E’ partito tutto dall’elevazione di un pensiero: da uno spirito allo Spirito. Va bè, Vitaliano ma scendendo dal fico come lo spieghi più terra – terra? Forse paragonandomi alla pallina di neve che la slavina coinvolge. Fermato che mi sono, nella slavina non sono più quello che sono stato e neanche capire in quale parte mi trovo. Sento, però, che faccenda non ha alcuna importanza perché vedo che sono neve parte della Neve. Ne devo menar vanto? Non vedo perché! A tutte le palline di neve che una volta giunte a valle si rendono conto di far parte della Neve succede la stessa cosa. E mo’? E mo’!
Categoria: GLI ASSUNTI
IL PERCORSO “PER DAMASCO”
Il percorso “per Damasco” è motivato dalla ricerca della Verità (simbolizzata dal bianco) che porta all’Amore (simbolizzato dal giallo) che porta alla Verità che porta …
AVEVO BISOGNO DI UN’IMMAGINE
Avevo bisogno di un’immagine che rendesse l’idea
VITA SI NASCE. NEL TUTTO SI DIVENTA
Dopo obbrobriosi tentativi sono giunto a questa
elaborando un carattere Word Art: per la precisione un punto seguito da altri punti. Era lineare quando ho visto il risultato. Non era male ma non mi convinceva del tutto così l’ho modificata come si vede. Leggendola a posteriori ne ho tratto questo significato:
la vita è un principio che viene dal Principio e che al Principio ritorna.
Per restarci? Per restarci sì ma nello stato in cui è giunta non è detto perché vita è stato di infiniti stati che si originano dallo stato della corrispondenza fra
Forza
Potenza Conoscenza
PARTICOLARE E UNIVERSALE
Un sasso e un monte hanno analoga verità nell’essere ambedue calcare. Alla stregua, nella ricerca di verità fra il nostro stato della vita (la particolare) e lo stato della Vita (l’universale) ho trovato il comune “calcare” nello Spirito: forza della vitalità naturale e potenza della vita culturale, sia in Basso (nel nostro stato di vita) che in Alto: lo stato del Principio della vita comunque lo si pensi, lo si creda, o lo si nomini. La Forza del Principio (lo spirito dello Spirito) è, necessariamente, in ogni stato della vita che principia. Così, l’Alto (Immagine della vita) e il Basso (la vita a quella somigliante) sono in ogni dove: indissolubilmente.
10) Raccolta
E MO’? E MO’!
Da sempre mi chiedo come faccio a sapere quello che sostengo ma non trovo nessuna definitiva risposta. E’ partito tutto dall’elevazione di un pensiero: da uno spirito allo Spirito. Va bè, Vitaliano ma scendendo dal fico come lo spieghi più terra – terra? Forse paragonandomi alla pallina di neve che la slavina coinvolge. Fermato che … Continua
APPUNTI
Vita è stato di infiniti stati. Si origina in ragione dello stato della corrispondenza fra tutti ed in tutti i suoi stati. Al principio e dello stesso Principio: NATURA CULTURA SPIRITO Per Natura intendo il Corpo della vita comunque effigiata. Per Cultura … Continua
AVEVO BISOGNO
Avevo bisogno di un’immagine che rendesse l’idea VITA SI NASCE. NEL TUTTO SI DIVENTA Dopo obbrobriosi tentativi sono giunto a questa elaborando un carattere Word Art: per la precisione un punto seguito da altri punti. Era lineare quando ho visto il risultato. Non era male ma non mi convinceva del tutto così l’ho modificata come … Continua
DELLA METEMPSICOSI
Secondo un proverbio romeno chi si è scottato col brodo teme anche lo yogurt. Potrei verificare lo scritto, allora, solo se disposto a riprendere le scottature. Lascio tutto come sta. In qualche mese del 1995 al Febbraio 2023 Sino dall’inizio della mia strada “per Damasco” ho potuto ordinare le “rivelazioni” che sentivo nel mio spirito … Continua
UN ALTRO ISLAM E’ POSSIBILE?
Trovo insufficiente e sviante la definizione di “moderato” data all’Islam che intende mettersi in corrispondenza di vita con il paese che l’ospita. Vi è il rischio, infatti, che la moderazione spirituale del credente islamico, venga intesa, (o fatta intendere), come dovuta ad una mitigazione, o peggio ancora, occidentalizzazione, della sua fede. Più che in moderato o fondamentalista, quindi, dovremmo distinguere l’Islam in “confidente”, ed in “diffidente”. E’ confidente l’Islam che accoglie la volontà della Vita: il Dio in cui crediamo, al di la del nomi che Gli diamo; è diffidente, invece, l’Islam che si arroga l’arbitrio di sovrapporre la volontà della sua vita su quella della Vita.
Come distinguere la nostra volontà da quella della Vita e, quindi, distinguere l’Islam confidente da quello diffidente? In ogni cultura religiosa, il principio della vita è il Bene. Ne consegue, pertanto, che nella nostra volontà di credenti non vi può essere quella del dolore tanto quanto non perseguiamo il Suo principio, appunto, il bene. In quanto antitesi del bene, il dolore è il principio del male in tutti i generi di errore. Da ciò ne consegue, che non vi può essere bene divino o umano, dove rechiamo martirio in noi, in altro da noi, e nella vita. Dove sui sensi della vita umana e divina non vi è una comune intesa culturale fra religioni, quindi, non può non esservi spirituale intesa quando generiamo motivi d’urlo nella reciproca umanità.
Essendo cristiano non dovrei permettermi di “predicare” alla fede mussulmana un ritorno alla sua origine, ma se l’accoglienza della volontà della Vita è principio fondante della fede islamica, non di meno lo è stato di quella cristiana per mezzo di una ragazza e di un pescatore di quelle parti. Ci sarebbe da dire anche sulla diffidenza del cristiano verso una volontà di vita che non conosce, o che conoscendola non accetta. La stessa dissidenza è dell’islam verso altre fedi ma Dio è il più grande per tutte e su tutte, quindi, “diamoci una calmata.”: tutti!
EDUCAZIONE RESPONSABILE
Educazione responsabile è far capire a Edipo chi è Laio e a Laio chi è Edipo
Tutto cerco fuorché colpevolizzare i genitori del loro modo di comunicare con i figli i loro insegnamenti, anche perché, da altro e/o da altri di accantonato magistero. Dovrebbero porsi, tuttavia, questa domanda: i figli non ascoltano per orecchio, o non ascoltano perché le emozioni comunicate dal genitore non corrispondono al data base emozionale del figlio/a? Dove c’è il rischio che la parola cada nel vuoto, quindi, trovare le corrispondenti emozioni fra le due Figure è l’indispensabile ponte. Ovviamente, secondo quanto si sa e/o si può.” Pensavo di aver detto quanto, invece, al proposito, mi girava nella mente un che d’incompiuto.
Penso sia questo: il Freud (rifacendosi alla tragedia di Edipo) dice che il figlio supera la figura del genitore se lo “uccide”. C’è del vero in quanto dice, tuttavia, è un vero fortemente superato. La società non è più il compiuto Genitore che fa compiuti genitori che fanno compiuto il Genitore. La Società, oggi, è un’Idra dalle molte steste: tutte referenti all’unica, e tutte delegate ad essere la sua, ma nessuna responsabile del Tutto. Ciò che è diventato lo Stato genitore, è diventato anche lo stato dei genitori. Anche i genitori, infatti, a livello educativo sono diventati la testa formata da tante teste. In vero è sempre stato così, ma i referenti dell’Idra dedita alla pedagogia sociale (sia pure ai tempi di Berta filava) erano numericamente inferiori.
Non solo, di più ferma (certa e/o potente) identità personale e sociale. Per quanto penso, il figlio che oggi deve giungere ad uccidere il suo prevalente educatore (commistione fra padre, madre, parenti, società, norme, usi, insegnanti di tutti i generi, ecc. ecc.) come fa a identificare il prevalente Laio da superare? Non potendolo fare perché non è più possibile farlo, il crescente di oggi rivolge la difesa contro sé stesso accecando la crescita.
ALLO SCOPO
Allo scopo di collocare il nostro spirito nello stato dello Spirito, la vita originata da quella Forza e da quella Potenza non può non sapere l’Immagine che ha attuato la sua. La conoscenza è raggiunta in ragione dello stato dalla corrispondenza di forza e di potenza fra vita e Vita. Limitare e/o condizionare la conoscenza di ciò che è alla coscienza è, dunque, limitare e/o condizionare (quando non deviare) il rapporto di corrispondenza fra la vita del Principio (l’Alto) e quella della Somiglianza: il Basso. Nell’ostacolare il rapporto di corrispondenza fra l’Immagine del Principio detta dai suoi principi e ciò che è a sua Somiglianza (la vita umana e i suoi principi) si limita alla nostra vita, la facoltà di porsi con giusto spirito presso l’Origine.
9a) RACCOLTA
ANALISI DEL DISCERNIMENTO
Il discernimento è il più corrispondente strumento di cura: esso è il mezzo che pone nella giusta corrispondenza ciò che è sano con ciò che è da sanare. Il discernimento su sé o su altro da sé, è attiva transazione culturale ogni qualvolta permette il proseguo della vita propria, sociale e spirituale. E’ passiva transazione … Continua a leggere
ANALISI DEL MALE
Lo stato nel quale non vi è alcun male è il Bene: Principio del bene naturale quanto del culturale e dello spirituale in ogni stato di vita. In ragione della condizione dello stato della mancata comunione di una Natura, o di una Cultura, o di una vita con il Principio del Bene, non vi è … Continua
ANALISI DELLE EMOZIONI
Le emozioni sono informazioni che una Natura da alla sua Cultura. Tanto più una Natura sente quelle informazioni e tanto più la sua Cultura le sa. Tanto più una Cultura le sa e tanto più la sua Natura le sente. Tanto più una individualità le sente perché le sa (come tanto più le sa perché … Continua
ANALISI DELL’INDIVIDUALITA’
Un’individualità che in primo non corrisponde a sé stessa, cioè, con gli stati di Natura, Cultura e Spirito propri, necessariamente, è separata da sé stessa tanto quanto non si corrisponde. Una individualità che non è in comunione con sé stessa perché in vario grado separata, è, perché esiste, ma, non vive tanto quanto non attua … Continua
IL SENSO DELLA COLPA
Il senso della Colpa? Croce da temere e maestro da ascoltare. Il senso della colpa (peso dell’errore nella Cultura sulla vita della Natura) è carenza di forza nel corpo, nella mente, nello spirito. Certamente è vero, che se l’ascoltiamo troppo, rischiamo di cadere sotto il peso di quella voce. Come in tutte le cose, quindi, … Continua
GUERRA E PACE
fra i principi maschili e femminili della vita maschile e femminile. a Maria Grazia L.
(As.) Poiché vita è stato degli infiniti stati che si originano secondo lo stato dalla corrispondenza di forza e di potenza fra tutti ed in tutti i suoi stati ne consegue l’universalità di un confronto portatore del dissidio … Continua
UN ALTRO ISLAM E’ POSSIBILE?
Trovo insufficiente e sviante la definizione di “moderato” data all’Islam che intende mettersi in corrispondenza di vita con il paese che l’ospita. Vi è il rischio, infatti, che la moderazione spirituale del credente islamico, venga intesa, (o fatta intendere), come dovuta ad una mitigazione, o peggio ancora, occidentalizzazione, della sua fede. Più che in moderato … Continua
BEATITUDINE
E’ beata la Natura della Cultura della vita che vive se stessa in eguale misura di Spirito. Un’eguale misura di forza fra gli stati della vita la pone in pace. Quando gli stati della vita sono in pace perché sono cessati i dissidi (vuoi i propri che quelli fra vita e vita e della data … Continua
GIORNI FA UN PENSATORE
Giorni fa, un pensatore dal nome che direi di origine polacca, (se non altro per le y e k nel suo cognome) si stava chiedendo se lo Stato può sopravvivere senza il sostegno della Religione. Secondo me, la domanda da porsi é quella contraria. Si chiedeva, inoltre, se esiste la morale laica, e se sia … Continua
EDUCAZIONE RESPONSABILE
Educazione responsabile è far capire a Edipo chi è Laio e a Laio chi è Edipo Tutto cerco fuorché colpevolizzare i genitori del loro modo di comunicare con i figli i loro insegnamenti, anche perché, da altro e/o da altri di accantonato magistero. Dovrebbero porsi, tuttavia, questa domanda: i figli non ascoltano per orecchio, o … Continua
GLI UOMINI, LE DONNE, LA NORMA.
Per non si sa quanto tempo abbiamo discusso su che cos’è norma senza arrivare ad una conclusiva affermazione. Norma, per come la vedono il Principato e la Religione è piena corrispondenza a delle prefissate regole. La dove non è possibile viverla pienamente la si recita: è umano. Le regole imposte dai due capisaldi della società, non per questo sono giuste, o nei miglior casi, non completamente giuste (o quanto meno non bastanti) per formare l’umanità personale del dato cittadino da normalizzare. Alla luce di quanto generalmente avviene, il Cittadino, non può non essere che il deformato piede da scarpe che ne bloccano lo sviluppo.
Prendo l’esempio esempio dalla cultura cinese dell’epoca Che Fu. Consenzienti nolenti o volenti, l’arresto dello sviluppo ha bloccato l’animo femminile ma non di meno il maschile anche se questi si è curato dalla paralisi con massicce dosi di quel ricostituente che conosciamo come potere. A dosi molto più annacquate è stato cura anche per l’animo femminile. A dargli dosi di potere ancora più blande, invece, è stato il principato religioso. A dosi molto più annacquate, anche l’animo maschile dei poco potere è stato curato promettendo consolazioni in due prevalenti settori: in quello ulteriore e sulla vita della donna.
Per confermare dei primi, infatti, non si può non confermare dei secondi; e chi meglio di identità fisicamente deboli, o per natura, o rese tali per imposta cultura? Principato e Religione potevano agire diversamente? Dipende! Per formare una società di Cittadini, certamente no. Per formare una società di vita certamente si. Possiamo dunque, considerarli colpevoli di offesa contro l’Umanità sia il Principato che la Religione quando diventato soverchiante potere? Mah! Della saggezza del di poi sono piene le fosse dice giustamente un proverbio e quel che giusto ora sino ad affermata banalità è pur sempre la somma esperienziale ricavata dalla riparazione di errori e dolori secolari.
Prima o poi, però, bisognerà pur ritrovare il punto. Da qualche tempo lo sta ritrovando la donna. Da qualche tempo lo sta perdendo l’uomo. La Donna lo sta ritrovando con potenza, ma, occorre ammetterlo anche con prepotenza: docet l’uomo. Se è il calcare che cerco, non occorre studiare un monte: basta studiare un sasso. Ambedue, infatti, sono portatori della stessa principiante sostanza: il calcare. Dalla considerazione, un banalissimo caso. Quando passo da una parte all’altra della strada mi metto all’inizio delle strisce e aspetto che si fermi il mezzo che giunge. Ebbene, si fermano maggiormente i mezzi guidati da uomini più che quelli guidati da donne.
Da parte della donna ci vedo in questo una sorta di rivalsa da nonnismo! Quello in cui la recluta che è stata e che ha subito si rifà sul nonno che per prossimo congedo non starà più con il potere di prima. Oltre a questo esempio lo vedo anche nella più confermata solidarietà fra donne solo culturale il più delle volte. Solidarietà però, che soffre di un deleterio effetto collaterale, perché, a mio sentire, diventa ostilizzante barriera per la solidarietà che la donna non può non continuare a sentire anche verso verso l’uomo: pena, se rinuncia a sentirla, una chiusura da fortino in un deserto dei tartari, dove, fra l’aspettato e chi aspetta vi è una desolante area di inutilitudine che sta come corpo morto sta.
Sulla cultura maschile e femminile della vita (cultura in evoluzione per liberazione da schemi da una parte, e di elaborazione di nuovi schemi dall’altra) ci pensa poi la Natura a rendere un’unica carne i due soggetti in discorso. E’ un’unione che può originare la vitalità di altra vita come confermare la vitalità della presente dei soggetti in unione. Dove non procurano errore e dolore ambedue le motivazioni sono un bene, a mio avviso. Ritrovare il comune senso, però, può essere l’impegno che supera delle negazioni del sé maschile o femminile come sinora è successo. Ritrovarlo, è continuare a cercarlo per intenti da raggiunta corrispondenza, ma anche questo è sempre successo almeno in generale pratica.
Due, sono i modi per raggiungere un piena corrispondenza di intenti di vita:
raggiungerli attraverso la comune Cittadinanza;
raggiungerli attraverso la scoperta di sé;
raggiungerli attraverso l’unione dei sé.
Un’ipotesi non esclude l’altra.
Nel primo caso non conta che sia anche ipocrita: conta che sia collettivamente fortificata da una generale condivisione. Nel secondo caso, conta la capacità di spogliarsi dell’identità convenzionale e la capacità di rivestirsi della propria. Poco o tanto, bene o male, anche questo succede già. Dove c’è dissidio fra i due stati del vivere cosa ci sta indicando la vita, per farli cessare? A mio avviso ci sta dicendo che su base culturale non sempre è possibile rendere un’unica carne le due unità, e che ogni forzatura nella ricerca di unione potrebbe essere vissuto dalle due unità come un ergastolo dal quale si potrebbe voler evadere costi quello che costi!
Il femminicidio (come se con femminicidio si intendesse sì uccisa la femmina ma risparmiata la donna!) è il costo supremo. Maggior costo nell’uomo è sentirsi inservibile: vuoi per la femmina, vuoi per la donna, vuoi per la vita. Inservibile, non nel significato di logorato dall’uso, bensì, inservibile perché non a servizio: vuoi della femmina, vuoi della donna, vuoi della vita, e quindi, anche a sé stesso. Che la donna (come per l’uomo) debba continuare a far sentire compiuto il senso di servizio verso l’uomo, verso la vita e, quindi, verso sé stessa, volere o volare implica una buona dose di abnegazione: abnegazione che nei casi di più più pesante croce erode l’essere.
Certamente non è l’unico senso della donna quello di abnegarsi nei confronti dell’uomo. C’è anche quello di sapersi e/o volersi abnegare nei confronti della vita; ed è il caso di donne che trovano la loro ragione di essere nel porsi a servizio della vita vuoi in senso religioso, vuoi in senso sociale_politico, vuoi nei sensi che sceglie, e quindi, anche di sé stesse. L’importante (vero, Luisa :)) è non mescolare scarpe con zoccoli! Cosa che invece succede quando donne o uomini si vedono costretti a normalizzarsi come Cittadini perché da molte pressioni indotti a negarsi come sé stessi!
A questo proposito, quanto e/o come provvedono il Principato e la Religione? Al momento, direi con soli placebo. Di fatto, ambedue i poteri hanno bisogno che il Cittadino sia un eguale tot di lunghezza, di larghezza, e di altezza! Nessun genere di potere potrebbe potrebbe costituirsi solida piramide ergendosi con mattoni di diseguale misura e/o materia! A meno che il Principato non si muti per raggiunta mutazione della società. A meno che non si muti la Religione per raggiunta mutazione del suo pensiero. Se mai avverrà ci vorranno secoli, pertanto, passo e chiudo: a voi studio.
NON SMETTERO’ DI DIRLO
Caro Francesco: non smetterò di dirlo: la parola è l’emozione della vita che dice sé stessa. Tanto quanto eleviamo l’emozione e tanto quanto la parola diventa Parola. In virtù di quell’elevazione, l’IO ha sempre creduto di parlare di Dio quando non con Dio. Un tuo precedente, Francesco, aveva amaramente constatato di non sentire più la Sua voce. Può esser stato perché la gestione del potere l’aveva costretto nei piani bassi della vita? Può essere perché quei piani gli avevano carcerato la capacità di salire dall’Io a Dio? Tutto può essere come no ma a mio immodesto parere Dio si sente solamente attraverso la voce del suo unico e primogenito profeta: la “creatura” che abbiamo nominato vita.
Non si può dire che non l’abbia ascoltata chi, elevando il proprio sé al Sé, ho potuto affermare: in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Vero è che ci ha lasciato nelle peste. Infatti (e forse perché abbacinati da tanta intuizione) non ne abbiamo mai capito il significato: almeno sinora. Eppure, l’abbiamo sempre avuto sotto gli occhi! Non l’abbiamo mai visto prima, forse perché i Teologi (e quanto altro del genere) ci hanno detto che essendo frutto di divina ispirazione non ci restava altro che capirla per fede. Io non sono certo un teologo, e per via di fede tutto sono fuorché uno scolastico però sono un Ariete, e quando gli Arieti si impuntano prima o poi ci arrivano.
Io sono arrivato a questo: in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio, perché il Verbo SONO non può essere scisso dalla Parola VITA, e la parola VITA non può essere scissa dal Verbo SONO, se non tagliando la gola (l’hanno fatto e lo fanno anche in senso non metaforico) a chi afferma il suo indiscutibile Essere: IO e/o DIO che sia. Nell’aver svelato l’arcano secondo me, spero di non avervi rovinato la giornata. Ne sia assolvibile causa, l’influsso dell’emozione della mia vita: anch’essa (e d’altra parte come tutte) indiscutibilmente Verbo e Parola.
VERITA’: COS’E’ E DI CHI?
Caro Francesco: oso scriverti una possibile risposta. La questione mi è tornata fra i pensieri durante una breve pausa dal lavoro di ristrutturazione del Blog. Colgo l’occasione per scrivertela, non tanto perché suppongo di sapere quello che pensava Cristo, ma perché rispose proprio non rispondendo. Comincerò dicendoti il luogo della Verità. Il luogo della verità è nella cessazione del dissidio, vuoi fra vita e vita, vuoi fra vita e Vita. Nella cessazione del dissidio subentra la pace. La pace raggiunta, consente alla vita di perpetuare il suo principio (la vita) senza dolore naturale e spirituale e senza errore culturale. Nella pace detta dalla cessazione del dissidio subentra il silenzio. Dove subentra il silenzio la vita vive la sua verità in ragione dello stato di silenzio raggiunto alla cessazione del dissidio. Poiché al principio (e nello stesso Principio) non può esservi dissidio, al principio e nello stesso Principio non può non esservi la Verità detta dal suo stato di silenzio per la raggiunta pace dovuta ad una unità in alcun modo divisa in ciò che è
NATURA
CULTURA SPIRITO
Poiché il Principio della vita è stato di vita Assoluto, non può non essere che Primo, Uno, e Sovrano. Ne consegue, che Prima, Unica, e Sovrana, non può non essere la Verità del Principio. Ammesso il percorso di questo pensiero sulla Verità divina, quanto è adattabile al nostro? Lo è, non per diverso percorso, ma perché umano. Si può dire, allora, che noi siamo nella Verità della vita del Principio, tanto quanto la nostra raggiunge la pace che deriva dal silenzio che segue alla cessazione del dissidio.
SUCCEDE
Rimando alla cronaca giudiziaria e/o no tutti gli interessati a capire maggiormente quanto sostengo su base indirettamente esperienziale. Per “normale” intendo una sessualità mossa da corrispondenti desideri. Dal punto di vista della Società, l’omologata fabbrica che la produce e la perpetua. Nell’ambito Omosessuale, vi sono donne che per infinite cause vengono dette “regine”. Se ne rendano conto o no, fondano il loro potere sull’investitura: diritto feudale che consente alla sovrana di nominar cavaliere anche il paggio non qualificato o che tale si teme per vaghezze di vario genere e/o cause.
Il paggio investito dalla “regina” dal titolo di “cavaliere” diventa dipendente (quando non tossicodipendente) dell’opinione della “regina”; vivrà nella paura di perdere il favore, sia della “regina” che della sua corte. Gran parte della gelosia è motivata da questo panico. Giungono a tanto i due soggetti (regina e paggio) non più perché in ballo c’è una sessualità da confermare, ma perché da confermare vi sono dei reciproci giochi di identificante potere: non meno orgasmici dei giochi sessualmente naturali. In ambito etero, l’esclusione del “cavaliere” dalla presenza della “regina” e dalla sua corte, può portare il soggetto privato dell’affermante e confortante titolo, a forme di rivolta anche violente. Non per ultima, il femminicidio.
In ambito etero, (come anche in ambito Omo ma con più ristrette conseguenze) ciò che è nelle possibilità della regina, altrettanto è nelle possibilità del maschio sovrano. Anche la Donna, se privata dal cavalierato, può giungere a forme di rivolta. Non è esclusa l’ipotesi più estrema. Fra la non estrema, ma continuativa, l’erosione della reciproca stima. Può giungere a travolgere (l’implicito dissidio) anche quanti e quanto fanno parte della stessa corte: i figli in primo. Come escludere il potere feudale dall’amore? A mio capire, c’è un solo modo: rifiutare ogni alleanza che limiti e/o condizioni la soggettiva sovranità del regno che ognuno di noi, indiscutibilmente, è. Non per ultimo: smetterla assolutamente di pensare che il regno del vicino abbia l’erba più verde. Succede solamente quando disprezziamo il nostro. Quando disprezziamo il nostro, nondimeno siamo sovrani, ma solo della nostra spirituale barbonaggine.
ps. Succede in ambito Omo e nondimeno in quello Etero.
8a) RACCOLTA
TRANSCULTURA
ad ALESSANDRO B. Cultura, (in quello che si è di ciò che si sa per quanto si sente) è il prodotto esistenziale del viaggio di transizione dagli infiniti stati della conoscenza che è (la presente) a quella che segue: la futura. Se per fare una vita ci vuole una vita, direi che la Cultura è … Continua
SUCCEDE
Rimando alla cronaca giudiziaria e/o no tutti gli interessati a capire maggiormente quanto sostengo su base indirettamente esperienziale. Per “normale” intendo una sessualità mossa da corrispondenti desideri. Dal punto di vista della Società, l’omologata fabbrica che la produce e la perpetua. Nell’ambito Omosessuale, vi sono donne che per infinite cause vengono dette “regine”. Se ne … Continua
VERITA’: COS’E’ E DI CHI?
Caro Francesco: oso scriverti una possibile risposta. La questione mi è tornata fra i pensieri durante una breve pausa dal lavoro di ristrutturazione del Blog. Colgo l’occasione per scrivertela, non tanto perché suppongo di sapere quello che pensava Cristo, ma perché rispose proprio non rispondendo. Comincerò dicendoti il luogo della Verità. Il luogo della verità … Continua
MI PARE
Mi pare sia stato Socrate a dire che la Bellezza discende dal Nume ed è, quindi, l’origine della Giustizia della Verità. A questa enorme vaccata dobbiamo l’origine delle millenarie e multiformi brutture da ostilità verso la vita altra perché non corrispondenti all’idea di Bellezza e, quindi, neanche di Giustizia come neanche di Verità. Comunque lo … Continua
TERESA D’AVILA
Teresa d’Avila ebbe a dire: “è maledetto chi crede nell’uomo!” In primo tempo ho pensato che fosse lei a maledirlo, a poi ho capito: credendo in altro da sé è l’uomo, che si maledice da sé. Di cosa si maledice, l’uomo del caso in questione? Direi che si maledice perché confida in un “luogo” spurio … Continua
“LO SGUARDO DI DIO”
Signor Direttore: mi scuso per la seconda spedizione ma nella prima c’erano varie insufficienze. Con questa, invece, sono da Inquisizione! Con la prima, anche questa lettera rischia di essere sentita come un sermone. Diversamente, prova ad essere il logico svolgimento di un tema: “Lo sguardo di Dio”. Argomento poco attinente alla sua Rubrica, mi pare. … Continua
DAL MIO PUNTO DI VISTA
LA PAROLA E’ L’EMOZIONE DELLA VITA CHE DICE SE’ STESSA. Anni che furono, fra sonno è veglia una bellissima voce di donna mi disse: cristiano non cristiano. Lo fece tre volte. Ricordo che mi svegliai un pochino irritato: mica ero sordo! No, non l’aveva detto tre volte perché mi aveva reputato sordo. Me l’aveva detto … Continua
NON SMETTERO’ DI DIRLO
Caro Francesco: non smetterò di dirlo: la parola è l’emozione della vita che dice sé stessa. Tanto quanto eleviamo l’emozione e tanto quanto la parola diventa Parola. In virtù di quell’elevazione, l’IO ha sempre creduto di parlare di Dio quando non con Dio. Un tuo precedente, Francesco, aveva amaramente constatato di non sentire più la … Continua a leggere
GLI UOMINI, LE DONNE, LE NORME.
Per non si sa quanto tempo abbiamo discusso su che cos’è norma senza arrivare ad una conclusiva affermazione. Norma, per come la vedono il Principato e la Religione è piena corrispondenza a delle prefissate regole. La dove non è possibile viverla pienamente la si recita: è umano. Le regole imposte dai due capisaldi della società, … Continua a leggere
PER QUANTO ANCORA?
DENTRO FUORI OLTRE – Caro Francesco, tutti i credenti sono giunti ad accettare l’idea dell’unico Padre. Diverse solo le nostre interpretazioni. Fra le tante, quale la più grande perché la più vera? Quella biblica che lo narra simile al dispotico sovrano che fa e disfa la vita incurante della carne, sia dei sottomessi, sia di chi … Continua
E’ VITA NATURALE
E’ vero che nella vita dell’ovulo c’è la Natura della vita (il corpo) ma è anche vero che non c’è la sua Cultura, quindi, in quella vita non ci può essere la Persona. E’ vero che nell’ovulo c’è la sua forza (il suo spirito) ma siccome si emana solamente dalla corrispondenza con la sua vita, allora, un ovulo è ciò che potrebbe o non potrebbe diventare, non, Persona già di per sé. Certamente é personale perché è ed ha di sé come la Persona. Della Persona, però, è identità in potenza, non, di fatto. Vi sono delle figure che sono funzionali alla vita ed altre che gli sono operative. L’ovulo, è funzionale. La Persona è operativa. La Persona è operativa da quando inizia ad agire autonomi atti quando ancora non autonomi fatti. Non operando autonomi atti e neanche autonomi fatti, l’ovulo é un ovulo. Confondere la capacità funzionale con l’operativa è confondere della vitalità di per sé, con la vitalità di chi, in sé, con sé, per sé (vuoi a favore come contro la vita) agisce autonomamente con altro da sé Se, di per sé, l’ovulo non determina vita (a parte la sua) perché non ha ancora acquisito la Natura della Cultura della vita individuale, sociale e spirituale, significa che si può fermare il suo sviluppo? Ad ognuno le sue decisioni. A me interessa solamente che non si prendano lucciole per lanterne.
LA FORZA DELLO SPIRITO
La forza dello Spirito umano e la relativa potenza è senza dissidi in ragione dello stato dell’equa misura del bilanciamento fra gli stati:
1
1 1
= 1 perché vita è corrispondenza di stati, non, somma di stati.
Il massimo bilanciamento fra gli stati della vita forma l’assoluto stato del Principio. Dove un principio è assolutamente unitario vi è la massima quiete per il massimo silenzio che accade dove tutto corrisponde a tutto.
Dove tutto corrisponde a tutto vi è l’ unione fra l’assoluto Bene per la Natura
l’assoluto Vero l’assoluto Giusto
per la Cultura per lo Spirito
Dei poveri di spirito come li ho intesi, quindi, si può dire che sono ad immagine del Principio tanto quanto sono a sua somiglianza.
A parentesi verso l’Alto chiusa riprendo il discorso su ciò che viviamo in Basso: per Basso intendo questo piano della vita. In Basso c’è stata anche la parte umana del Cristo raccontato. In quanto vita attuata dalla Vita, certamente anche divina ma questo (secondo i credenti) è lo stato di principio di ogni vita attuata dal Principio. I coscienti della loro divinità perché divinizzati dallo Spirito del Principio non per questo possono esser detti ricchi per possesso di ulteriore spirito. Lo Spirito, infatti, essendo un assoluto può essere solamente la Forza e la Potenza della vita del suo assoluto stato: ne consegue che può dare ciò che è (vita in assoluto principio) e non può dare ciò che non è: vita con più stati di vita. Se il Principio avesse più stati di vita, o avremmo più principi come al tempo degli Dei, oppure, nessun Dio perché, al principio, nessuno (dei molti stati in ipotesi per amor di tesi) con la forza e la potenza di Principio sovrano, appunto perché primo.
Se non può essere lo Spirito della vita il concessore di ciò che non è perché non ha più stati di vita, di chi i cosiddetti “doni dello Spirito”? A mio vedere sono di chi “dona” la forza e la potenza del proprio spirito alla forza e alla potenza di altro spirito. In questo stato della vita quel genere di dono si manifesta nelle molte forme della generosità. Quanto accade in Basso accade anche fra Alto e Basso? Secondo me, si. E’ un problema? Per principio direi di no perché tutto è via per capire ciò che è vita da ciò che non lo è in ragione di infiniti stati di non_vita. Vi è non_vita dove vi è l’errore che porta al dolore come anche il dolore che porta all’errore. Nel tutto che serve a capire la vita quanto siamo in grado di capire (sapere e/o verificare) per quali motivi avvengono i doni che diciamo carismi? Al proposito ogni carismatico pensa quello che crede vero e giusto. Quasi sempre, però, dimenticando e/o rimuovendo l’ovvia verità: sa quello che dice ma non sa di cosa parla.
Non lo può non per addebitati limiti ma proprio perché nessuna conoscenza può superare i limiti (culturale e spirituali) contenuti dall’essere il suo stato. Chi li supera dis_perde la sua identità in altri e inconoscibili stati. La spiritica concessione del dono succede perché vi è vita che dona vita (l’assoluto principio di sé donato dal Principio) o perché vi è vita che concede il suo potere per lo scopo di maggiorare il proprio e/o con il proprio imperare su quello altrui? Quanto comunemente accade in Basso fra bassi (la disinteressata e/o interessata concessione di stati della forza e della potenza personale) accade anche fra gli Oltre che diciamo in Alto e i Presenti che diciamo in Basso? Per quanto “conosco” del sistema vita (la corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati) direi proprio di si!
Non tanto per diretta esperienza (su questa si può opinare fino a che si vuole!) quanto perché, dato il sistema testé detto, la vita non può essere separata da sé stessa in nessun stato e fra nessun stato fra gli stati. Ne deriva che tutto è collegato con il Tutto. Stante così le cose e potendole dire un inscindibile Tutto, nulla (per principio) può esser detto estraneo all’essere e all’esistere perché (sia nella povertà che nella ricchezza di spirito) tutto è necessario accadimento. Quindi anche l’errore? Quindi anche il male? Il male è il dolore naturale e spirituale da errore culturale. Si può dire, allora, che vi è virtù nella beatitudine dei poveri come anche in quella dei ricchi, tanto quanto è assente il dolore sia perché non lo patiscono sia perché non l’agiscono. Penso al dolore come fonte di verità, appunto perché il dolore sente l’errore come male.
Sia per chi lo attua come anche per chi lo subisce, il dolore può diventare un piacere. Lo direi errore anche in questo caso perché l’accettazione del male è contraria all’accettazione del Bene: principio del Principio. Direi legittima l’accettazione del dolore quando è volontaria accettazione della vita in tutti i suoi stati. Non ignoro che su questo piano della vita è pressoché impossibile non subire e/o non patire il dolore. Possono esser detti Beati, allora, solo gli incoscienti che non sanno perché recano dolore e/o non sanno perché lo patiscono? Mah! Raccontano che il Cristo evangelico pensò a questi prima di tornare al Principio che, a quanto si racconta, volle come Padre e come Padre indicò.
L’AFFINE CULTURA
L’affine Cultura scosta la diversità posta dalla Natura. Cercavo solo una parola non consumata quando ho scritto “scosta”, ma “vedendola e mirandola” mi sono reso conto, infine, di quanto contiene. All’Identità non nega nulla, anzi, la favorisce. Neanche nega nulla alla naturale sessualità, anzi, ne favorisce la verità. Non nega nulla e non muta nulla all’originale Natura della persona, infatti: solo scosta da quanto gli impedisce il passo. Se l’affine Cultura scosta la diversità posta dalla Natura, allora, anche tutte le visioni secondo Natura, vengono scostate. Il Cristo evangelico ebbe a dire (o dicono che abbia detto) “andate e moltiplicatevi”. Non mi risulta concessione d’amore più divina. Alla storia del mondo risulta invece, quanto sia stata strumentalizzata per fini di un potere senza alcun cristianesimo: naturale a parte.
Per cristianesimo naturale intendo il bene che strumentalizza il vero per lo scopo di sottomettere lo spirito. L’affermazione in oggetto non intende negare in alcun modo quanto è pervenuto e ancora perviene dalla visione basilarmente naturale della vita: quello che è stato è stato. Direi giunta l’ora, però, di elevare l’invito del Cristo al principio culturale della vita: il Vero. L’affinità culturale nel Vero indicato dall’amore, infatti, permette di moltiplicarla senza censure, perché permette l’universalità che annulla la diversità. Mi piace pensare a un Cristo della stessa idea.
I COLTELLI DEI CARI FRATELLI
Mi sei venuto in mente, Francesco, mentre stavo dando un senso panchinaro ad un ozio pomeridiano. Quando ozio scartabello fra i già detti e i già scritti. Ho riaperto, così, la cartella “principi della vita”. Fra i principi, ho rivisto le figure che nel nostro piano della vita sono state principianti: li chiamiamo profeti. Come sappiamo tutti, è profeta chi reca la nuova parola. Quello che generalmente non sappiamo (o meglio, non crediamo) è che tanto o poco, bene o male, tutti siamo capaci di nuova parola. Nessuno può dire con assoluta certezza che un profeta è più grande di un altro, o che alla vita é necessario uno anziché un altro: tutto è necessario alla vita. La parola è l’emozione della vita che dice sé stessa. Nessuna vita dice la sua emozione allo stesso modo e intensità, quindi, nessuna vita può essere eguale a un altra. Al più, somigliante per culturali e spirituali alleanze. Cosa fa si, allora, che vi siano figure che sfuggono alle collettive alleanze religiose, e per questo ad altre non eguali?
Può essere perché vi sono (o vi sono state) delle figure che a causa di personali depressioni hanno detto delle cose nuove sul dolore e sul modo di guarirlo? Può essere perché vi sono (o vi sono state) delle figure che a causa di personali esaltazioni e/o ideali ricerche hanno detto come seguire (in modo nuovo) quanto gli rivelavano, vuoi le esaltazioni e/o vuoi le ricerche? Può essere perché si dicono (o vengano detti) ispirati da Dio vuoi direttamente, vuoi indirettamente? Su Dio è stato detto di tutto e di più. Se è vero che non credo più a quanto detto su Dio, non per questo non credo a un Principio della vita. Lo dico così: il Principio della vita è la vita che ha attuato il suo principio: la vita. Siccome lo penso Principio al principio, lo penso anche sovrano. Come tale assoluto e in quanto assoluto, l’Uno. Se al principio vi è il Suo principio, e se questo principio è vita, che altro può dire il Principio, se non di essere vita, e in ciò affermar di essere primo verbo (sono) e vita (lo é chi si sente) come prima parola?
Messe così le cose, risultano ben chiare le ragioni della Genesi biblica: il Principio è presso sé stesso perché Vita è Verbo sono indivisibili. Se ciò è dell’Immagine della vita, ciò non può non essere della vita a quella somigliante? Al nostro principio, l’unione fra Verbo e Parola non è assoluta. Direi, allora, che il vero peccato originale è la nostra intrinseca condizione di scissi dall’Assoluto, non, la conseguenza di erotiche fantasie sessuali attuate dalla prima vita messa in vita. Se il Principio è assoluto verbo e assoluta parola, ne consegue che lo possiamo dire solo per mezzo di parole assolute. Tanto più sono assolute e tanto più sono (o lo possiamo dire e/o credere) ispirate dal Principio. Siccome il Principio è vita, un profeta può dire di sentirlo tanto quanto sente la vita.
Si sente la vita cogliendo le emozioni della forza che chiamiamo Spirito. Tanto quanto sono elevate ed elevanti le emozioni procurate dal sentire lo Spirito, e tanto quanto le possiamo dire provenienti dagli stati assoluti della vita, ma, c’è un ma! La vita sentita negli stati elevati del suo stato da un profeta, non è detto che sia quella degli assoluti principi del Principio. Il peso della condizione umana, infatti, non permette a nessun mistico di elevare il suo spirito sino a quello della Vita. Le emozioni “divine” sentite da un profeta, quindi, potrebbero essere solo quelle dovute ad una sua spirituale condizione della vitalità. Giunto in fine, chiudo la lettera dicendoti la morale di questa favola: un profeta è a immagine della Vita tanto quanto dice a nuovo solamente i Suoi assoluti, ed è a immagine della propria, quando, su quelli della Vita, dice i propri. Credimi, Francesco, con la profezia, la Vita pone un eretico di fronte ad una scelta: dire la parola nuova, o lasciare il compito di farlo al Principio e ai suoi principi? Non mi risulta profeta che abbia saputo tacere. I pro e i contro sono universalmente noti.
I PRINCIPI UNIVERSALI
I principi universali della vita sono il Bene per la Natura (il corpo della vita comunque effigiata) il Vero per la Cultura (il pensiero della vita comunque concepito) e il Giusto dello Spirito che corrisponde dalla relazione fra il Bene e il Vero. I principi sono maestri tanto quanto indirizzano la vita verso i loro principi. Dei principi si può dire che sono la basilare fonte del discernimento nella capacità di scelta personale, sociale e, elevando gli intenti, spirituale. Tanto quanto sono magistrali, e tanto quanto formano e confermano. Vi sono prefiche che lamentano la loro morte. Balle! Sta succedendo, invece, che vi sia la nostra riappropriazione della vita dove insegnano, o della cella dove al caso galerano.
LA VITA
La vita amalgama l’animante con l’animato solo per affinità di Spirito. Naturalmente, ognuno da, fa, ed è, quello che può, ma lo stesso, lasci ogni convinzione chi pensa di escludersi dal compito di essere coscienza che anima coscienze. Con l’affermazione intendo dire che andando verso la vita non possiamo restare come siamo (qualsia individualità si sia) neanche volendolo. La presa d’atto di ogni informazione, infatti, non può non mutare il pensiero dell’informato a nuovo: ne sia cosciente o no. Ogni conservatore dell’identità che è, pertanto, perda la speranza di restare così. Non ho mai creduto che fosse complicato capire questo concetto, ma il commento di un offensivo e multiforme infelice (confido nel forse) m’ha costretto a ripensarci.
PER DIRE LA MIA CONOSCENZA
Per dire la mia conoscenza ho dovuto preservare la mia ignoranza
Oltre al mio ideale ho scritto il mio reale perché la misura dei pesi necessita di contrappesi.
Devo questo lavoro al discernimento sui principi della vita. Di quei principi ho “visto” il Principio perché influito da altri bisogni.
Per reggere pensieri detti in più parti ho dovuto ripeterli. A mio debito c’é anche una memoria che si cancella in un fiat.
Ho scritto tutto questo quando ero emozionalmente fuori.
Con fastidio vedo la moltitudine di virgole che ho posto nei testi. A distanza di decenni, però, mi sono reso conto che sono state le sedie che mi hanno permesso di riprendere fiato. Potrei toglierle ma nel farlo cambierei il passo e il tono di emozioni idealmente provate come “per Damasco”, non, come Vitaliano. Per tutta la durata di questo viaggio, infatti, Vitaliano è stato il necessario tramite a servizio di quanto vissuto. Visto che sento di non potermi addebitare la proprietà di questa vita (opinabile ma senza dubbi la proprietà della mia) lascio tutto come sta.
7a) RACCOLTA
ALLO SCOPO
Allo scopo di collocare il nostro spirito nello stato dello Spirito, la vita originata da quella Forza e da quella Potenza non può non sapere l’Immagine che ha attuato la sua. La conoscenza è raggiunta in ragione dello stato dalla corrispondenza di forza e di potenza fra vita e Vita. Limitare e/o condizionare la conoscenza … Continua
LA VITA
La vita amalgama l’animante con l’animato solo per affinità di Spirito. Naturalmente, ognuno da, fa, ed è, quello che può, ma lo stesso, lasci ogni convinzione chi pensa di escludersi dal compito di essere coscienza che anima coscienze. Con l’affermazione intendo dire che andando verso la vita non possiamo restare come siamo (qualsia individualità si … Continua
I PRINCIPI UNIVERSALI
I principi universali della vita sono il Bene per la Natura (il corpo della vita comunque effigiata) il Vero per la Cultura (il pensiero della vita comunque concepito) e il Giusto dello Spirito che corrisponde dalla relazione fra il Bene e il Vero. I principi sono maestri tanto quanto indirizzano la vita verso i loro … Continua
I COLTELLI DEI CARI FRATELLI
Mi sei venuto in mente, Francesco, mentre stavo dando un senso panchinaro ad un ozio pomeridiano. Quando ozio scartabello fra i già detti e i già scritti. Ho riaperto, così, la cartella “principi della vita”. Fra i principi, ho rivisto le figure che nel nostro piano della vita sono state principianti: li chiamiamo profeti. Come … Continua
E’ INDUBBIO
E’ indubbio che la prima impronta di donna che abbiamo ricevuto è la madre. C’è chi cerca la donna, allora, perché cerca la madre? Chi la cerca, per continuare ad amarla nella donna? Chi la cerca, per possedere la madre? Chi per essere “posseduto” dalla donna_madre? La donna_madre è anche padre, tanto quanto imprime i … Continua
SUL BENE E SUL MALE
L’esaltazione naturale, culturale e spirituale è un errore che non sempre riesco a dominare. In quell’errore, ci cado ogni volta reagisco, con dolore, ad un dolore. L’esaltazione che mi è difetto (in questa lettera spero di evitarla anche se l’ho detto troppe volte per crederci) quasi mai è conseguente ad una sofferenza verso la mia … Continua
L’AFFINE CULTURA
L’affine Cultura scosta la diversità posta dalla Natura. Cercavo solo una parola non consumata quando ho scritto “scosta”, ma “vedendola e mirandola” mi sono reso conto, infine, di quanto contiene. All’Identità non nega nulla, anzi, la favorisce. Neanche nega nulla alla naturale sessualità, anzi, ne favorisce la verità. Non nega nulla e non muta nulla … Continua
SENTIAMO L’AMORE
Sentiamo l’amore secondo Natura. Voce della Natura è la passione. Della passione si può dire che è il motore emozionale della vitalità. Sappiamo l’amore secondo Cultura. Voce della Cultura è il dato della Mente. Della Mente si può dire che è il dato del Sapere: motore della vita. Poiché, quello che è della Natura non … Continua
E’ VITA NATURALE
E’ vero che nella vita dell’ovulo c’è la Natura della vita (il corpo) ma è anche vero che non c’è la sua Cultura, quindi, in quella vita non ci può essere la Persona. E’ vero che nell’ovulo c’è la sua forza (il suo spirito) ma siccome si emana solamente dalla corrispondenza con la sua vita, … Continua
LA FORZA DELLO SPIRITO
FEDE
Caro Francesco: la Fede è ragione della speranza. La speranza detta dalla fede è un indimostrabile anelito. Direi ancora, mentre la fiducia ha base emotiva la fede non può avere che una base culturale ma se “Dio non gioca a dadi” neanche se lo può permettere la conoscenza, al più, il credo. Per quanto elevato sia un credere però non potrà sfuggire ai suoi limiti. Il credere, infatti, non sarà mai un sapere. Al proposito se da un lato è vero che è impossibile ricongiungere in un’unica carne il credere con il sapere, dall’altra non si può non tentare di ridurre il divario: ed è quello che sto facendo: almeno penso.
ALL’EPOCA
All’epoca avevo un furgoncino senza riscaldamento ma lo stesso avevo deciso di festeggiare la notte di Capodanno del 1985 andando in stazione a leggere un libro. C’era freddo, neve per terra, e nessuno a parte me e l’Amato (che allora non conoscevo) sotto un albero davanti la chiesa della stazione. Era il suo compleanno e se io non avevo voglia di festeggiare con amici e varie canonicità lui altrettanto. Per cause di forza maggiore mi mancò nel febbraio del 91. Mancandomi l’Amato mi mancò tutto, ma l’assenza del tutto che si ama (faccio ancora fatica a dire morte) non è, come immaginiamo, assenza di vita.
Per quanto ferita, la vita ti obbliga a guarire, ameno che non ci diventi vivere la conservazione del dolore che c’è, come sostituto della conservazione dell’amore che non c’è. Non mi è mancata neanche questa fase, ma prima o poi si attenua. Tanto più se è alla vita, non al dolore, che rivolgiamo lo sguardo e gli intenti. Alla guarigione ha certamente contribuito il bisogno di raccontare una storia che ho chiamato “per Damasco” per simile e inverificabile faccenda successa a Saulo lungo quella strada. Ben diversamente da quello apparso a Saulo, il mio si palesò (tramite un medium) per scrittura. Con quel mezzo e con quel tramite potei proseguire la sentimentale corrispondenza con l’Amato: spiritello, mi accorsi, ancora birbantello.
Quando (nel percorso di anni) mi resi conto dell’impossibilità di togliere il proverbiale bambino dall’acqua sporca (come anche quella di capire se non vogliono farlo e/o non possono permettersi e permettere di farlo) mi ritrovai nella situazione di dover togliere me da quell’acqua e da quel bacile. Pagai quella decisione ritrovandomi senza più acqua, senza più bacile, e senza più consolante bambino! Per più di un decennio mi sentii (respiri, sospiri e doveri a parte) pressoché senza vita: tutti gli ammalati lo credono. Tutti cominciano a non crederlo ma mano si rendono conto di star superando la convalescenza. Malattia mi fu perdere la forza (lo spirito) che mi vivificava. Guarigione fu l’apparizione di un più certo Spirito: quello della Vita che da vita ad ogni vita.
L’apparizione non ebbe bisogno di tuoni, come neanche di lampi, magie o alberelli che prendono fuoco. Per quanto fu ed è possibile al mio spirito è avvenuta attraverso un intimo “dialogo” (più volte anche un pianto) fra la mia vita e la Vita. Adesso, sento il birbantello molto meno di prima: tre le prevalenti ipotesi:
sta cominciando a capire quale direzione prendere;
se verso il Basso ha capito che non lo seguirò;
se verso l’Alto ha capito che non posso accompagnarlo come neanche condizionarlo perché ognuno deve essere
la propria via
la propria verità la propria vita
in ragione dello stato di Somiglianza con l’Immagine:
VIA
VERITA’ VITA
MA VA LA’ SCEMO!
Mantra liberatorio per coinvolti da estranee emozioni
PREMESSA
Lo Spirito è la forza della vita e della vitalità. Comunque motivata la vita possiede forza maschile (per principio, la Determinante) e forza femminile: per principio, l’Accogliente;
poiché vita è lo stato di infiniti stati che si origina dalla corrispondenza fra tutti ed in tutti i suoi stati (al principio e dello stesso Principio)
ne deriva (come di converso) che la forza maschile è anche nel femminile. Se ciò può mutare il carattere di una data forza (sempre per stato di infiniti stati) non per questo muta la Natura della data forza; Natura nel senso di Corpo della vita comunque effigiata.
FINE DELLA PREMESSA
In ragione di molteplici convinzioni, la vita, oltre alla valenza materiale possiede quella sovrannaturale. Secondo il pensiero che è anche di questa strada, ne consegue di duplice credenza anche la forza della vita: appunto, lo Spirito. Come la vita è stato di infiniti stati, così lo Spirito. Necessariamente ne consegue che non siamo proprio in grado di capire da quale stato della vita (l’accertato o il possibile) sua influito il nostro stato di vita. Dove vi sono paure e stati di ansia fuor di ragione (e/o non accertabili e/o motivabili) non per questo si possono addebitare all’influsso di forze ulteriori. anche degli stati di non coscienza si può dirli ulteriori se nel senso di intelligibili dopo e/o oltre. Ciò che la generale conoscenza rifiuta, però, (rifiuta lo stato ulteriore della vita) non per questo sente di poter rifiutare l’emozione se invasa e/o comunque turbata da stati non riconosciuti dalla ragione e/o da una soggettiva ragione.
Vi sono emozioni che dicono parole di distinguibili nome (la parola è l’emozione della vita che dice sé stessa) ma non per questo di distinguibile nominante. Di fatto non siamo in grado di sapere se l’emozione che dice lo stato di una data forza in un dato momento sia agita e nominata dal nostro spirito, oppure agita e nominata da una forza estranea alla nostra forza. E’ un po’ come dire che possiamo essere seccati da l’amico che ci cammina a fianco, ma come sapere se ci è amico anche l’autore di un fastidio se ci giunge da oltre un muro che non possiamo superare. Comunque sia il caso ed il genere e/o la gravità dell’invasione nel nostro sentire, come porla fuori dalla mente? Direi, spegnendola con il silenzio mentale (lo fanno i mistici ma mica lo siamo tutti e non tutti capaci) oppure opponendo una parola, canto, e/o musica e/o altro di mantrico. Io uso questa: ma va la, scemo!!!
La ripeto con forza e convinzione sino a che dura (e tanto quanto dura)l’emozione negativa, o se non negativa, comunque ossessionante. Per l’intenzione di irridere le estranee emozioni e per ciò sminuirne la forza che durante la crescita (e indipendentemente dalla gradualità dello stato di crescita) mi dicevo anche: ma va la, scema! Come bolle bucate da un ago, quelle emozioni sparivano ogni volta pressoché subito! Certo! Negli esorcismi gestiti dalla chiesa si usano le preghiere. Desacralizzate, però, servono ad eliminare dalla mente quanto gli è di estraneo esattamente come il mantra che uso. Il mio, però, non crea nessuna dipendenza! Il mio, libera gratis! A sostegno dell’ausiliare accorgimento che consiglio cito il proverbio cinese che recita: quando torni a casa picchia tua moglie! Tu non sai perché lo fai ma lei si!
Parafrasandolo si può dire: per rientrare nella tua mente e/o nel tuo spirito devi escludere l’estraneo pensiero! Tu non sai perché c’è e forse neanche quell’estraneo, ma la tua casa (spirito e/o mente) è costituita per un solo inquilino alla volta: a te la scelta!
I MIEI DISCORSI SULLO SPIRITO
E’ ben vero che puoi anche non capire i miei discorsi sullo Spirito perché a livello culturale sono uno sciagurato, ma, può anche essere perché, per comprenderli, è necessario vuotare la mente da quanto la chiude. Propendo per questa ipotesi perché ho cominciato a scrivere (e, solo in seguito a capire) dopo che la Vita aveva pressoché vuotato la mia. Per quanto mi frulli un’idea per la testa (anche se non escludo nessuna possibilità alla Vita, comunque preferisco non parlartene perché mi pare un po’ esaltatina) non conosco le vere ragioni della mia disponibilità verso di te. Al momento, so solo che lo sento e, dunque, lo devo. Non è detto, però, che mi siano del tutto sconosciuti i motivi della mia disponibilità verso la Vita. Con la Natura e la Cultura, lo Spirito è la terza persona della Trinità.
I miei discorsi su questa vita potrebbero contribuire a renderla evidente tanto quanto lo sono le altre due. E’ ben vero che questa ipotesi potrebbe solamente fare parte delle attese spirituali di una mente in delirio tanto nulla le conferma. E’ altresì vero, però, che nulla smentisce questo miraggio se non, sullo Spirito, le odierne ”opinioni e congetture” che riempiono la vita di ora: l’attuale tazza. Si capiranno i miei discorsi quando la Vita avrà vuotato anche le tazze che al momento sono piene d’altro? Non sono in grado di confermarlo e ne di smentirlo, ma, se per vuotare le tazze che non sappiamo o non vogliamo vuotare da noi, la Vita, userà la “terapia dolore” come a suo tempo ha fatto con me, già da oggi non può non preoccuparmi (e, dovrebbe preoccupare) l’avvento del dolore che potrebbe rivelarsi necessario.
LA GENESI FATTA PAROLA
L’umanità che eleva i suoi principi al Principio può immaginare molto ma non può “vedere” altro: men che meno oltre. Nonostante questo, l’autore della Genesi rilevò la Parola con queste parole:
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Non so se è mai stato mai reso maggiormente comprensibile quell’enunciato, tuttavia ci provo: il Principio è presso il Verbo, e il Verbo presso il Principio, e il Verbo è il Principio perché, vita, è l’inscindibile unione tra il riconoscimento di sé fatto Verbo (IO SONO) e quanto riconosce di essere: VITA fatta Parola sino dal principio dello stesso Principio.
DOVEROSA PREMESSA
Quando ho scritto questa conoscenza stavo subendo le conseguenza di una storia che si è rivelata necessaria ma lacerante; è anche vero che l’ho ricomposta (la lacerazione) ma se ancora non riesco a rileggere gli scritti forse vuol dire che non è del tutto vero. In particolare modo, temo non sia del tutto vero dove non sono riuscito ad evitare le ripetizioni, le possibili contraddizioni, le confusioni, e quanto ancora mi sfugge. Nulla di tutto questo, invece, dove ho trinitariamente di_segnato i principi assoluti della vita: sarà anche perché sono tre.
NATURA
CULTURA SPIRITO
Un’inderogabile questione 🙂 mi obbliga a contenere il peso di questo lavoro entro un gratuito Giga. Per riuscirci ho potuto lasciare solo la parte della strada che m’ha portato ai principi della vita. Non mi è stato facile percorrerla. Non mi è stato facile scriverla. Non è leggera da leggere perché da questo grano mi sfugge non poco loglio. Oltre che una quantità di lettere ho dovuto togliere anche quelle che dicevano il percorso personale: il mio bisogno di totalità ha dovuto farsene una ragione.
L’OLTRE E’ COME UN’ARANCIA
Argomentare su l’Oltre è come argomentare su un’arancia. Come un’arancia, infatti, ogni spicchio ha (ed è) di che essere del Tutto. Così, dicendo sullo Spirito (la forza della vita sino dal principio che dello stesso Principio) mi sono ritrovato a dire sugli spiriti e sullo spiritismo, sulla Metempsicosi e sulla Medianità. Medianità, è la facoltà che permette di essere in mezzo e il mezzo fra questa realtà e l’ulteriore, o per “scientifica” ipotesi, in mezzo e il mezzo che collega la parte conosciuta della mente con una parte sconosciuta. Comunque stiano le cose, cogliere questi argomenti è cogliere l’arancia su l’albero: la salita è complicata da rami e foglie. Comunque si salga e/o si decida, credo sia bene badare ad un incontrovertibile avvertimento:
il male sa fingere il bene, molto bene tanto quanto è male.
Ne consegue che il male può essere maggiore dove maggiore la rivelazione.
Si può dire la stessa cosa per l’errore: l’errore è simile al giusto, tanto quanto pare vero. Il che vuol dire che l’errore può essere maggiore dove maggiore la data manifestazione. Comunque si intendano le questioni, occhio: su quel piano della vita sono inverificabili.
6a) RACCOLTA
LA PEDAGOGIA DELL’AMORE E DELLA COMUNIONE
fra tutti ed in tutti gli stati della vita intende ausiliare la conformazione dell’essere e la conferma dell’esistere secondo il personale spirito. Indicando ciò che deve essere posto in comunione per poter essere amore, nel contempo indica cos’è l’amare. L’Amore è l’Amante che insegna. L’Amante è l’Amore che impara… Continua
L’OLTRE E’ COME UN’ARANCIA
Argomentare su l’Oltre è come argomentare su un’arancia. Come un’arancia, infatti, ogni spicchio ha (ed è) di che essere del Tutto. Così, dicendo sullo Spirito (la forza della vita sino dal principio che dello stesso Principio) mi sono ritrovato a dire sugli spiriti e sullo spiritismo, sulla Metempsicosi e sulla Medianità. Medianità, è la facoltà … Continua
PARADISO E INFERNO
Come luogo della beatitudine ogni religione ha il suo Paradiso. Il Paradiso è il luogo del Padre: principio della vita perché principio del bene detto da ciò che è giusto al vero. Antitetico al Principio del bene vi è il male: dolore naturale e spirituale da errore culturale. Secondo stati di infiniti stati di dolore… Continua
L’ANNUNCIO DEL BENE
Dal brano che mi hai segnalato, l’annuncio del bene secondo Giovanni, (1a parte) estraggo cinque punti. Porta pazienza se mi rifarò a quello che conosco, quindi, condividi queste tesi per amor di ragione. Se ne trovi, ovviamente. Ti sembrerò il solito parroco, purtroppo. Riporta pazienza. “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Macigno.” … Continua
DERIVATO DAL PRINCIPIO
Derivato dal Principio (come, dove, quanto e quando è teofantasia che abbevera il Dissidio e non di meno l’Errore) il nostro principio (non Primo, non Sommo, non Sovrano e quindi non Assoluto) è lo stato trinitario che in virtù della vitalità naturale e della vita culturale mossa del bene… Continua
LA GENESI FATTA PAROLA
L’umanità che eleva i suoi principi al Principio può immaginare molto ma non può “vedere” altro: men che meno oltre. Nonostante questo, l’autore della Genesi rilevò la Parola con queste parole: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Non so se è mai stato mai reso… Continua
MA VA LA’ SCEMO!
Mantra liberatorio per coinvolti da estranee emozioni Lo Spirito è la forza della vita e della vitalità. Comunque motivata la vita possiede forza maschile (per principio, la Determinante) e forza femminile: per principio, l’Accogliente; poiché vita è lo stato di infiniti stati che si origina dalla corrispondenza fra tutti ed in tutti i suoi … Continua
ESORCISTI E LOGORAMENTI
Le possessioni avvengono quando un’identità è scissa dal suo bene. Non sempre si riesce a capire se l’identità posseduta lo è da un altra identità, o da un’alta parte mentale della stessa identità. Con altre parole, non è facile distinguere lo schizofrenico dal posseduto; ed è per questo che ci vogliono due ausiliari: il sacerdote … Continua
DISCORSI SULLA MEDIANITA’
Il male può fingere il bene molto bene tanto quanto è male. Il che vuol dire che il male può essere maggiore dove maggiore la rivelazione. Se vera l’ipotesi (e la credo vera) chi c’era sul Sinai con Mosè? Nella grotta con il Profeta? Nella rivelazione a Saulo e in tutti gli altri casi, prossimi … Continua
FEDE
Caro Francesco: la Fede è ragione della speranza. La speranza detta dalla fede è un indimostrabile anelito. Direi ancora, mentre la fiducia ha base emotiva la fede non può avere che una base culturale ma se “Dio non gioca a dadi” neanche se lo può permettere la conoscenza, al più, il credo. Per quanto elevato … Continua
5a) RACCOLTA
PER PADRE
Per Padre intendo il soggetto che trasmette ai figli la propria Cultura. Limitandomi al concetto sociale, per Padre, quindi, intendo, comunque espresso, lo Stato. In prevalenza, la Destra ama lo Stato autoritario. La Sinistra, invece, lo Stato non autoritario. Tuttavia, essendo stesso lo Stato, socialmente parlando, li si può dire figli e fratelli dello stesso … Continua
IN NOME DI DIO
In nome del Principio tutte le religioni hanno imposto la loro Genesi martirizzando la vita. Per questo, nessuna può “lanciare il primo sasso” verso quella che ancora la martirizza nonostante non possa rendere più grande un Nome che è quello che è secondo Natura secondo Cultura secondo Spirito come la … Continua
IO SONO VITA
Cosa intendeva far capire quel biblico stesore quando con poetica (ma criptica ovvietà) ha scritto “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”? La prendo un po’ larga ma poi arrivo al punto: punto che è circolare nel senso che quello di partenza è indistinguibile da quello d’arrivo. … Continua
VERSO IL BENE, L’OLTRE, L’ALTRO.
L’anelito universale (e universalizzante) è nella tensione verso il Bene verso il Vero, verso il Giusto. Dopo di che, ognuno scrive gli aneliti particolari secondo la propria calligrafia. Mi distinguo dal pensiero che citi per un particolare. La vita, è dialettica non lotta. Il fatto che l’abbiamo resa lotta, non appartiene alla vita: appartiene al … Continua
PER STATO INTENDO
Per – stato – intendo la condizione naturale, culturale e spirituale della rispettiva identità. Avendo tre stati, la vita è trinitario_unitaria. E’ assoluta unità fra i suoi stati solo al principio di ogni principio. Nel nostro principio è unitaria in ragione della misura di ricongiungimento fra i suoi stati. Possedendo gli stessi stati di principio, … Continua
SPIRITI E SPIRITISMO
Il Principio interagisce nella Natura della vita originata (il corpo comunque effigiato) dando la sua forza: lo Spirito. Originati dallo Spirito della vita, vi è vita in spirito. Gli spiriti sono vita che è stata su questo piano della vita. In ragione della corrispondenza fra stati in tutti e fra tutti gli stati, ci sono … Continua
AH! E’ LEI IL PERDAMASCO: IL MITOMANE?!
Sogno la spedizione di uno scritto. Come si diceva degli inglesi in guerra è centrato solo al terzo colpo. A molto ho creduto. In una sola realtà credo. Nei mezzi postali mi rassegno. Telefono, allora, per sapere se hanno ricevuto il testo ultimo. Mi risponde una voce di donna. … Continua
SPIRITO, PADRE, TENTAZIONI, SERPENTE.
Nella ricerca del Genesi della vita, se per un aspetto il Testo rivela la capacità di elevazione culturale degli stesori, dall’altro, mi pare segnali che il Serpente non si limitò a tentare la sola Eva. Infatti, a mio avviso, caddero nella tentazione (pericolosa tanto più l’imposero come verità rivelata dal Principio) … Continua
LE AFFERMAZIONI DEL VERBO
Non ho mai letto e né sentito predicare una ragionevole spiegazione su questo mistico scioglilingua: così, ho avvicinato il dito alla questione. Vista da vicino, l’affermazione fa capire, che l’autore, dopo essersi riconosciuto come vita, ha elevato il suo sé (verbo e logos nel dirsi io sono e parola nel dirsi vita) al sé della … Continua
AL PRINCIPIO NIENTE MOGLI E NIENTE MADRI
Dio è Spirito: la forza della vita che ha originato la vita. Con altre parole, è il Principio che ha originato il suo principio: la vita. Vita, è relazione di corrispondenza fra volontà determinante (la maschile) e volontà accogliente: la femminile. Dio è la massima unità della trinità dei suoi … Continua
PARADISO E INFERNO
Come luogo della beatitudine ogni religione ha il suo Paradiso. Il Paradiso è il luogo del Padre: principio della vita perché principio del bene detto da ciò che è giusto al vero. Antitetico al Principio del bene vi è il male: dolore naturale e spirituale da errore culturale. Secondo stati di infiniti stati di dolore… Continua
4a) RACCOLTA
IO SONO QUELLO CHE SONO
Non tentate, non sapete, non potete: io sono quello che sono. Sono la Parola e la sua Forza. Sono il silenzio e la sua emozione. Non mi trovate nei perché e nei percome. Sono l’irraggiungibile stazione delle vostre tesi su di me. Io sono L’Amore. Non sono il Divisore. Sono chi allevia la croce. Sono … Continua
DETERMINAZIONE ED ACCOGLIENZA
Vita è stato di infiniti stati della relazione di corrispondenza fra il principio maschile (la Determinazione) e quello femminile: l’Accoglienza. Dall’affermazione se ne ricava che nella virilità maschile è presente la femminile come nella femminile è presente la maschile. La stessa Bibbia ci ricorda che (cito a memoria) “maschio e femmina li ho fatti.” In … Continua
LO STESORE DELLA GENESI
Lo stesore della Genesi racconta che Dio originò la madre di tutti i viventi con il concorso di una costola del nato dalla terra. Se esclusivamente creazionista quell’impasto, che centra l’osso che sarebbe servito a Dio per originare Eva? Penso invece, che lo stesore (e/o gli stesori) di quel racconto l’abbiano usato per farci capire … Continua
SPIRITI
Spiriti della vita o della mente? C’è chi sostiene che non esiste un sovra stato della vita, e che, quindi, non esistono neanche gli spiriti. Chi è di questa opinione afferma che gli spiriti non sono altro che voci provenienti (e/o fatti provenire) da altri stati della mente. Soprannaturali o sovra mentali che sia, nessuna … Continua
FRA SPIRITI NON OCCORRONO CORDE
M’inoltrerò nel discorso partendo da necessarie premesse. Lo Spirito è la forza della potenza della vita; è forza sotto l’aspetto naturale ed è potenza sono l’aspetto culturale. Allo Spirito somiglianti, così gli spiriti: forze della vita che furono su questo piano della vita e che sono nel piano della Vita. Nel piano della Vita (l’Universale) … Continua
COSA DICE LA PAROLA?
Per amor di tesi ammessa la facoltà di parola, di coscienza e di vita come in noi la conosciamo, quale, al principio e del Principio, la prima? Secondo questa strada. LA PAROLA E’ L’EMOZIONE DELLA VITA CHE DICE SE’ STESSA In ogni condizione dell’essere lo stato della coscienza corrisponde allo stato della conoscenza circa la … Continua
DEL TUTTO UN PO’
Non baso l’affermazione su conoscenze “teologiche”, bensì, per aver visto la vita a nudo. Comincerò a dirla partendo dal principio. Sarò sintetico. Breve (a torto o a ragione) lo sono stato raramente. Vita, è stato di infiniti stati. Si origina dalla corrispondenza fra tutti e in tutti i suoi stati. Al principio (e dello stesso … Continua
ALL’EPOCA
All’epoca avevo un furgoncino senza riscaldamento ma lo stesso avevo deciso di festeggiare la notte di Capodanno del 1985 andando in stazione a leggere un libro. C’era freddo, neve per terra, e nessuno a parte me e l’Amato sotto un albero davanti la chiesa della stazione. Era il suo compleanno; e se io non avevo … Continua
IL CRISTIANESIMO
Il cristianesimo nasce dalla emozione della prostituta Maria di Magdala, mi dice Mauro. L’affermazione m’ha scombussolato per più di un attimo, ma sento che un qualcosa di vero, c’è. Però, non lo direi nato (o principalmente nato) dall’emozione della sola Maria di Magdala, ma dall’insieme di voci, di chi, per vivere per sempre, non poteva … Continua
MI HAI FATTO VEDERE
Mi hai fatto vedere dei sermoni che ti sono giunti da un gruppo ”Swedemborg” americano. Nell’angolo di quei fogli mancava un pezzo grossomodo quadrato. Secondo una lettura per corrispondenze, il fatto potrebbe avere anche questo significato: poiché anche uno scritto è una costruzione (ideologica) ai pensieri che strutturano la costruzione di quei sermoni, manca la … Continua
3a) RACCOLTA
COME E PERCHE’
Perché e come avviene l’influsso e/o l’invasione di spirito su spirito? Come più volte detto in altri discorsi, vita, è corrispondenza di stati fra tutti ed in tutti i suoi stati. La corrispondenza fra gli stati naturali, culturali e spirituali è permessa dalla comunione fra ciò che alla vita è Bene per la Natura Vero … Continua
SECONDO LA CULTURA TIBETANA
nel Bardo Todol sono scritte le stazioni di viaggio dell’anima diretta verso l’Anima del mondo soprannaturale. Per giungere a questa, l’anima in viaggio verso l’Universale dovrà spogliarsi di ogni umano residuo. Lo potrà, ascoltando le proprie emozioni: l’emozione è la parola della vita che dice sé stessa. Lo potrà, inoltre, tanto… Continua
LO FINIRO’ DOMANI PERCHE’ NON C’E’ LA FACCIO PIU’
Per quanto mi par di sapere nessuna vita sfugge alla ripetizione della ripetuta materializzazione che diciamo Reincarnazione. Per questo non credo nell’esistenza di un Nirvana per sempre. Credo invece, in una riduzione dei ritorni per riduzione dell’ignoranza che è prevalente causa di ritorno. Si, tutto considerato… Continua
CAPIRE LA NOSTRA VITA
è il viaggio di riconoscimento naturale, culturale e spirituale di quello che la persona è per quello che nella persona c’è. La verifica dell’essere che è implica l’uso del discernimento. Il discernimento cura chi lo cura. Il discernimento è il medico che cura sé stesso.… Continua
TENENDO PRESENTE
che siamo la Natura che siamo nella Cultura che sappiamo per la forza e la potenza dello Spirito che sentiamo. Sapendo che la pace nello Spirito è luogo di giustizia perché pace è cessazione del dissidio e dunque segno di verità ognuno trovi sé… Continua
AL POST PER FRANCESCO CHE SEGUE
ho reso premessa un commento ricevuto da Luisa Ruggio: Lady L. per gli amici. Anche se riletta più volte riesce ancora a scuotere la mia emozione come la prima volta. Devo ammettere che è lo stesso anche per il commento che ho scritto anni che furono. Temo la presenza… Continua
PER ESSERE MEDIUM? SEMPLICE!
Basta essere schizofrenici in vario modo e/o condizione, oppure, possedere conoscenza e coscienza delle ulteriori possibilità della vita. Come si ottiene quella possibilità? Semplice! Bisogna andare fuori il reale costituito e che costituisce la personalità, oppure, non essere ancora dentro ciò che costituisce la personalità: caso questo, dei medium in età… Continua
GLI ANGELI
sono stati spirituali (se dell’Alto) e/o spiritici (se del Basso) della forza e della potenza materiale che furono. So che non credi nell’Oltre della vita. Accetta questo papiro, allora, solo per amor di tesi. * Secondo le nostre elementari conoscenze sono detti angeli gli spiriti prossimi ai principi del principio della vita e diavoli quelli… Continua
SOGNO LA SPEDIZIONE DI UNO SCRITTO
Sogno la spedizione di uno scritto. Come si diceva degli inglesi in guerra è centrato solo al terzo colpo. A molto ho creduto. In una sola realtà credo. Nei mezzi postali mi rassegno. Telefono, allora, per sapere se hanno ricevuto il testo ultimo… Continua
LA MEDIANITA’ E’ COME IL DIABETE
C’è chi sostiene che non esiste lo stato soprannaturale della vita come neanche i suoi inquilini. Chi è di questa opinione afferma che gli “spiriti”, non sono altro che presenze mentali originate dalla schizofrenia. Se per schizofrenico si intende lo scisso fra Bene e Male, fra Conoscenza e Ignoranza, o fra Giusto e Ingiusto, allora … Continua
2a) RACCOLTA
LA PAROLA
è l’emozione della vita che dice sé stessa. Sino dal principio dello stesso Principio, i principi della vita sono assoluti. Non sono assoluti solo se al principio ammettiamo un altro Principio, ma prossimo ad un principio assoluto non può esservi un altro Principio. Ne consegue, così, che oltre alla Natura del Principio non… Continua
SI, MA, FORSE, PERO’, DIPENDE.
Una parola al principio? Si, ma, forse, però, dipende. La parola è l’emozione della vita che dice sé stessa. Così in Basso, così in Alto? Ammessa l’ipotesi, si, è così. Su cosa si può basare questa supposizione? Direi, sul rapporto fra Immagine e Somiglianza. Per questo rapporto quindi, ciò che è in Alto può ciò … Continua
IL DOLORE, L’ERRORE, IL DISSIDIO, E IL MALE
ci impediscono di somigliare alla vita dell’assoluto Bene secondo Natura dell’assoluto Vero dell’assoluto Giusto secondo Cultura secondo Spirito Il male è dolore naturale e spirituale da errore culturale. Neanche per questa… Continua
REINCARNAZIONE:
ritorno di uno spirito nello Spirito, o ritorno di uno spirito ancora suo spirito? Dipende dallo stato di spirito di uno spirito. Gioco di parole, mi si dirà: mica tanto. Spirito è ciò che anima. Anima è ciò che si anima. Ciò che si anima è vita. Lo Spirito è l’anima… Continua
PAROLA E’ L’EMOZIONE DELLA VITA
che dice sé stessa. Anche dove non vi è volontà, possibilità, conoscenza o mezzo, comunque la vita dice il suo stato tanto quanto il suo spirito (forza della vitalità naturale e vita della culturale) è influito da tre condizioni: DEPRESSIONE ESALTAZIONE… Continua
IL DI_SEGNO DELLO SPIRITO
Spirito è ciò che anima. Anima è ciò che si anima . Ciò che si anima è vita. Lo Spirito è l’anima della vita. Nella Natura, la Cultura anima la vita animata dalla forza dello Spirito. La forza dello Spirito è la vita della Natura. La vita dello Spirito è la Forza della Cultura. Lo … Continua
POICHE’ LA NATURA SENTE
quello che la Cultura sa la Natura è Via della Cultura. Poiché la Cultura sa ciò che la Natura sente, la Cultura è Via della Natura. Poiché forza della Natura che corrisponde con la sua Cultura, lo Spirito è Via della vita nella verità secondo lo stato della corrispondenza fra la … Continua
1a) RACCOLTA
IN TUTTI I DISCORSI
sostengo la vita dove nulla può il Principe e nulla il Gesuita. Sembra il ritornello di una canzone invece è un suggerimento. L’ascolto dello Spirito (forza e potenza della vita personale data l’Universale) permette di scostare quello altrui: per chi non vuole ombre su di sé. Vita è stato di infiniti stati… Continua
I MIEI DISCORSI SULLO SPIRITO
E’ ben vero che puoi anche non capire i miei discorsi sullo Spirito perché a livello culturale sono uno sciagurato, ma, può anche essere perché, per comprenderli, è necessario vuotare la mente da quanto la chiude. Propendo per questa ipotesi perché ho cominciato a scrivere (e, solo in seguito a capire) dopo che la Vita … Continua
L’IMMAGINE DEL DI_SEGNO
è composta da tre simboli: un cerchio, tre orbite, una croce. Il cerchio è formato da infiniti punti. Poiché si principia da ogni suo punto, è simbolo di principio infinito. Poiché in un cerchio tutto sta e il cerchio tutto contiene, è simbolo di universalità. Le orbite rappresentano il trinitario stato della vita: Natura… Continua
IL PRINCIPIO DELLA VITA
è la vita che ha attuato il suo principio: la vita. Vita è stato di infiniti stati. Si origina secondo lo stato della corrispondenza di forza e potenza fra tutti ed in tutti i suoi stati: al principio e dello stesso Principio NATURA CULTURA… Continua
PERCHE’ PRIMO STATO DELLA VITA
il Principio è Sovrano. In quanto sovrano è Maggiore. In quanto sovrano perché primo e maggiore è Assoluto. In quanto assoluto perché primo, sovrano e maggiore è il Principio del suo principio. In quanto principio del suo assoluto principio è, necessariamente, il più Grande di ogni principio. Il Principio… Continua
L’IMMAGINE DELLA VITA
derivata dal Principio gli stessi stati del Principio NATURA CULTURA SPIRITO ma non la condizione unitaria del Principio perché non è assoluta. Potenzialmente unitaria lo diventa in ragione di quanto i suoi stati sono prossimi allo stato dell’Immagine. Sono prossimi o non prossimi al Principio in ragione dello stato della somiglianza… Continua
HANNO SCRITTO
che la nostra vita somiglia all’Immagine della vita al principio. Mosso da una verità sia pure parzialmente detta sostengo che il Principio della vita E’ quello che può dire ognuno di noi dicendo la propria Essenza con il primo Verbo e l’Esistenza con il primo Nome: IO SONO… Continua
LA VITA PARTE DAL PRINCIPIO
con questo corpo Natura Cultura Spirito. A fine Forza naturale e a fine Potenza culturale con lo stesso corpo torna alla vita come disincarnata immagine della raggiunta FORZA naturale … Continua
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IN RAGIONE DI INFINITI STATI DI COSCIENZA
vita, è stato di infiniti stati di vita. La vita è si originata dalla corrispondenza di forza e di potenza fra tutti e in tutti i suoi stati. Al principio dello stesso Principio Natura Cultura Spirito. La vita è infinita come principio ma come è ampiamente noto… Continua
LA VIA DELLA MORALE RELIGIOSA
è iniziata sulla via della morale naturale. I principi, infatti sono gli stessi: il Bene per la Natura il Vero per la Cultura il Giusto per lo Spirito… Continua
IN NOME DI DIO
In nome del Principio tutte le religioni hanno imposto la loro Genesi martirizzando la vita. Per questo, nessuna può “lanciare il primo sasso” verso quella che ancora la martirizza nonostante non possa rendere più grande un Nome che è quello che è
secondo Natura
secondo Cultura secondo Spirito
come la vita di cui è l’unico Padre. Se della vita, il Principio è l’unico Padre, verso chi lancia il suo sasso martirizzante il Credente di quella Religione? Verso un’altra Religione, o verso il Padre? Poiché il Padre è un principio assoluto e poiché un principio assoluto non può essere scisso dai suoi principi (tanto meno da quanto ha principiato) ne consegue che non si può non colpire il Padre quando si colpisce la vita che ha generato. Sulla questione, la riflessione è doverosa come doverosa la conseguente risposta. In attesa di sentirla, la risposta “per Damasco” è questa:
COME E PERCHE’
Perché e come avviene l’influsso e/o l’invasione di spirito su spirito? Come più volte detto in altri discorsi, vita, è corrispondenza di stati fra tutti ed in tutti i suoi stati. La corrispondenza fra gli stati naturali, culturali e spirituali è permessa dalla comunione fra
ciò che alla vita è Bene per la Natura
Vero per la Cultura Giusto per lo spirito
Quando i nostri trinitario_unitari stati corrispondono con pienezza
mettiamo che il nostro essere sia così:
Quando i nostri stati non corrispondono con pienezza perché per infinite condizioni e misure sono scissi a causa dell’Errore e del Dolore, invece, mettiamo che sia aperto all’influsso e /o all’invasione in ragione della misura e della condizione del Dolore e dell’Errore.
Per esempio così
Essendo assoluta corrispondenza di stati, la vita non concepisce il vuoto che deriva dalla non pienezza esemplificata dalla parte mancante del cerchio. Il vuoto della non pienezza, così, è l’ingresso
che permette di essere variamente occupati da spirito o da spiriti non affini al nostro. Con l’estranea intrusione inizia il dissidio che porta al dolore che può portare al male sino al Male.
(Come grafico faccio schifo anche ai cani ma lo stesso spero di aver reso l’idea.)
L’occupazione di un altro essere nel nostro può limitarsi all’influsso, ma può anche essere essere più invasiva. Dipende dallo stato di vita della nostra forza: tanto più è remissiva a causa dell’Errore e/o del Dolore, e tanto più viene influita e/o occupata. Poiché, vita, è corrispondenza di stati sia in questa realtà che nell’Ulteriore, l’influsso e/o invasione di spirito su spirito avviene (con la stessa dinamica) anche fra spirito umano e spirito umano. A meno che non si smentisca quanto sostengo sulla vita, non può non essere che così. C’è chi sostiene di conoscere l’identità influente e/o invasiva. In questa realtà potrebbe essere prevalentemente vero.
Dell’ulteriore nella reale, invece, l’influito e/o l’invaso, crede ciò che ama (se l’influsso è affettivo e/o fatto credere come tale) o teme se l’avverte negativo e/o come tale si manifesta. Ne scrivo a ragion vissuta. Poiché ogni influsso e/o invasione avviene per corrispondenza di stati, ogni influsso e/o l’invasione non può avvenire che fra spiriti affini. Non potendo conoscere pienamente lo stato del nostro spirito, però, neanche possiamo dire con certezza quale sia l’identità spiritica influente e/o invasiva in ragione della condizione dell’influsso e/o dell’invasione. Possiamo sapere, invece, che se dal Dolore e/o dall’Errore siamo spiritualmente lacerati e laceranti, lacerato e lacerante sarà anche lo spirito influente e/o invasivo.
La misura dell’avversa volontà di ogni spirito comunque definito e/o qualunque sia il suo stato dipende da quanto quell’essere è cosciente di sé. Se l’incoscienza assolve dalla colpa (Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno) non per questo l’assolve dal dolo procurato. L’evangelica compassione può valere anche per la forza spiritica che diciamo Satana? Non lo so, ovviamente. Quello che so, è che
se il nostro bene
il nostro vero e il nostro giusto
non fossero lacerati e laceranti neanche lo spirito satanicamente maggiore potrebbe qualcosa.
PER PADRE
Per Padre intendo il soggetto che trasmette ai figli la propria Cultura. Limitandomi al concetto sociale, per Padre, quindi, intendo, comunque espresso, lo Stato. In prevalenza, la Destra ama lo Stato autoritario. La Sinistra, invece, lo Stato non autoritario. Tuttavia, essendo stesso lo Stato, socialmente parlando, li si può dire figli e fratelli dello stesso Padre. Nella ricerca del carattere del Padre&Stato da amare e da essere amati, e per raggiungere la Sua approvazione, figli e fratelli, però, sono in dissidio fra loro. Chi, ucciderà, chi? E, se, invece, il morto non fosse dell’una o dell’altra parte bensì l’incapacità di porsi reciprocamente in relazione con il Padre? Perché? Per questione di unigenitura?
SI, MA, FORSE, PERO’, DIPENDE.
Una parola al principio? Si, ma, forse, però, dipende. La parola è l’emozione della vita che dice sé stessa. Così in Basso, così in Alto? Ammessa l’ipotesi, si, è così. Su cosa si può basare questa supposizione? Direi, sul rapporto fra Immagine e Somiglianza. Per questo rapporto quindi, ciò che è in Alto può ciò che è in Basso; e se nel Basso si può la parola, così (almeno per quanto crediamo) non può non essere in Alto. Al principio di ogni principio, in Alto vi è la prima realtà della vita. In quanto prima è sovrana, in quanto prima è assoluta. In quanto assoluta può dire solamente una parola altrettanto sovrana e assoluta: per tali attributi Parola.
Ammesso in Alto ciò che è possibile nel Basso, non si può non convenire che la parola è il moto emotivo mosso dalla coscienza di sé. Se assoluta la coscienza in Alto, assoluta la Parola. In alto e nell’Alto da dove può esser nata la coscienza di sé? Direi, dal sentirsi in vita. Si, ma per quale figura, stato, identità? Neanche l’Assoluto, penso, può definirsi come figura, stato, identità. Indicato dal sentire, però, può definire il massimo stato di sé nel verbo IO SONO. Si, ma cosa? Essendo la vita che secondo la sua Natura è per quanto la sua Cultura sa e la sua Potenza (il suo Spirito) sente, non può non dire quello che è, cioè, VITA. Questa visione delle cose è certamente poco normale.
Razionalmente parlando, però (anche se necessita dello stesso iniziale Credo) la direi più attendibile della normale che va per la maggiore. Ammesso il Credo, penso anche che al principio della Vita ci sia la Figura che va per la maggiore per come è rappresentata? No. Credo, invece, che al principio (e nello stesso Principio) ci sia l’inconoscibile potenza che dico Spirito: forza della vitalità naturale e vita della culturale e della spirituale. Possono le nostre parole dire la Parola? Si, ma solo se comprendono l’Assoluto. Erronei tentativi di conoscenza le non assolute, quindi, potenzialmente erronea ogni parola del nostro vocabolario.
E’ assolutamente certa, invece, quella scritta nel Vocabolario della vita che sta in Alto, perché in quello c’è scritto solo un Verbo ( IOSONO) e una sola Parola: VITA. Poiché l’Assoluto esclude il dubbio nella vita in Basso (i principi assoluti sono in ambo gli stati) altro non dovremmo aggiungere e dove aggiunto togliere. Non per ultimo, tacere.
IL DI_SEGNO DELLO SPIRITO
Spirito è ciò che anima. Anima è ciò che si anima . Ciò che si anima è vita. Lo Spirito è l’anima della vita. Nella Natura, la Cultura anima la vita animata dalla forza dello Spirito.
La forza dello Spirito è la vita della Natura. La vita dello Spirito è la Forza della Cultura. Lo Spirito è la forza della vitalità della Natura che corrisponde con la vita della sua Cultura.
Lo Spirito essendo Forza è condizione di vita ma non pone condizioni alla sua Forza per non condizionare la vita.
Ho trovato l’immagine originale in un mercatino di oggettistica a Bolzano. Aveva uno sfondo a goccia: di plastica nera. Non ricordo in che data; forse nel 92/93. Sordo a chi mi diceva che era un gabbiano (o un uccello simile) per decenni l’ho sempre intesa come l’interpretazione di una colomba. Da quell’intendere, le conclusioni che ne ho tratto. Va beh! Vuol dire che è un O.S.M = Oggetto Spiritualmente Modificato, che è quello che da allora ho iniziato a diventare. Sopra la corona ho fatto aggiungere un brillantino. In quanto bianco, puro, e brillante, di quel diamantino si può dire che simbolizza la luce. La luce, simbolizza la verità. Elevando il pensiero, si può dire, allora, che sulla cima della corona che segna la sovranità dello Spirito c’è la luce della verità. Della serie me la dico e me la godo? Saperlo!
MI HAI FATTO VEDERE
Mi hai fatto vedere dei sermoni che ti sono giunti da un gruppo ”Swedemborg” americano. Nell’angolo di quei fogli mancava un pezzo grossomodo quadrato. Secondo una lettura per corrispondenze, il fatto potrebbe avere anche questo significato: poiché anche uno scritto è una costruzione (ideologica) ai pensieri che strutturano la costruzione di quei sermoni, manca la pietra che completa la testata. Dal momento che la lacerazione è sulla sinistra, luogo nel quale facendoci il segno della croce citiamo lo Spirito, la “pietra” che manca potrebbe concernere quella forza? Visto che non può essere quello della vita, può essere quello di Swedemborg?
IL CRISTIANESIMO
Il cristianesimo nasce dalla emozione della prostituta Maria di Magdala, mi dice Mauro. L’affermazione m’ha scombussolato per più di un attimo, ma sento che un qualcosa di vero, c’è. Però, non lo direi nato (o principalmente nato) dall’emozione della sola Maria di Magdala, ma dall’insieme di voci, di chi, per vivere per sempre, non poteva accettare la morte di chi li ha fatti sentire vivi. Dico vivi, nel senso di nuovi a sé stessi. Immagino l’elaborazione del lutto per la morte di quella Vita, come si può immaginare l’elaborazione della tragedia detta dal coro nelle commedie greche. Comunque sia avvenuta la faccenda, quanto non è stato amato, quel figlio di falegname!
Anche ammesso che un falegname dell’epoca, avesse avuto la stessa importanza sociale di un odierno architetto, ciò giustifica l’intensità di quel lutto? A livello personale senza dubbio, ma, (sia pure limitando la valutazione ai Suoi tempi), al punto da diventare un così significante pane di vita? A mio avviso, no. A mio avviso, Cristo, prima di diventare il capro da sacrificio che lo fece diventare la teologia paolina è stato il Capro per parte del suo popolo. Un lutto può essere mosso da un grande amore, o può essere mosso da sensi di colpa. Un’ipotesi non esclude l’altra. Ammessa l’ipotesi Magdala, con quella vedo l’inizio del lutto per la perdita dell’uomo fortemente amato.
Nell’ipotesi sensi di colpa, vedo un amare (degli apostoli, o del popolo, o dell’insieme) ricattato dal potere o dalla paura, e quindi, se proprio non tradito in vita, non difeso quanto occorreva. Un lutto può essere mosso, anche come un estremo tentativo di recuperare una dignità, immiserita da atti e fatti (o dal Fato) più forti dei soggetti in lutto. Nel caso, Saulo è stato una variabile ribelle. Storia e ragione la dicono non vera, e la fede, in più di qualche caso è la lapide che copre una tomba. Definitivamente, se non avesse inventato la Resurrezione. Peccato non abbia saputo dire (voluto e/o potuto) che la Resurrezione riguarda lo spirito (forza e potenza della vita) e che lo spirito che rinasce non è più la forza e la potenza di prima perché lo spirito (come la vita a cui da vita) è uno stato di infiniti stati di forza e di potenza: di per sé, maschile se dal carattere prevalentemente Determinante e femminile se dal carattere prevalentemente Accogliente.
Ciò comporta che in ragione del prevalente carattere della mia forza e della mia potenza potrei rinascere ancora con lo stesso carattere omosesssuale (in Natura e in Cultura maschile e/o femminile) oppure in Natura e Cultura maschile o femminile prevalentemente etero; prevalentemente perché nessun carattere sessuale è in assoluto, e l’assoluto con condizionato ad esserlo non è mica la stessa cosa.
DEL TUTTO UN PO’
Non baso l’affermazione su conoscenze “teologiche”, bensì, per aver visto la vita a nudo. Comincerò a dirla partendo dal principio. Sarò sintetico. Breve (a torto o a ragione) lo sono stato raramente.
Vita, è stato di infiniti stati. Si origina dalla corrispondenza fra tutti e in tutti i suoi stati.
Al principio (e dello stesso Principio)
Natura
Cultura Spirito
La Natura è il Corpo della vita comunque formato;
La Cultura è il Corpo della Mente comunque formata;
Lo Spirito è la Forza della vita comunque formata.
La Natura è il luogo del Bene;
La Cultura è il luogo del Vero;
lo Spirito è il luogo del Giusto.
Essendo prima è unica. Essendo unica è sovrana. Essendo unica e sovrana è massima. Pertanto è l’incontestabile unità fra i suoi stati. Essendo non prima, non unica, non sovrana, e non massima, la vita generata da quel principio a sua somiglianza è trinitario_unitaria. In virtù della massima corrispondenza fra i suoi stati, la vita al principio è l’Uno. In quanto Uno è il massimo luogo del Bene. In quanto massimo luogo del Bene, dal suo corpo è escluso ogni dissidio, ogni errore, e ogni male. Naturalmente, si può anche pensare che non sia così. Se così non fosse, però, la vita al principio avrebbe i suoi stati in più condizioni di stato.
In un principio, scisso dal suo stato per la presenza di più condizioni di vita, quale la prima, la sovrana, la massima? Ammessa l’ipotesi, quale parte della scissione in un principio può dirsi il Principio? Nessuna, se non ammettendo che al principio non esiste alcun principio. Quello che è inconcepibile per tutte le religioni, è inconcepibile per la ragione che, necessariamente, segue i significati delle parole. Anche per la ragione, quindi, al principio non può non esserci che un solo Principio. Dicevo che la vita al principio è corrispondenza di stati fra ciò che gli è Bene, Vero, e Giusto. Di quelli a sua somiglianza, è così anche nel nostro principio. Sia nel principio del Principio che nel nostro, la corrispondenza fra gli stati è possibile tanto quando nulla li separi, vuoi per contrastante misura di bene, vuoi per contrastante misura di vero, vuoi per contrastante misura di giusto.
Ne consegue, quindi, che l’unità dello stato di vita al principio é permessa dalla massima misura di bene, dalla massima misura di vero, dalla massima misura di giusto. Nella vita a sua somiglianza, invece, il suo stato è trinitario tendente all’unitario che raggiunge secondo infinite ma mutevoli misure dello stato. Oltre non può, non per qualche evangelica e/o biblica condanna, ma solo perché non è e non potrà mai essere il Principio (la Parola) che ha originato la vita. La condizione di somiglianza, invece, ci consente di essere le parole (stati della vita) che originano parole: stati della vita. Il raggiungimento della misura fra stati è permesso, necessariamente, dalla mediazione fra gli stati.
La mediazione permette agli stati naturali, culturali e spirituali della vita, di raggiungere l’equità fra gli stati. In virtù della raggiunta equità, la vita della somiglianza procede il suo corso senza dolore naturale, senza errore culturale, senza dissidio spirituale. Ovviamente, lo raggiunge per quanto il suo corpo è, per quanto la sua cultura conosce, per quanto il suo spirito è in pace.
Quale fra i tre principianti stati inizia il processo di mediazione? Essendo massima unità fra i suoi stati, il processo di raggiungimento fra i suoi stati è sommamente Paracleto. Ne consegue inconoscibile lo stato sommamente iniziatore. Nel nostro stato, invece, il processo dell’iniziale mediazione si origina dall’emozione prevalente.
Può essere quella di un bene che si sentono gravate da situazioni che non sente giuste perché a suo sentire non vere, e quindi, fonte di dolore che può portare alla depressione e/o esaltazione della vita;
può essere quella di un vero che sente il suo bene gravato da situazioni non giuste, e quindi, fonte di dolore che può portare alla depressione e/o esaltazione della vita;
può essere quella della giustizia che sente gravata la sua forza (il suo spirito) da situazioni false per il suo bene, e quindi fonte del dolore che può portare alla depressione e/o esaltazione della vita.
Il dolore é il male naturale e spirituale da errore culturale. La depressione e l’esaltazione sono le “voci” dello Spirito; della nostra forza. Nella nostra vita, quindi, è Paracleto, tanto quanto la sua presenza ci porta alla Giustizia che ci porta al Bene, che ci porta al Vero. Nell’opera della Vita al principio, invece, è la forza che egualmente opera dagli altri stati egualmente operato. Si può dire, quindi, che al principio (e nello stesso principio) lo Spirito è il mediatore egualmente mediato. Dato al principio quello che è suo, e dato al nostro principio quello che è nostro, Lo Spirito è mediatore mediato anche in noi. Non lo può essere, tanto quanto, “non per orecchio” non l’ascoltiamo.
DETERMINAZIONE ED ACCOGLIENZA
Vita è stato di infiniti stati della relazione di corrispondenza fra il principio maschile (la Determinazione) e quello femminile: l’Accoglienza. Dall’affermazione se ne ricava che nella virilità maschile è presente la femminile come nella femminile è presente la maschile. La stessa Bibbia ci ricorda che (cito a memoria) “maschio e femmina li ho fatti.” In separata carne o in unica carne? Penso in un’unica carne nel senso di unica creatura dell’unica creazione. Scissa che in due si fece la prima parte quale la parte Adamo e la parte Eva per Adamo intendendo il carattere Determinante della vita (il maschile) e per Eva la parte Accogliente, con ciò intendendo quella femminile? Riconoscere a una o all’altra carne il suo carattere di principio (cioè, se dalla vita emerse prima il principio maschile o se prima quello femminile) credo sia culturalmente e spiritualmente impossibile. Il riconoscimento certo delle due parti, invece, è dato dallo stato naturale: quello si, indubbiamente maschile e indubbiamente femminile. Indubbiamente fluida, invece, la corrispondenza di forza e di pensiero della vita maschile (e, quindi, anche femminile perché mentalmente accogliente) e della vita femminile: mentalmente maschile tanto quanto determinante. Quando si parla di Dio bisognerebbe tener presente che è un Principio Assoluto. Come tale, in assoluto maschile (determinante) e in assoluto femminile (accogliente) in inscindibile stato. In quanto Immagine somigliante all’immagine, lo stesso principio è anche della vita derivata dalla Vita. Diverso, ovviamente, lo stato della condizione del soggettivo stato: in assoluto non unitario. Per quanto sostengo, la femminilizzazione di Dio che la chiesa teme di aver visto recitato in un film, pertanto, è solo un teologico quanto inutile schiamazzo.
IO SONO QUELLO CHE SONO
Non tentate, non sapete, non potete: io sono quello che sono.
Sono la Parola e la sua Forza. Sono il silenzio e la sua emozione. Non mi trovate nei perché e nei percome. Sono l’irraggiungibile stazione delle vostre tesi su di me.
Io sono L’Amore. Non sono il Divisore. Sono chi allevia la croce. Sono la vostra voce. Non sono lo scranno della vostra brama di potere. Non mi tocca la fama: nessun sapere.
Sono la Chiesa che dura. Non mi serve muratore: nessuna struttura.
Io sono il Verbo. Sono la vostra mano. Il vostro piede. Sono il principio di ogni luce. Sono dove il dissidio tace.
Io sono Pazienza, Clemenza, Pietà, Umiltà, Semplicità. Io sono la vostra profondità.
Io sono il vostro bisogno di fede. Sono dove il bene intercede. Sono l’Universo che tutto contiene. La Promessa che mantiene. Sono acqua per la vostra sete. Il vostro mare quand’è in quiete.
Io non sono Figlio. Non sono Madre. Io sono il Padre. Sono il senso di moglie. Non sono le sue doglie. Sono il senso di marito.
Io sono l’Infinito.
Io sono Sovranità, Libertà, Carità. Sono l’Immagine della vita: mio primo ed ultimo profeta.
Io sono il Basso e sono l’Alto. Sono Larghezza e Lunghezza. Sono Geometra e Geometria.
Io sono la tua poesia.
LA MEDIANITA’ E’ COME IL DIABETE
C’è chi sostiene che non esiste lo stato soprannaturale della vita come neanche i suoi inquilini. Chi è di questa opinione afferma che gli “spiriti”, non sono altro che presenze mentali originate dalla schizofrenia. Se per schizofrenico si intende lo scisso fra Bene e Male, fra Conoscenza e Ignoranza, o fra Giusto e Ingiusto, allora tutto il mondo è da ricoverare. Vi sono scissioni che in più modi e stati invalidano l’identità, e scissioni che la diversificano. Il mondo dell’arte è pieno dei diversificati da schizofrenia. In quella categoria pongo anche i medium. Si dice e/o viene detto medium, l’individuo che sta (o dice di stare) fra i due stati della vita: il naturale e il soprannaturale.
Dei due stati, è accertabile il naturale. Il soprannaturale, invece, è questione di fede. La mente razionale non crede nell’esistenza di quel mondo, e quindi, neanche su quanto si dice. Per la mente razionale, la fede (ragione della speranza, non della conoscenza) è un inverificabile delirio. Anche la facoltà medianica viene intesa così. Per quanto mi riguarda la considero una delle infinite possibilità della vita: non la escludo ma neanche la seguo. Vero è che per qualche anno l’ho fatto, e che se non l’avessi fatto avrei continuato a conoscerla per libro, non, per vita come è successo. Anche ammettendo che non sia vera l’opinione razionale sulla medianità, comunque, di quella realtà non si può provare nulla.
Mi fermo su un solo fondamentale perché: non possiamo provare nulla perché il male (come l’errore) può fingere il bene molto bene tanto quanto è male. Dal che ne consegue, che il male può essere maggiore dove è maggiore una rivelazione. L’impossibilità di accertare l’identità dell’essere (soprannaturale e/o proveniente da un delirio che sia) rende, inattendibili (spiritualmente come religiosamente parlando) anche le origini delle Religioni del Libro: non solo. Come è di inattendibile provenienza la medianità, inattendibile diventa il medium che tanto o poco se la rende atto pubblico; inattendibile, non tanto perché asservito servitore del Male (per esserlo è necessario conoscerlo e perseguirlo in piena coscienza) ma perché asservito servitore dell’errore, quando non maestro.
Ammesso quanto sostengo, chiedersi se esistono o non esistono gli spiriti è una mera perdita di tempo. Sull’argomento, infatti, ogni “toccato” crede a quello che più ama credere: e non c’è ragione che tenga. Dove la verifica di un dato essere (vuoi spirito e/o vuoi medium) è impossibile, è possibile invece, verificare l’azione concreta; ed è da quella verifica che si può capire l’effettiva sostanza spirituale, sia dell’identità influita che dell’identità influente. Anche in questo caso, però, restano inesplicabili i motivi e i fini. A maggior ragione, quindi, cautela! Accettare caramelle dagli sconosciuti è potenzialmente erroneo non solo per i bambini. Presso di noi, un medium diventa portatore di fede, tanto quanto manifesta i cosiddetti “doni dello Spirito: i carismi.
Il portatore di fede spirituale sa che lo Spirito fa un unico dono: la vita come potenza derivata dalla sua. Ogni altro dono è carisma di origine spiritica. I carismi, oltre che maggiorare la personalità del medium aureolandolo di varia santità, hanno l’implicita funzione di annulla diffidenza e/o di raccatta semplici o anime perse, vuoi per un dolore, vuoi per esistenziali confusioni, vuoi per misticheggianti ricerche: un’ipotesi non esclude le altre. I carismi non rientrano nella categoria dei volontariamente e liberamente dati. Bensì, in quella degli inevitabilmente concessi. Noi sappiamo che, fissata una data operazione e/o app, due cellulari, palmari e computer possono entrare in reciproco contatto: lo sappia o meno uno dei contattati, lo sappiano o meno chi contattano una volta avviata quella possibilità: mi venga un accidenti se mi ricordo come si chiama.
Analoga comunione succede fra la forza (spirito) di uno spirito, e la forza (spirito) del nostro. L’influsso fra spiriti (vuoi fra disincarnati che incarnati) è perennemente continuativo, perché la vita, essendo corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati, ammette la divisione fra stati solo nei casi di dolore e/o di incoscienza da ignoranza. Vista da vicino, però, quello che ci appare come una divisione per quei motivi, in realtà è solo un’attenuazione del filo (forza o spirito) che collega vita a vita. Per quanto sostengo, quindi, uno spirito soprannaturale, una volta in collegamento con uno naturale non può non passare il dono (la vita) ricevuto dallo Spirito. E’ prossimo allo Spirito, lo spirito che passa la sua forza al nostro.
Non e’ prossimo allo Spirito che nel nostro passa la sua conoscenza: cio’ che sente della sua forza. Non vi può essere percepibile passaggio, però, dove, al proposito, non vi è coscienza di quella possibilità. Ho affermato prima che il passaggio avviene per affinità di spirito. Già sappiamo poco sul nostro spirito, figuriamoci sulle possibili affinità fra spirito e spirito. Con il che intendo dire che neanche nulla sappiamo su quanto donato dagli spiriti, come nulla sanno di certo (se di incerta conoscenza di quanto hanno in coscienza) sul dono passato; le certezze che al caso diciamo di avere, altro non sono che delle soggettive convinzioni! Quando anche non chiaramente espresso, il medium diventa, volente e/o nolente, un risvegliatore di coscienza.
Di per sé non è un’opera negativa. A mio modo lo sto facendo anch’io. Quello che in genere non fanno i medium, però, è avvisare le persone influite, dei rischi insiti nel luogo del risveglio. In genere non lo fanno perché diventerebbero meno fascinosi agli occhi di un bisognoso di Oltre. Tanto più, se della loro medianità (vero o spacciata come vera che sia) ne hanno fatto un mestiere. Altrettanto vero, se ne hanno fatto una “mistica” missione. Quale il filo Arianna può portarci fuori da questo intrico fra intenti e/o convinzioni? Come accennato sopra, lo studio del Fare di un Essere. Dove il Fare dell’Essere disincarnato (ma vale anche per l’incarnato) genera (direttamente come indirettamente) il Dissidio nella sue infinite forme (funzioni, scopi palesi o impliciti, ecc, ecc) là vi è l’errore, e/o quanto può portare all’errore.
Perseguendo l’errore e/o quanto può portare all’errore, può formarsi, in primo il male (dolore naturale e spirituale da errore culturale) e nel proseguo dell’asservimento all’errore, al Male dato dal maggior errore. E’ certamente vero: l’errore può essere perseguito in buonafede sia dal medium che dallo spirito che lo comunica. A maggior ragione, quindi, è meglio non superare la soglia fra stato e stato della vita: una volta superata, infatti, non si torna più alla coscienza di prima,, e nel dopo, non sarà più possibile capire (ammesso e non concesso che prima lo sia stato) se siamo gestori di quell’esperienza, o se ancora ci ritroviamo ad esserne i gestiti. Se gestiti, da chi? E qui casca l’asino!
Comunque ricevuto dagli spiriti, il carisma non si può restituire, perché una volta aperta la coscienza (è il luogo di ogni conoscenza) non si può più rinchiudere. Al più si può tacitare, o allontanare di memoria. In ciò, allontanare e/o sopire sia gli influssi che gli effetti deleteri della medianità. Alla fine di quanto detto mi resta un’ultima domanda: per quanto di pesantemente negativo può portare, la medianità val bene una messa? Rispondere con un sì dopo tutto questo lo direi da imbecilli. Rispondere con un no, comunque è influire la vita altra, e ciò può diventare altrettanto negativo. Penso infatti, che ognuno sia la via delle proprie verità, e che la ricerca delle proprie verità non vada intralciata: lo possono fare anche le buone intenzioni. Della morale della favola giunti al punto, non mi resta che questa: l’importante è ricordare che la medianità è come il diabete: non si guarisce. Al più, si può contenere.
IN RAGIONE DI INFINITI STATI
In ragione di infiniti stati di coscienza, vita, è stato di infiniti stati di vita. La vita è si originata dalla corrispondenza di forza e di potenza fra tutti e in tutti i suoi stati. Al principio dello stesso Principio
Natura
Cultura Spirito
La vita è infinita come principio ma come è ampiamente noto, per Natura e per Cultura a termine nel nostro principio. Non lo sarà, però, per la forza e la potenza che conosciamo come Spirito. In ragione dello stato del nostro spirito, la nostra forza e la nostra potenza si collocherà, prossima o non prossima, al principio: lo Spirito. Lo Spirito è forza e potenza della vita sino dal principio e dello stesso principio. Se così è della vita in Basso così non può non essere della vita in Alto. Per Alto intendo l’immagine della Vita. Per Basso intendo l’immagine a quella somigliante: la nostra. Della morte, quindi, si può dire che è il necessario ricongiungimento della nostra vita con la Vita: il Tutto dal principio. Senza la precedente Natura e senza la precedente Cultura il nostro spirito tornerà ad essere la tabula rasa che è stato alla nostra nascita e che sarà alla nostra rinascita.
Non resterà tale perché, come Cultura rinascerà secondo il corpo corrispondente a quanto hanno dato forma i contenuti derivati dalle precedenti azioni di forza e di potenza. Non resterà tale perché, come Natura, rinascerà secondo il corpo corrispondente a quanto hanno dato forma i contenuti derivati dalle azioni di forza e di potenza. Perché sostengo la rinascita del nostro spirito? Lo sostengo perché la vita, essendo stato di infiniti stati di vita in infinita corrispondenza di stati, almeno secondo logica, non può ammettere divisione fra stato e stato: la vita non concepisce il Nulla fra i suoi principi. Il nulla vi è invece quando, a causa del dolore e/o dell’errore subiamo separazione fra stato e stato. Il nulla nel nostro stato, però, tanto si forma e tanto si annulla.
Si forma e si annulla in ragione delle riparazione che si attua per mezzo della conversione dei principi che l’hanno attuato: dal dolore al bene, dall’errore al vero, dall’ingiusto al giusto. La conversione avviene discernendo sui nostri vissuti. Comparando i nostri vissuti con il Vissuto che è della Vita raggiungiamo (sempre in ragione dello stato della rinnovata coscienza) la verità che è nel Vero.
SPIRITO E’ CIO’ CHE ANIMA
Poiché la Natura sente quello che la Cultura sa la Natura è Via della Cultura. Poiché la Cultura sa ciò che la Natura sente, la Cultura è Via della Natura. Poiché forza della Natura che corrisponde con la sua Cultura, lo Spirito è Via della vita nella verità secondo lo stato della corrispondenza fra la Forza naturale e la Potenza culturale.
Sia in questa vita che nell’ulteriore, uno spirito è prossimo allo Spirito in ragione dello stato di somiglianza fra il suo spirito e quello dello Spirito del Principio:
Assoluto Bene che è sua Natura
per l’Assoluta Verità che è sua Cultura <> per l’Assoluta Forza e Potenza della sua Giustizia.
Lo Spirito è vita
tanto quanto il Fare corrisponde all’Essere
Lo Spirito è Calibro della Natura che forma
Arbitro della Cultura Giudice della vita
della forma che si forma
in ragione dello stato della corrispondenza fra Natura e Cultura.
In ragione dello stato della corrispondenza fra
Natura
Cultura Spirito
Lo Spirito è Calibro perché misura la forza
Arbitro Giudice
perché decide perché valuta
l’uso della forza l’uso della forza
Perché agiti dal loro bene
dal loro vero e dal loro giusto
gli stati trinitari della vita tendono all’unitario.
Raggiungono l’unitario tanto quanto vivono il loro stato con la stessa misura di forza (vitalità della Natura) e di potenza: vita della Cultura.
Della sua potenza ognuno è lo spirito che può. Può diversamente solo gravando la sua Natura
difficoltando la sua Cultura esaltando o deprimendo
il suo Spirito
Poiché, vita, è corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati lo Spirito mediatore fra gli stati non può non essere che uno Spirito mediato dagli stati della vita che media.
Nell’essere mediato mediatore degli stati che media lo Spirito trinitario_unitario è leggero tanto quanto la sua forza (vitalità nella Natura) corrisponde con la sua potenza: vita della sua Cultura.
La misura dello Spirito non può essere maggiore della conoscenza (o l’opposto) se non ponendo dissidio fra gli stati della vita:
Natura per quello che siamo
Cultura Spirito
per quello che sappiamo <> per quello che sentiamo
Poiché, vita, è stato di infiniti stati di vita, così, anche le tre voci della guida dello spirito sono lo stato di infiniti stati di vita, o secondo il caso, di meno vita in presenza del dissidio.
Dissidio è il delirio della mente che brancola fra errore e dolore.
Uno spirito scisso e scindente per mancata mediazione non permette l’integra corrispondenza di forza fra Natura e Cultura.
Su questo piano della vita la mediazione è generalmente sentita come il subito compromesso culturale fra
ciò che siamo
ciò che sappiamo e ciò che sentiamo
Il compromesso è mediazione subìta. La mediazione è compromesso accettato. La nostra verità è compromesso condiviso.
Vi è chi maggiora l’Essere compensando la Natura, o la Cultura, o lo Spirito (e, quindi, la vita) di maggior vitalità in uno o l’altro stato. Ad esempio:
7 per la Natura
3 per la Cultura 9 per lo Spirito
L’identità in esempio ha usato il suo massimo spirito per rafforzare il corpo ma in maniera minore la conoscenza. Mancando la corrispondenza di valore fra i suoi stati, mancherà nella sua facoltà mediatrice.
La Natura che grava
la Cultura dell’Essere
entra in sofferenza con sé e/o con altro da sé. Lo stesso se l’esalta.
In quello che sente della sua forza e della sua potenza ognuno è lo spirito che può. Può diversamente solo gravando
la sua Natura
difficoltando esaltando
la sua Cultura o deprimendo
il suo Spirito
E’ dolore fisico, il giudizio di male che una Cultura da alla sua Natura. E’ dolore culturale il giudizio di errore che una Cultura da a sé stessa. E’ dolore spirituale il giudizio di male che uno Spirito da alla sua forza. Se è pur vero che il dolore afferma la sua verità in ogni lingua, altrettanto è vero che la voce della Natura (il Bene in ogni lingua) cura il peso della sofferenza, ricordando che
lo Spirito è medico quando
la temperatura ha gli stessi gradi
della mente del corpo.
PER OGNI DOVE
VITA E’ STATO DI INFINITI STATI
Si origina secondo lo stato della corrispondenza di stati fra tutti ed in tutti i suoi stati. Al principio e dello stesso Principio
NATURA
CULTURA SPIRITO
Per STATO intendo la condizione parziale o generale della vita personale, sociale, spirituale.
–
Le CORRISPONDENZE (naturali, culturali e spirituali) sono le vie che collegano gli stati personali, sociali, spirituali.
–
La COSCIENZA dello STATO è il luogo della CONOSCENZA emersa e di quella in stasi.