita) perché tutti ambiscono al maggior Bene, al maggior Vero, al maggior Giusto, e tutti, da quel Centro, sentono (sentiamo_sentiremo) sia lo stato di prossimità con il Principio

dato dal Bene nel Vero che è del Giusto, come lo stato di non prossimità dato dal non bene nel non vero che è del non giusto.

Oltre che nello stato Basso della vita il non_bene, il non_vero e il non_giusto sono anche nello stato Alto. Con altro dire: se negli stati in Basso, il non vero, il non bene e il non giusto possono assumere lo stato di macchia, in quelli in Alto anche un’ombra sullo spirito può esser vissuta come macchia.

Non vi è immagine della nostra vita che non subisca l’usura della forza e della potenza, e con queste, anche quella delle emozioni che imprimono pensieri, parole, convinzioni, ecc.

Ciò evita che ogni stato in estasi di bene, di vero, e di giusto, si stabilizzi in stasi. Ciò comporterebbe la stasi di tutti gli stati della vita e di conseguenza la stasi dei vissuti nei viventi di questa come nell’Ulteriore.

Si può pensare che in quanto Assoluto neanche il Principio della vita sfugga alla stasi. Direi di no perché il Principio è Motore mobile e Motore immobile. E’ Mobile perché agisce il suo principio: la vita. E’ immobile perché E’ il suo principio: la vita.

Anche il nostro spirito è motore mobile e immobile. In ragione del proprio stato è mobile perché agiamo il nostro principio (la vita) ed è immobile perché siamo il nostro principio: la vita.

INSCHIALLAH?

Sono uscito con un amico ieri sera. Sapevo di fare un po’ tardi, ma sapevo anche che hai il mio numero cell. Non hai chiamato. Non sei venuto.
Pioveva.
Parecchio.
Avrei potuto chiamarti io.

Non l’ho fatto perché poteva sembrarti un’insistenza. Fatto sta, che ti hanno trovato sotto un ponte. Il che sarebbe niente se con te non avessero trovato il tuo decreto d’espulsione. Va beh! Ti fermeranno una notte da qualche parte ma poi ti lasceranno andare. Cosa vuoi che facciano! Le galere sono piene e per di più costose. A Verona non mi risulta che ci siano campi di contenimento per immigrati. Non ancora, almeno. D’altra parte non sei un delinquente d’ufficio come lo diventerai non appena andrà in vigore il reato di immigrazione clandestina. Non so se ti reputeranno così pericoloso per l’Italia da meritare l’espulsione forzata, ma se dipendesse da me te la darei se non altro perché stai diventando pericoloso per te. Non si sa in quanti modi te l’ho fatto capire: e tu li hai capiti tutti, o meglio, li ha capiti la tua ragione ma la tua ragione non è ancora stata capace di farli sentire alla tua emozione.

Insciallah?

“Non ho niente. Sono senza lavoro, Vitaliano! Sono stanco di questa vita.”

Ti credo, ma se non hai uno straccio di documento non puoi trovare lavoro. Lo stentato italiano che parli non può farti trovare un lavoro.”

“Sono un elettricista capace Vitaliano.”

Ti credo, ma quanto tecnicamente aggiornato? Quanto puoi documentarlo? Con che scuole professionali? Con che referenze? Se non hai risposte per queste domande altro non ti resta che dell’attività generica, e genericamente pagata: se pagata!

Hai 28 anni. Non lo si direbbe quanto sorridi ma un bel sorriso non fa stipendi. Non di sicuri, almeno. Non di quelli da sudore, almeno. Che ci fai ancora qui, mio caro Al Haiat?

“Mio padre m’ha dato 5000 mila euro per venire in Italia. Come faccio a tornare senza niente?”

Capisco, ma, e qui, come farai ad andare avanti senza niente?

Insciallah?

Penso di rivederti questa sera, o al massimo domani sera. Tornerai senza soldi, senza sigarette, senza aver mangiato, e con il bisogno di lavarti. Non perché sei sporco. Perché non sopporti di pensarti sporco. O perché non sopporti di pensare che lo sia la vita.

Da me ti laverai, fumerai, mangerai, e, forse, ti rifugerai in quell’anfratto che diciamo far l’amore. E dopo?

Insciallah?

AD UN BLOGGER IN .IT

Ad un blogger che mi stava chiedendo dove ero finito ho risposto – da nessuna parte –  Mi sono solamente ritirato da questa. Le cause? Di prevalenza, il silenzio dell’emozione; e se quella tace, parla solo una capacità di scrivere, ed io, mica sono uno scrittore! Tacerà a lungo o per sempre la mia emozione? Oltre la ragione, anche l’emozione è carsica, quindi, non saprei proprio il rispondere ad altri come non saprei rispondere a me. Già altre volte ed in altri casi è successo che il silenzio dell’emozione mi abbia ricollocato nel mio qualunque: non ci sono mai rimasto.

CIRCA LA VITA – APPUNTI

Vita è stato di infiniti stati. Si origina in ragione dello stato della corrispondenza fra tutti ed in tutti i suoi stati. Al principio e dello stesso Principio: 

NATURA

CULTURA                             SPIRITO

Per Natura intendo il Corpo della vita comunque effigiata. Per Cultura il pensiero della vita comunque raggiunto. Per Spirito, la forza della vita agita secondo la Giustizia indicata dallo stato della corrispondenza fra i principi del Bene per la Natura e del Vero per la Cultura.

I principi del bene come del Bene; del vero come del Vero: del giusto come del Giusto emergono con verità (nella Verità) dove è assente il giudizio che porta al Dissidio. In assenza del Dissidio la vita perpetua la sua prevalente forza (il suo giusto spirito dato il Giusto dello Spirito) senza prevalente dolore naturale e spirituale e senza prevalente errore culturale.

L’errore culturale che porta al dolore naturale e spirituale è uno stato di spirito (di forza) intrinseco alla vitalità e alla vita perché dovuto al suo essere copia dell’Immagine. Poiché non è della Copia la volontà di esserlo, la vita al principio del nostro stato ha intrinseca innocenza.

Lo stato assolutamente unitario del Principio si distingue da quello trinitario_unitario del nostro principio per l’intrinseca condizione del rispettivo stato: assoluto il Primo, non assoluto quanto dal Primo è conseguito. Come, quando, e cosa, sono materie da Dissidio. Al Principio nulla aggiungono e nulla tolgono, anzi (settoriandolo) riducono l’Indicibile (che è Parola universale) a parola particolare. Così facendo, però, diventano i secondini del Principio che hanno galerato in sezioni. Per questa strada, invece…

Come la vita è stato di infiniti stati, così i discorsi dello Spirito sono stato di infiniti stati; ci dicono lo stato della corrispondenza o della divisione fra gli stati dove non prossimo ai principi del Principio.

Poiché la parola è l’emozione della vita che dice sé stessa, così le emozioni dello Spirito (esaltate, depresse o in pace) ci dicono lo stato spirituale dei nostri vissuti.

Vi è Pace, tanto quanto la forza della vita e della vitalità non patisce dissidi fra Natura e Cultura. L’assenza del Dissidio conseguente alla presenza della Pace permette alla vita di perpetuare sé stessa senza male naturale e spirituale da errore culturale.

Della Metempsicosi

Secondo un proverbio romeno chi si è scottato col brodo teme anche lo yogurt. Potrei verificare lo scritto, allora, solo se disposto a riprendere le scottature. Lascio tutto come sta. 

In qualche mese del 1995 al Febbraio 2023

Sino dall’inizio della mia strada “per Damasco” ho potuto ordinare le “rivelazioni” che sentivo nel mio spirito come riesce a non bagnarsi chi è allo scoperto sotto la pioggia.

Vi sono due generi di Metempsicosi. Vi è quella attuata dal Principio della vita, che “incarnando” la sua forza (incarna nel senso di porre vita nella materia) la mette in vita, e vi è quella degli spiriti che hanno vissuto questo piano dell’esistenza. Naturalmente, il Principio della vita incarna il suo Spirito, non la sua identità. Essendo assoluto perché l’Uno, infatti, non può ripetersi in altro principio. Non solo: solo il Principio può contenere il suo principio. Si può dire, allora, che il Principio della vita è la sempiterna incarnazione del suo principio: la vita. Si può dire, inoltre, che la sua “metempsicosi” durerà sino a che durerà la vita. Oltre non “vedo”. Lo spirito che incarna la sua forza in un’altra forza è invasivo tanto quanto lo fa e lo può. Si può pensare allora che vi sono spiriti con intento dominante, e spiriti che dico compartecipi. I compartecipi influiscono ma non condizionano la volontà della vita che inconsapevolmente li ospita.

Siccome agiscono secondo Spirito (i non condizionanti e/o comunque interferenti) li si può dire spiriti Alti ma di inverificabile… altezza. Secondo stati di infiniti stati, la metempsicosi avviene nella carne per lo spirito che sente di dover ripercorrere le emozioni del corpo. Avviene nella mente, per lo spirito che sente di dover ripercorrere le emozioni del pensiero. Avviene nello spirito, per l’anima che sente di dover ripercorrere le emozioni della forza. Avviene nel corpo, nella mente, e nell’animo, per lo spirito che sente di dover ripercorrere il suo vissuto. Tanto quanto ne sente il bisogno e tanto quanto può diventare invasivo sino al dominio della vita che inconsapevolmente lo ospita. A maggior ragione se fra lo spirito ospite e l’ospitante si stabilisce un “cosciente” rapporto di reciproco uso. E’ quello che in genere succede nei casi di più eclatante medianità.

Non tutti gli spiriti rivelano la loro presenza. Lo fanno i dominati dai dissidi fra ciò che erano e facevano e ciò che credono di essere e di poter fare. Lo possono fare anche spiriti “mistici” a vari livelli e condizioni. Come tali (o tali si credono) sono i più influenti, ma non per questo non spiritualmente dominanti. Diventano spiritualmente dominanti, non perché invadono intenzionalmente il nostro spirito, ma perché glielo permettono i nostri bisogni da superiori rivelazioni. Per infiniti stati di vita, lo spirito che cerca il bene, il vero, e il giusto si reincarna secondo spirito di verità, ma quale stato di conoscenza hanno della Verità? Non di certo dell’Assoluta. E’ inevitabile, quindi, che siano portatori di parziali quando non del tutto erronee verità. La forza che anima il corpo (luogo della Natura della vita) e la mente (luogo della sua Cultura) è lo Spirito.

La vita dello Spirito (la Natura della sua Cultura) è il principio della vita della mente a cui da vita. Sia nel supremo che nell’ultimo, vita, è rapporto di corrispondenza fra Natura (il corpo), Cultura (la mente) e Spirito: la forza che si origina dalla corrispondenza fra i due stati. Lo Spirito origina la vita secondo la sua forza ma la vita originata persegue il proprio spirito secondo la sua. Da ciò ne consegue, che la vita originata dall’influsso dello Spirito delibera il suo inizio naturale ed il suo principio culturale e spirituale secondo quanto stabilisce di accogliere dello Spirito della vita che l’ha principiata. Ciò che delibera lo stato dell’accoglienza dello Spirito è il rapporto di corrispondenza fra gli stati della vita principiata. Lo Spirito che origina la vita, è il corpo interiore (l’anima) che anima ciò che anima. Ciò che si anima per la sua forza (per la sua Natura) e per la sua vita (per la sua Cultura) è il corpo esteriore dello Spirito animante.

Del corpo esteriore, allora, si può dire che è l’anima materiale che contiene l’anima spirituale (il corpo interiore) della forza della vita: lo Spirito. Siccome vi è la forza dello Spirito (l’anima che anima la vita del Principio) e la forza degli spiriti (l’anima che anima la vita dei principiati dalla forza del Principio) allora, vi sono due stati di Metempsicosi: quella dello Spirito che si “incarna” nella vita, e quella degli spiriti che si incarnano nella vita originata dalla Vita. La Cultura della Natura dello Spirito (ciò che sa sulla sua forza) origina il corpo naturale. La Natura della Cultura dello Spirito (ciò che sa sulla sua vita) origina la vita: corpo naturale che, dato lo spirituale, corrisponde con il culturale. Poiché Metempsicosi è trasferimento di un corpo in un altro ed il ha corpo tre stati

sia sul piano sovrumano che su l’umano, da ciò ne consegue che lo stato della reincarnazione ha tre stati di vita: la naturale, la culturale e la spirituale.

Nella Metempsicosi data dallo stato supremo della vita (quella del Principio soprannaturale) lo Spirito incarna la forza (la sua Natura) della sua vita (la sua Cultura) ma della sua Cultura ne incarna il principio: la vita. Nella metempsicosi data dagli stati della vita che sono conseguiti al Principio, in ragione dello stato del loro stato (soprannaturale o naturale) anche gli spiriti incarnano la forza (la Natura) della loro vita (la Cultura) ma incarnano il principio di spirito che sono, cioè, la loro vita. L’unità della trinità degli stati della vita è solo dello stato supremo: il Principio della vita. Data l’unità della trinità dei suoi stati, la metempsicosi dello Spirito, è reincarnazione della sua totalità: la vita. Gli stati principiati sono unitari tanto quanto si corrispondono. Da ciò ne consegue che solo lo Spirito incarna la vita (unità dei suoi stati) mentre gli spiriti incarnano stati di vita, cioè, parti di sé.

Lo stato della reincarnazione è corrispondente allo stato dell’influsso: supremo quello dello Spirito e, secondo stati di infiniti stati di vita, corrispondente al loro stato quello degli spiriti. Lo stato dell’influsso è corrispondente allo stato della corrispondenza con lo stato in corrispondenza. Tanto quanto lo sono, la Metempsicosi avviene fra spiriti affini. Siccome l’affinità di spirito fra vita e vita è stato di infiniti stati di vita, da ciò ne consegue che anche gli stati della metempsicosi sono infiniti. Lo stato della forza dello Spirito dice lo stato della vita. Lo stato della vita (corrispondenza fra Natura, Cultura e Spirito) dice lo stato della forza. In ragione dello stato della sua forza, vita, è bene nella Natura, vero nella Cultura e, giusto nello Spirito. Se uno spirito di valore cinque (tanto per dire la misura di uno stato di vita) si colloca presso lo Spirito del Principio in diversa misura, (ad esempio: quattro o sei), avendo subordinando la ragione della sua Cultura (il vero) al bene, sarà ingiusto sia verso lo Spirito che verso il suo Spirito.

Per il male naturale e spirituale che è in ogni errore culturale, dunque, sarà sofferente sino a che non si collocherà nello stato che gli corrisponde: il cinque in esempio. Per quanto è a conoscenza della loro coscienza, da ciò ne consegue che: in ragione del confronto di vita fra la forza dello Spirito e la loro, gli spiriti che tornano allo Spirito, si collocano presso quello stato secondo il loro stato di spirito, cioè, secondo lo stato della forza della loro vita.  Uno spirito è vita nello Spirito, secondo lo stato di somiglianza fra la sua vita e quella dello Spirito: immagine del Principio della forza. Tanto più uno spirito è somigliante allo stato Spirito e tanto più è vicino al principio della forza: lo Spirito. Di converso, tanto più uno spirito non è somigliante allo stato dello Spirito e tanto più è lontano da quel principio. Tanto più è lontano dal principio della vita (la forza dello Spirito) e tanto più è vicino al proprio principio: la forza del proprio spirito.

Tanto più gli spiriti sono vicini allo stato dello Spirito e tanto più presso di quello si identificano. Tanto più si identificano nello Spirito e tanto più sono identificati dallo Spirito. Tanto più sono identificati dallo Spirito e tanto più sono lontani dal loro. Tanto più sono identificati dal proprio spirito e tanto più non lo sono dallo Spirito. Secondo stati di infiniti stati di vita (e secondo infinite corrispondenze fra gli stati di Natura, Cultura e Spirito) uno spirito, meno è somigliante all’Immagine dello Spirito e più conserva l’immagine del proprio stato di spirito. Lo stato della Metempsicosi, dunque, è corrispondente allo stato dello Spirito che si incarna. Lo Spirito, dando la sua forza ad ogni stato di vita, necessariamente, è via di congiunzione (dallo Spirito al nostro e dal nostro allo Spirito) fra il Suo stato ed il nostro. Poiché lo è di ogni stato di vita, sia sul piano naturale quanto soprannaturale è via di congiunzione sia di quella spirituale (spiritualità è diretto rapporto fra la vita umana e quella del Principio) che di quella spiritica.

La vita spiritica è rapporto fra spiriti: forze naturali della vita e che è, e che furono in questo stato di vita. Nello stato soprannaturale gli spiriti sono forze che ancora conservano degli stati di spirito dell’umana identità che furono. Nello stato naturale, invece, gli spiriti umani sono forze che ancora conservano degli stati della spiritualità della vita che li ha originati sino dal Principio. Lo Spirito non può non essere continua emanazione di forza in quanto la vita non può concepire stati di interruzione. Non lo può perché ogni stato di interruzione sarebbe uno stato di morte della vita, ed in ciò, estrema contraddizione con il suo principio: la vita sino dal Principio. Ogni volta lo Spirito concede la propria forza (la Natura della Sua vita) concede la Sua totalità. Non può diversamente se non aprioristicamente discernendo come, a chi, o se dare più o meno forza.

Questo, però, significherebbe che lo Spirito predetermina la vita che ha originato ma la predeterminazione si scontra col principio dell’arbitrio: giudizio che è libero solamente se condizionato dallo spirito di chi discerne. Il condizionamento dell’arbitrio della Vita (l’Universale) sulla vita principiata (la Particolare) si ovvia perché se è vero che lo Spirito da vita agli stati della vita è altresì vero che la vita determina la propria secondo la forza dello spirito che si origina dallo stato della corrispondenza fra i suoi stati. La vita originata che segue le indicazione della giustizia nella sua forza (la pace) non per questo è predeterminata verso quella meta spirituale. Lo Spirito del Principio, essendo l’origine della forza che proviene dal giusto che corrisponde dal vero che è nel bene, necessariamente, non può non guidare che secondo il suo principio. Non per questo, però, lo Spirito predetermina la vita a cui da vita, in quanto la vita originata corrisponde fra di sè secondo il proprio.

Si può dire, allora, che in ragione dei principi adottati (quelli di bene e/o di male) la vita umana si predetermina in ragione dello stato di vita di prevalente scelta. Gli spiriti che tornano a questo stato di vita, se seguono il Principio della vita (lo Spirito) reincarnano la loro forza, ma, se seguono il principio della loro vita, il loro spirito, si reincarnano come Natura (forza) della loro Cultura: vita. Gli spiriti che tanto più conservano il proprio stato di vita, tanto più influiscono della propria personalità, la vita in cui si incarnano. Pertanto, nel bene come nel male, sono elevati gli spiriti che influiscono la loro forza e sono bassi gli spiriti che influiscono la loro vita. Citando un mio sogno, paragono lo stato dello Spirito ha un palazzo di cristallo.

Si può pensare di poter entrare in quelle stanze (stati della Vita) con le scarpe (il discernimento) ancora sporche d’incoscienza? Con questo non intendo dire che lo Spirito impedisce l’ingresso alla vita che vuole entrarci ma che sarà questa che si impedirà di farlo. Infatti, alla luce di un rinnovato giudizio (quello dato da una più cosciente conoscenza di se) confrontando la propria stanza (lo stato della propria vita) con quella dello Spirito (lo stato della Vita) si impedirà di farlo ogni volta constaterà una mancata corrispondenza di spirito (di forza) fra la vita dello Spirito e la sua. Nella vita dello Spirito, ogni differenza dallo Spirito è differenza di vita fra il nostro stato ed il Suo. In quanto ogni differenza è separazione fra Vita e vita, allora, ogni divario di vita fra i due stati non può non essere che dolore da separazione dal Principio: la vita di origine.

Poiché la differenza è dolore e, poiché il dolore essendo separazione dalla Vita non è vita tanto quanto è dolore, ecco che si è lontani dal Principio della vita tanto quanto l’ingiustizia nel nostro spirito ci ha reso dolenti. Poiché il dolore dato da ciò che non è stato giusto al nostro spirito si è originato dal male dato dalle erronee corrispondenze fra i nostri stati, ecco che, allo scopo di annullare (nel senso di chiarire ciò che impedisce di entrare nel Palazzo) ciò che è male per la Natura, falso per la Cultura e conseguentemente ingiusto allo Spirito della vita personale quanto verso quello della vita Universale, non si può non tornare a questo principio di vita. Non si può non tornare perché, presso la vita dello Spirito non vi può essere dolore in quanto il dolore, essendo un male, presso il Bene non può essere del Giusto. Uno spirito può arbitrariamente spostare il suo stato verso uno più elevato?

Direi che non lo può. Non lo può, perché quell’azione di egoistico bene non corrisponderebbe a ciò che è vero al Vero, e quindi giusto al Giusto. Per quanto uno spirito non voglia capire e/o accettare ciò che è bene, vero e giusto, comunque non può modificare l’evoluzione del suo discernimento se non fermando la sua vita allo stato di prevalente scelta. Può fermare la vita della sua conoscenza (ed in ciò separare la sua Natura dalla sua Cultura) solamente lo spirito che non vuole vivere ciò che sa. Lo spirito che separa la sua Natura (la sua forza) dalla sua Cultura (la sua vita) è uno spirito basso in quanto agisce secondo il principio di un bene, legato al principio del suo vero, ma slegato dal principio del Vero. Un giudizio che non è definitivo se non quando viene espresso da chi si giudica, necessariamente, ha degli stati sosta: quelli concessi dai tempi dati dalla volontà e dalla capacità di discernimento.

Nella sosta, il discernimento giudica ciò che è giusto perché vero al bene. Ogni stato di sosta, essendo arresto dell’elevazione verso il Bene data dal discernimento è purgatorio: luogo della pena della Cultura della vita che sosta la sua strada. Purgatorio non è condanna, ma stanza (stato) nella quale si attende alla giustizia secondo ricerca di verità. Per quel bisogno di verità secondo giustizia, allora, ci si reincarna sino a quando la si è raggiunta. La reincarnazione, dunque, può anche essere intesa come l’appello che il giudice di primo grado (il nostro spirito) rivolge allo Spirito: il giudice di supremo grado. Direi, che la definitiva collocazione presso lo Spirito (e, dunque, la cessazione delle metempsicosi) succede quando uno spirito ha compiuto il suo discernimento sulla Vita, mentre il ritorno verso questo stato di spirito (di vita) succede perché uno spirito non lo ha ultimato.

In ragione delle reincarnazioni e/o del loro stato, quando si torna a questo principio di vita, vi si torna con ciò che in precedenza si fu: le identità date dagli stati che si è vissuto. Siccome le identità che abbiamo vissuto possono essere infinite, allora, può esserlo anche l’identità spirituale e/o spiritica. E’ normale alla vita che vi sia reincarnazione di forza ma anormale che vi sia invasione di vita. Infatti, i rapporti di interferenza fra Vita e vita, cioè, fra lo Spirito e uno spirito, sono invasivi tanto quanto ingerenti sia sul piano soprannaturale che su quello naturale. Lo è perché un’invasione di vita devia e/o altera un percorso che non può non essere che personale. Come impedire l’invasione di vita? Direi che l’integrità della vita personale (stato dell’unicità dato dalla corrispondenza con i soli suoi stati) è già, ciò che la impedisce.

Anche lo spirito più collocato nella Vita dello Spirito comunque conserva l’identità dello spirito che nel bene e nel male è, in quanto, è l’identità dell’essere che è ciò che lo distingue dall’identità dell’Essere che in assoluto è. Nelle manifestazioni spiritiche, (elevate e/o basse che siano e comunque avvengano) e nei casi di manifesta reincarnazione e, al caso, di accettazione e seguito da parte della vita ospitante, questo dovrebbe essere un ulteriore e grosso motivo di riserva culturale e spirituale.

TI RACCONTO UN SOGNO

Ti racconto un sogno. Avevo l’intenzione di farlo già al risveglio, ma non mi era sufficientemente chiaro. Non che adesso lo sia del tutto. A braccia aperte, gioioso e con un gran sorriso mi sto avvicinando ad un giovane arabo. Sulla trentina. Magro ma non scarno. Bello perché virile oltre che per i tratti. Non particolarmente alto. Rada la barba. Indossa jeans, ciabatte, e una camicia con dei disegni. Li direi arabeschi. Sul tessuto non sono particolarmente evidenti. Anche il giovane mi sta accogliendo a braccia aperte e con analogo sorriso. Un attimo prima di farsi abbracciare e di abbracciarmi, sempre sorridendo ma con fermezza mi dice: qua, non si bacia nessuno.

Non capisco perché me lo dice e rimango disorientato, anche perché al suo posto sto abbracciando una barriera rettangolare. Sembra una porta, ma è leggermente più piccola. Non mostra maniglia e neanche serratura. E’ di color ruggine, quindi, la penso di ferro. Il giovane che non vedo più, lo suppongo dietro. Neanche io mi vedo più, tuttavia, sono ancora presente sulla parte destra della scena. Nel tentativo di capire cosa è e che senso ha, la sto guardando da qualche metro di distanza. Continuo a non vedermi ma ora sento che gli sono davanti. Davanti, sento le emozioni sessuali di chi sta penetrando un corpo. In una barriera di ferro?! Sento che quella penetrazione è insoddisfacente, non potente. Da giovane non ho mai penetrato niente e nessuno.

Se l’avessi fatto, però, sento che sarebbe stato così: titubante, oltre che virilmente poco dotata. Perplesso, disorientato mi sveglio con un pensiero: “così non si fa”. Non so se conseguente a quello, ma provo un vago senso di colpa: un misto fra malinconia e un emotivo malessere. Si dice che i sogni siano messaggi degli spiriti. Ammessa l’ipotesi, chi era e/o di chi era quello spirito arabo? Penso di saperlo ma pensare non è sapere, quindi, tengo per me quell’intuizione. Cos’è un bacio, e cosa può significare “qui non si bacia nessuno?” Penso che il bacio sia ciò che è rimasto del cannibalismo. Il cannibalismo è bisogno di carne simile: rituale o solo alimentare che sia quel bisogno.

L’evoluzione sociale e storica ci dimostra che dal bisogno di carne simile siamo passati al bisogno di valori simili: anche questi alimenti carnali perché provenienti dalla vita della carne. I valori non si devono “consumare”, così, per farli durare come alterno cibo culturale e/o proprietà (sentimentale e/o no che sia) con il bacio recitiamo la cena. Ammessa l’ipotesi, direi, allora, che quel giovane mi stava dicendo che non lo devo baciare (e che non mi avrebbe baciato) perché ciò avrebbe permesso il proseguo di una cena simbolicamente cannibalizzante? Visto che eravamo immagini disincarnate (il giovane ed io) di quale altra carne eravamo vestiti? Non mi resta che un’ipotesi: visto che eravamo vivi, eravamo vestiti di ciò che, dandoci vita ci faceva vivere.

Siccome quello che ci fa vivere è lo Spirito, eravamo incarnati dalla sua forza. Il rifiuto del bacio, quindi, mi dice il rifiuto della cannibalizzazione fra spiriti. Lo stato di spirito di uno spirito trova vita e vitalità nei valori che persegue. Mi sono valori i discorsi sullo Spirito e sul Padre. La corrispondenza fra spiriti (onirica o no che sia) avviene fra spiriti affini. Si può pensare, quindi, che fra lo spirito di quel giovane e il mio vi è (o vi è stata) dell’affinità sugli stessi temi? Per la stessa strada? Per gli stessi valori? Il sogno non lo dice. Quello che so, è che fra i rispettivi valori è stata posta una porta ferrea. Implicito lo scopo, direi: impedire che i valori di quel giovane finiscano cannibalizzati dai miei.

Il divieto potrebbe avere un ulteriore scopo: impedire, tenendole separate, la sovrapposizione di identità su identità. La barriera che divide quello che è di uno da quello che è all’altro c’è sempre stata, oppure, l’autore del sogno (non ho idea chi) l’ha collocata in occasione del messaggio? C’è sempre stata, quella porta, non solo perché la ruggine ne diceva l’antichità, ma anche perché già la troviamo nelle parole di Cristo quando invita a dare alla terra quello che è della terra e al Padre quello che è suo. Beh: non con le stesse parole. Considera le mie, una sorta di licenza poetica. Tutti i sogni finiscono. Nel finire dei sogni finiscono anche i messaggeri? No, direi di no.

Il sogno m’ha fatto vedere che si collocano (e/o la vita li colloca) oltre la porta dei valori; porta, che non avendo chiave e serratura, si può oltrepassare solo accettando l’abbraccio fra reciproci valori e rifiutando ogni genere di cannibalizzante bacio fra valori. Vuoi vedere che il sogno mi sta anche dicendo quello che si dovrebbe fare nella ricerca di Comunione fra Religioni? Ti passo l’idea. Vedi tu. Concludendo: ammesso di aver capito il sogno e il suo messaggio, quale parte della favola mi riguarda? Mah! Una sola, direi, e cioè, devo proseguire da solo e da sveglio. Verso dove? Non lo so. Non sono ancora così sveglio.

Anche il cuore

Anche il cuore della carità ha due ventricoli: quello dell’accoglienza che è della Donna, e quello della determinazione che è dell’Uomo. Quello dell’accoglienza l’hanno agito le due Volontarie che ti hanno ascoltato. Non ti ho detto il mio, perché, ho sentito che avevi più bisogno di essere accolta, che determinata. Lascio la mia voce, allora, in questo scritto. A me, emozione maschile della vita, sei apparsa come un albero; forte ma con i rami portanti, pieni di rami collaterali. L’alimentazione dei rami collaterali sta togliendo vita ai rami portanti; questo, anche perché le tue radici non sono economicamente profonde.

Per l’insieme di queste cause, tutto il tuo albero (cioè, tutto te stessa) vacilla sino ad un possibile crollo: crollo che la tua evidente disperazione sente molto vicino. Che fare? Due le azioni. In primo, la tua presa in carico dalle Volontarie e/o dal Centro, ed in secondo, tagliare i rami inutili. L’operazione di potatura, però, non può essere fatta dalle Ausiliare e/o dal Centro: solo tu la puoi fare. La dove senti di non poter tagliare i rami inutili dalla tua vita, devi fare in modo di poterli potare dalla tua mente, e dove è necessario alla tua sopravvivenza, anche dal tuo cuore. Potare i rami superflui dalla tua vita, e/o dalla tua mente, e/o dal tuo cuore è operazione indubbiamente dolorosa, come è doloroso dover tagliare un arto, ma, se è in cancrena, che altra scelta ti rimane se non c’è altro modo per preservare la salute e la potenza nel resto del corpo?

Potare i rami dalla mente, è anche un togliere delle erronee idee dai pensieri. Ad esempio: ci hai detto che tua figlia (in accertamento di autismo) ti schiaffeggia, ti graffia, ti percuote. Da come ne parlavi, si capiva la tua sofferenza di madre che per quelle azioni si sente rifiutata dalla figlia. Sbagli, Maria. Una bambina in sospetto di autismo non vede la madre; vede e sente, invece, una entità che non conosce, e che pertanto la spaventa; le sue convulse reazioni, pertanto, sono solamente il frutto di una disperata difesa; è il mondo che non conosce che sta allontanando da sé, non, la madre. Capisci la differenza? Capirlo è importantissimo!

Capirlo, significa che puoi cercare il modo migliore per avvicinarti senza spaventarla; capirlo, significa accettare di essere allontanata come strumento di cura, non, come strumento di vita che è una madre. Converrai che non è la stessa cosa! Non si sa perché ma la musica di Mozart risulta variamente curativa per le personalità autistiche. Fagliela ascoltare. Non che ti risolva il caso, ma, se anche servisse solamente a tranquillizzarla, avresti una figlia meno chimicamente sedata, e, quindi, come tanto desideri, più presente a sé stessa e a te. Fagliela ascoltare a basso volume; quella musica non deve coprire le emozioni di tua figlia: le deve solamente accompagnare. Deve essere accattivante sussurro, non, gridata parola. Se non hai della musica di Mozart fammelo sapere: dovrei avere dei Cd.

IL PENSIERO SECONDO SPIRITO

Il pensiero secondo lo Spirito apparso su questa strada opera per rendere la forza naturale e la potenza culturale dipendente dalle soggettive emozioni di

Bene

di Vero                           e                           di Giusto

vissute secondo lo stato della trinitario_unitaria corrispondenza di vita fra i tre stati

Non per questo esclude quanto di bene, di vero, e di giusto deve alla vita altra (personale e/o sociale che sia) ma per questo non vincola nessuno e da nessuno è vincolato

Persona avvisata persona liberata


Ps. Quando ho scritto “apparso su questa strada” non mi sono reso conto che “apparso” poteva far pensare chissà che! Forse “intuito” andava meglio o meglio ancora semplicemente “pensato”. Mi venga un accidenti se capisco perché risolvo le questioni solo dopo avermele complicate!  🙂

GLI STESORI DELLA GENESI

Gli stesori della Genesi raccontano che Dio originò la madre di tutti i viventi con il concorso di una costola del nato dalla terra. Se esclusivamente creazionista quell’impasto, che centra l’osso che sarebbe servito a Dio per originare Eva? Penso invece, che lo stesore (e/o gli stesori) di quel racconto l’abbiano usato per farci capire che la vita al principio creata dal Principio evolse sé stessa in altra vita. Lo penso perché, essendo un Assoluto, il Principio può emanare solamente l’immagine di sé, e cioè, la vita che è. Comunque originati, né il nato dalla terra come neanche la madre dei viventi sono principi assoluti. Pur non assolute del Principio assoluto contengono il principio: la vita come principio assoluto.

Se la vita è un principio assoluto in ambo i principi e se il Primo principio (la vita) è anche nel Secondo (la vita) si può anche pensare che il Primo principio (la Vita del Principio) originò, per implicito senso, anche il Secondo: la vita principiata dal Primo. Mi chiedo: perché il Secondo senso (la vita originata) non rimase assoluta parte della vita originante? Mi rispondo, perché, vita, è lo stato di infiniti stati che si origina dalla corrispondenza di forza (spirito naturale) e di potenza (spirito culturale) fra tutti e in tutti i suoi stati, e che quella corrispondenza di forza e di potenza non può non evolversi in altre condizioni del suo stato. Poiché l’Evoluzione non esclude la Creazione (come l’opposto) che senso ha essere partigiani dell’una o di ipotesi in bandiere per bande trasformate? 

TERESA D’AVILA

Teresa d’Avila ebbe a dire: “è maledetto chi crede nell’uomo!” In primo tempo ho pensato che fosse lei a maledirlo, a poi ho capito: credendo in altro da sé è l’uomo, che si maledice da sé. Di cosa si maledice, l’uomo del caso in questione? Direi che si maledice perché confida in un “luogo” spurio per la presenza del dolore, e dell’errore. E’ un Dottore della Chiesa che lo dice. Mica banane, vero! E’ vero che anche i Dottori non capiscono mica tutto. Ma se proprio non vogliamo credere a Teresa, beh!, la conosciamo bene la Natura umana, vero? Nessuna vita per quanto si elevi cassa la sua umanità, quindi, almeno per principio, nessuna vita per quanto elevata può dirsi pura fonte dell’Acqua di vita.

In passati interventi dicevo che c’è la Chiesa dell’amore, e la chiesa del potere. Tu non abiti sopra il fico da dove è sceso un certo Gabelliere, vero? Parto dal presupposto, quindi, che per quanto sai e puoi, conosci questa realtà almeno quanto me. Per questa conoscenza sai che la chiesa del potere ha fatto strame di infinita vita e di infinite altre verità. Questo non è un mio giudizio. Questo è il giudizio della storia! Per quanto mi riguarda allora, io non credo nella chiesa che si è fatta potere. E’ chiaro che credo in quella dell’amore. Non vorrei turbarti ma non posso neanche tacere se non diventando falso nei tuoi confronti. Aborro, l’ipocrisia!

Ebbene, io trovo chiesa dell’amore anche in quelli che, pur non credendo a nulla, amano, rispettano, e perpetuano la vita per infiniti modi. Naturalmente, lo fanno per quanto sanno e possono ed “ognuno da quello che può”. Perché, questo mio credo? Perché la vita è atto del Principio della vita. In quanto atto del Principio la vita è infinita ed universale Chiesa e Casa. Ti ricorda niente la frase: “Molte sono le dimore del Padre!” E, te credo! Avendo i principi del Padre tutti siamo dimore del Padre. Nessuno può negare il Principio. Al più, possiamo non credere nella Sua esistenza. Al più, lo possiamo nominare in vari (e vani) modi, ma, come in matematica, pur cambiando i fattori non cambia il risultato.

Allora, risvegliato dallo schiaffone di Teresa, allontanato dalle miserie della chiesa del potere, dove poteva trovare rifugio la mia orfanità religiosa? Lo potevo in un solo luogo: presso il Padre. Padre, è il principio della vita che ha attuato il Suo principio: la vita! Lì, la mia più petrea fede! Da questa pietra, posso vedere che tutto il resto è storia e storie, ma senza naufragare!

Per reincarnazioe

RACCOLTA DAI PENSIERI

Per reincarnazione intendo “l’atto dell’anima che dopo la morte del contenitore (del corpo) torna a vivere (influendo) in un altro contenitore.” Vero, ma c’è un altro genere di reincarnazione, e cioè, l’atto di uno spirito che torna a vivere in un altro spirito. Nella prima ipotesi, il reincarnante si domicilia nel corpo. Nella seconda, nello spirito (nella forza) di un’identità incarnata. Lo spirito che s’incarna nel corpo che lo ospita ma non influisce su quella mente è uno spirito spettatore; spettatore alla stregua di chi solamente legge una storia ma non per questo non apprende. Lo spirito che si incarna in una forza, invece, è uno spirito che può essere comprimario ma non per questo restare tale. Secondo stati di infiniti stati, la metempsicosi avviene nella carne per lo spirito che sente di dover ripercorrere le emozioni del corpo. Avviene nella mente, per lo spirito che sente di dover ripercorrere le emozioni del pensiero.

Avviene nello spirito, per l’anima che sente di dover ripercorrere le emozioni della forza. Avviene nel corpo, nella mente, e nell’animo, per lo spirito che sente di dover ripercorrere le emozioni della vita. La vita, essendo corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati, non separa uno stato emotivo da un altro, così, i generi di reincarnazione appena detti (nel corpo, nella mente, e nella vita) comunque finiscono con l’influirsi. Per infiniti stati di vita, lo spirito che cerca il bene, il vero, e il giusto si reincarna secondo spirito di verità; di male, invece, lo spirito che s’incarna secondo dolore naturale e spirituale per errore culturale. Come il primo potrebbe abbassare il suo stato durante il percorso, così il secondo lo potrebbe alzare. Nessun spirito necessita della totale riconsiderazione su di sé: nessuno, infatti, è totalmente in errore come non è totalmente nel giusto. Ne consegue, che, sia pure nei termini sopraddetti, la reincarnazione avviene solo per le parti in errore o in dolore. Le parti in errore o in dolore sono parti di identità. Uno spirito reincarnato, allora, può essere riconosciuto solo per parti della sua identità, non per il tutto che è stato.

Ciò non smentisce chi si dice o viene riconosciuto come un reincarnato. Smentisce, però, chi si dice o viene riconosciuto come reincarnato in toto. Se uno spirito è riconoscibile per quello che è stato, vuol dire che le parti in errore o in dolore da riconsiderare sono direttamente proporzionali al bisogno di reincarnarsi. Ne consegue, che è uno spirito basso, tanto quanto è prevalente il suo stato di bisogno. Nella reincarnazione, i principi che basano la verità di un rinnovato percorso (ciò che è bene al corpo della vita, ciò che è vero al suo pensiero, e ciò che è giusto alla sua forza) sono presenti in qualsiasi stato (e/o figura e/o identità) perché sono le universali emozioni della vita, che anche fra diverse lingue, tutti sentiamo con la stessa “voce”. Sia nel caso di uno spirito deviato da sé e/o da altro da sé, come nel caso di uno deviante in sé come verso altro da sé (un’ipotesi non esclude l’altra) la metempsicosi è scelta dettata dal bisogno di rivedere i gravi presenti nell’animo per la mancata corrispondenza fra quello sanno e quello che sentono in quello che sono e intendono perseguire.

Potenti o no che siano, per gli spiriti bassi ma non contrari alla vita e al suo Principio, per quanto sono di ciò che sentono e per quanto intendono perseguire, sono gravi, i dissidi emotivi compiuti dagli errori verso la propria vita, come verso altra vita, come verso il Principio. Per questi, la reincarnazione è mossa da desiderio della pace che è nella verità. Potenti o non che siano, per gli spiriti bassi perché contrari a sé come verso altro da sé, come verso il Principio e i suoi principi, si possono dire gravi tutti gli atti di opposizione verso il bene, il vero, il giusto. Questi spiriti, li sentono gravi, tanto quanto non hanno saputo essere pienamente contrari. Anche questi si reincarnano per rivedere l’errore, ma per capire come compierli con maggior errore per maggior falsità. Vi è incarnazione a nuova vita e reincarnazione a nuova vita. L’incarnazione avviene per processo naturale. La reincarnazione per processo spiritico. Avviene per forza accanto a forza nel caso di uno spirito compagno.

Di forza su forza nel caso di uno spirito dominante. Di forza dentro forza nel caso di uno spirito invasivo. Dipende dai bisogni e dal carattere dello spirito in metempsicosi. Vi è processo spiritico non invasivo quando il carattere di uno spirito non ha propositi di forza e/o volontà di dominio. Uno spirito dal carattere non invasivo è prossimo alla vita in cui si reincarna. Per questo non è condizionante e neanche sfruttante. Vi è processo spiritico invasivo quando il carattere di uno spirito ha volontà di possesso. Uno spirito con volontà di possesso, oltre che strumentalizzante è asservente. Uno spirito dalla forza tendente alla supremazia, può giungere all’invasione di chi occupa. Al caso, anche alla possessione. Accoglie l’influsso ma ferma ogni stato invasivo e/o di possessione, chi segue solo la forza del proprio spirito. Lo spirito umano guida secondo stati di infiniti stati di tre emozioni: depressione, esaltazione, pace.

Vi è depressione nel caso di errore verso la Natura della vita, il corpo; vi è esaltazione nel caso di errore contro la Cultura della vita, il sapere; vi è pace, tanto quanto cessa il dissidio fra ciò che il corpo sente e ciò che la mente sa. La vita in pace, persegue i suoi principi senza dolore naturale e spirituale e senza errore culturale. Tanto quanto deviano lo spirito della vita influita verso mete e/o destini non corrispondenti alla personale cultura dell’influito, e tanto quanto gli spiriti disincarnati sbagliano contro lo Spirito. Segnalo l’errore anche agli inquilini di questo piano di vita. Gli spiriti bassi interagiscono palesemente con la nostra vita, tanto quanto invocati: vuoi da credenti che si rivolgono ai “noti” (religiosi, storici, o parentali) vuoi da dediti allo spiritismo per ragioni di potere, o di curiosità. I dediti allo spiritismo “spirituale” come di quello “profano” credono che i carismi siano doni dello Spirito. Lo Spirito concede un solo carisma: la vita. I carismi, invece, sono doni degli spiriti. Lì “regalano” a chi concede la propria fiducia.

Ottengono carismi maggiori quelli che concedono la propria fede. In tutti i generi di concessione, i carismi diventano il segno della condizione di servizio agli spiriti. Ciò che ulteriormente vincola lo spirito umano da un ulteriore è la paura di perderli. Il timore è legato alle necessità di chi li ha avuti “in dono”: a tanta necessità corrisponde tanta paura. I carismi fortificano l’esistenza dei depressi nella vitalità e nella vita che hanno cercato e trovato di che motivarsi (e/o consolarsi) cedendo il discernimento, non dove la fiducia e/o la fede. Chi cede il discernimento rimane influito anche a ripresa della sua ragione perché è stato provato da quella realtà: provato, sia nel senso che gli è stata data prova, sia nel senso di appesantito. Certamente, anche alleggerito, ma, (come nel caso di appesantito) dipende da come un provato vive e/o vivrà quell’esperienza. Chi cede la fiducia e/o la fede, e/o l’intelletto allo spirito influente (quando non invasivo) diventa il pescato pescatore di altra umanità: dolente o no che sia.

Lo diventa, tanto quanto non sa resistere alla tentazione, comunque motivata, di mostrare ciò che è per ciò che può. Per quanto ne so (o mi hanno lasciato di che credere che ben poco mi è rimasto di integro) anche del Cristo evangelico si può dire che è stato un pescato pescatore di umanità dolente. Ci risulta, però, che si lasciò pesare dal Padre e che per il Padre pescò. Con il che, si può ulteriormente dire che è stato medium della divinità della vita, non, della vita di spiriti, che, sempre per quanto ci risulta, ha rifiutato per sé, e allontanato da altri e da altro. La personalità che ha ottenuto un carisma in momenti di lutto può essere tentata di mantenersi in stati di lutto (e/o in altre forme di quel dolore) pur di conservare il carisma che “cura” il dolore. Lo stesso per chi ha cercato gli spiriti per motivi di potere e/o curiosità.

Succede anche nella nostra realtà; pur di non perdere il potere che ci conferma l’esistenza, accettiamo di rimanere dipendenti del potere che la conferma. Non vi sono carismi gratuiti. “Così in basso, così in alto”, contengono un’implicita motivazione di potere. Solo la vita è un dono gratuito. Per quanto ci si neghi all’influsso, non ci toglie il carisma. Il medium (e/o di un comunque influito) che non intende liberarsi dagli influssi degli spiriti per non perdere i carismi che gli formano l’immagine che vuole continuare a dare, cosciente o no, si trova inchiavardato da dissidianti emozioni. Non per questo perderà la facoltà di estrometterle dalla sua vita. Nessuno spirito può toglierla. Al più, difficoltare la liberazione, tanto quanto un’invasione è giunta a trasformarsi in possesso. Ciò detto, il mio spirito pagherà i suoi costi, e se il caso, gli spiriti e gli spiritisti pagheranno i loro. Tanto più, perché, per capire la vita propria, altra e del Principio, ogni umanità che è, e che fu, deve percorrere la sua via per giungere alle sue verità.

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