CON FLEBILE SPIRITO CHE FATICA SOPRAVVIVERE
Vita, è lo stato di infiniti stati della trinitario – unitaria corrispondenza
fra Natura

Cultura Spirito
Lo Spirito è forza tanto quanto alimenta il Corpo ed è vita tanto quanto alimenta la Mente.

La forza dello Spirito non può essere maggiore della conoscenza (o l’opposto) se non ponendo dissidio fra gli stati della vita.
Natura per quello che siamo

Cultura Spirito
per quello che sappiamo <> per quello che sentiamo

La Natura è il luogo del Bene

La Cultura Lo Spirito
è il luogo del Vero è il luogo del Giusto
che si origina dalla corrispondenza fra il Bene ed il Vero.

Nel corpo del nostro principio (la Natura) vi sono tre fondamentali emozioni:
Depressione

Esaltazione Pace
DEPRESSIONE quando vi è difetto di forza nella vitalità.
ESALTAZIONE quando vi è eccesso di forza nella vitalità.
PACE quando vi è corrispondente incontro fra vitalità e conoscenza.
Come la vita, anche questi stati di forza sono stati di infiniti stati, così nessuno è depresso in assoluto, esaltato in assoluto, pacifico in assoluto.
La Persona è quello che di prevalenza è perché la corrispondenza di vita fra gli stati non fissa nessun spirito (nessuna forza della vita) al dato stato.

Del nostro stato di pace si può dire che è l’omeostasi spirituale della vita. Raggiungiamo quella condizione di forza, tanto quanto sappiamo estirpare i dissidi
dal nostro Corpo

dalla nostra Mente <> e <> dal nostro Spirito
Per raggiungere la pace (segno di verità perché assenza del dissidio) lo Spirito mediatore da al Corpo e alla Mente la stessa misura di vita:
1 per la Natura

1 per la Cultura 1 per lo Spirito
Uno per la Natura, Uno per la Cultura, ed Uno per lo Spirito sono Uno della vita, perché, vita, (bene per la Natura e vero per la Cultura per poter essere giusta allo Spirito), è unità fra gli stati, non, addizione di stati.
Una vita è somma tanto quanto è trinitario – unitaria. Con altre parole: sé stessa.

Vi è dell’errore nella verità, e/o del male nel bene, e/o della carenza di forza nella vita, tanto quanto la trinitaria misura degli stati non permette l’unità.

Ciò è dovuto a tre fondamentali errori: sbagliamo, quando ciò che siamo (Natura)non tiene conto di ciò che sappiamo: Cultura.
Sbagliamo quando ciò che sappiamo non tiene conto di ciò che siamo: Natura.
Sbagliamo quando ciò che siamo e sappiamo non tiene conto di quanto sentiamo: Spirito.

Il raggiungimento dell’unità fra gli stati implica il ricorso alla mediazione. Uno Spirito non mediatore rischia di dare agli stati della vita della forza di contrastante stato. Per mero esempio:
3 alla Natura

1 alla Cultura <> e <> 8 per lo Spirito
Nel caso in ipotesi, è vero che lo Spirito esalta il corpo (ciò che è) ma è anche vero che lo fa a scapito della mente: ciò che sa.
Per rafforzare il proprio spirito vi è chi opera compensi per la propria Natura e/o per la propria Cultura quando li si avverte e/o li si teme (quegli stati dell’Essere) non corrispondenti all’idea che si aspira ad essere per propri bisogni e/o per bisogni comunque indotti.

L’identità maggiora lo stato e/o la misura dei bisogni
naturali

culturali spirituali
da adeguare perché pensati e/o temuti non adeguati concedendo maggior forza alla Natura

Cultura Spirito
e/o maggior conoscenza alla Cultura e/o maggior spirito alla vita.
Concede maggior spirito alla Natura chi opera per favorire la forza del Corpo.
Concede maggior spirito alla Cultura che opera per favorire la Conoscenza.
Concede maggior forza alla vita chi opera per favorire il suo Spirito.
La maggiorazione per compensazione è a termine per l’inevitabile declino dello stato naturale, culturale e spirituale che la motiva.
Affrontare quel declino è affrontare un lutto. Nel contesto del discorso, per lutto intendo la remissione della vanità e/o della forza aggiunta per ambizioni di potenza (fine a sé stessa o no) se questo è il caso.

Di per sé, lo Spirito non è tanto e né poco: lo Spirito è forza. Ciò che la rende tanta o poca, (con altro dire, esaltata o depressa), è l’erronea corrispondenza con gli altri due stati.
In ragione dell’equa corrispondenza la Natura conforma e conferma la vita della Cultura. La Cultura conforma e conferma la vita della Natura. Lo Spirito conforma e conferma la vita della Natura e della Cultura.
L’equa interdipendenza fra gli stati, conforma e conferma la reciproca mediazione. Nella reciproca mediazione, ogni stato è il mediato mediatore della vita del corrispondente stato. Con altro dire, è paracleto del Paracleto.

Cosa ci dice che lo Spirito manca di mediazione? Ce lo dice l’errore. Chi ci dice quando vi è errore? Dove ancora non lo sa la Mente o lo Spirito è incerto, con sicurezza lo dice il dolore.
Il dolore è il male naturale

e spirituale da errore culturale.
Il dolore afferma questa verità in ogni lingua, ma, la voce della Natura media il peso di quella universale “cultura” dicendo:
lo Spirito è medico quando

la temperatura della mente <> ha gli stessi gradi del corpo.

Il raggiungimento della mediazione fra gli stati della vita

impedisce allo spirito di essere flebile, e per questo, di non patire la vita come pesante.

L’Istituto superiore della Sanità, incarica il Gruppo “C” di Verona, di studiare un malattia che deprime la vita pur non ledendo il corpo. Non vedo cosa ci sia di nuovo – mi dico. Sono cose che succedono, quando un insieme di fattori ammalano la forza della vita: lo spirito. Siccome pensavo, (e penso), di capire qualcosa sullo spirito, intervengo presso il dottor S. con questa lettera. Se anche con le immagini dei concetti non ricordo. Ricordo, però, di aver immediatamente tradotto il titolo a mio modo. All’epoca, la mia emozione era come una volpe in un pollaio. Ve lo immaginate il casino che faceva fra le galline, pardon, fra i concetti?
A proposito di “emozione”. L’emozione, è la parola della vita che dice sé stessa. Se nei “malati” da quella sindrome la Cfs, si può dire, Con Flebile Spirito, della mia Cfs potevo dirla, “Che Fatica Sopravvivere”. A proposito di sopravvivere, mi domando come farò a cavarmela dai casini che ho scritto, ma, quel che è peggio, mandati in giro. Per quanto cerchi, non trovo che una risposta: confessarseli, correggerseli e, rimandarli in giro. Mi domando, se anche per la cura della Cfs sia necessario applicare questa auto terapia: vedersi, non per quello che abbiamo sognato di essere, (o ci è stato detto che siamo), ma per quello che si è.
Quindi, (sia pure con fatica), accettare la constatata identità. Terapia della rassegnazione? No! Terapia della sincerità! Ho la sensazione che con la sindrome da Cfs, la medicina tenti di entrare nella casa della Psichiatria. Secondo me, l’intrusione finirà con reciproco guadagno. Per il paziente non lo so. Essendo sindrome, con il fare, dovrai considerare anche l’essere della Persona: soggetto, non meno sindrome del male che denuncia. Prima di inoltrarmi nel discorso, non posso non dire cosa intendo per Persona e qual è la sua immagine. La Persona è l’immagine dello stato unitario trinitario che si origina dalla corrispondenza fra i suoi stati: Natura, Cultura, Spirito.
Tanto quanto i suoi stati corrispondono, è tanto quanto la Persona trinitaria è unitaria. Tanto quanto una persona è unitaria e tanto quanto è sé stessa e, quindi, integra. Per quanto riguarda il tuo essere di tecnico, pensa allo spirito come alla forza della vitalità, che, allo Spirito come forza della Vita, ci penso io. Pensare allo spirito come alla forza della vitalità, ti consentirà di procedere per la terra che conosci. Non dovrebbe meravigliare l’età dei malati. E’ l’età delle massime tensioni vitali, però, è anche l’età dei massimi contraccolpi. La Cfs, dice che un contraccolpo ha provocato un crepo.
Ora, si tratta di trovare il luogo di quel crepo. Secondo l’immagine che ho introdotto sopra, il luogo può essere nella Natura: stato di principio, del principio della sua vita. Nel caso lo sia, ciò vuol dire che una Natura, (la parte fisica dell’identità), ha emanato verso la vita, una carica di vitalità, (di forza), che non ha trovato sufficienti agganci, sviluppi, conferme. Non avendole trovate, quella vitalità è tornata al mittente, con forza direttamente proporzionale all’emanazione, se il soggetto ha in altro la sua base, (una confermante idea di sé), ma inversamente proporzionale alla emanazione, se il soggetto non si fonda, anche in altra confermante base.
Sia nel caso direttamente proporzionale che in quello inversamente proporzionale, il contraccolpo può essere di segno + o di segno -, per infiniti, (la vita stato di infiniti stati di vita), e sindromatici fattori. Il segno + e -, dicono il genere di sofferenza che si origina nella forza dello spirito di quella persona. Quando è +, il contraccolpo nello spirito provoca delle esaltazioni. Quando è – provoca delle depressioni. Quello che vale per l’emanazione naturale, vale per quella culturale e spirituale. I contraccolpi sono originati da risposte non date dal corpo, non date dalla mente, non date dallo spirito.
Essi crepano la Persona, quando i suoi ammortizzatori mentali, (i dati del discernimento), sono scarichi perché demotivati, o carichi di una esistenzialità non corrispondente all’effettivo essere. In genere, una demotivazione copre un lutto interiore: la morte di una idea di sé. Può essere del sé naturale, di quello culturale, di quello esistenziale. Di quello cioè, che risponde ai perché vivere. Una esistenzialità impropria, (convenzionale al sociale ma non alla data individualità), è un pezzo della vita, non originale, per quella vita. Come succede per le macchine, i ricambi non originali corrispondono agli originali come forma ma non come sostanza, quindi, sono più soggetti ad usurarsi.
La C.F.S. indica, che un pezzo non originale della vita di una persona, si è definitivamente usurato Vi sono anche dei pezzi non originali che pur facendo cedere il soggetto non cedono nel soggetto. Sono estremamente cari: vedi ogni forma di droga.
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