Della Metempsicosi

Secondo un proverbio romeno chi si è scottato col brodo teme anche lo yogurt. Potrei verificare lo scritto, allora, solo se disposto a riprendere le scottature. Lascio tutto come sta. 

In qualche mese del 1995 al Febbraio 2023

Sino dall’inizio della mia strada “per Damasco” ho potuto ordinare le “rivelazioni” che sentivo nel mio spirito come riesce a non bagnarsi chi è allo scoperto sotto la pioggia.

Vi sono due generi di Metempsicosi. Vi è quella attuata dal Principio della vita, che “incarnando” la sua forza (incarna nel senso di porre vita nella materia) la mette in vita, e vi è quella degli spiriti che hanno vissuto questo piano dell’esistenza. Naturalmente, il Principio della vita incarna il suo Spirito, non la sua identità. Essendo assoluto perché l’Uno, infatti, non può ripetersi in altro principio. Non solo: solo il Principio può contenere il suo principio. Si può dire, allora, che il Principio della vita è la sempiterna incarnazione del suo principio: la vita. Si può dire, inoltre, che la sua “metempsicosi” durerà sino a che durerà la vita. Oltre non “vedo”. Lo spirito che incarna la sua forza in un’altra forza è invasivo tanto quanto lo fa e lo può. Si può pensare allora che vi sono spiriti con intento dominante, e spiriti che dico compartecipi. I compartecipi influiscono ma non condizionano la volontà della vita che inconsapevolmente li ospita.

Siccome agiscono secondo Spirito (i non condizionanti e/o comunque interferenti) li si può dire spiriti Alti ma di inverificabile… altezza. Secondo stati di infiniti stati, la metempsicosi avviene nella carne per lo spirito che sente di dover ripercorrere le emozioni del corpo. Avviene nella mente, per lo spirito che sente di dover ripercorrere le emozioni del pensiero. Avviene nello spirito, per l’anima che sente di dover ripercorrere le emozioni della forza. Avviene nel corpo, nella mente, e nell’animo, per lo spirito che sente di dover ripercorrere il suo vissuto. Tanto quanto ne sente il bisogno e tanto quanto può diventare invasivo sino al dominio della vita che inconsapevolmente lo ospita. A maggior ragione se fra lo spirito ospite e l’ospitante si stabilisce un “cosciente” rapporto di reciproco uso. E’ quello che in genere succede nei casi di più eclatante medianità.

Non tutti gli spiriti rivelano la loro presenza. Lo fanno i dominati dai dissidi fra ciò che erano e facevano e ciò che credono di essere e di poter fare. Lo possono fare anche spiriti “mistici” a vari livelli e condizioni. Come tali (o tali si credono) sono i più influenti, ma non per questo non spiritualmente dominanti. Diventano spiritualmente dominanti, non perché invadono intenzionalmente il nostro spirito, ma perché glielo permettono i nostri bisogni da superiori rivelazioni. Per infiniti stati di vita, lo spirito che cerca il bene, il vero, e il giusto si reincarna secondo spirito di verità, ma quale stato di conoscenza hanno della Verità? Non di certo dell’Assoluta. E’ inevitabile, quindi, che siano portatori di parziali quando non del tutto erronee verità. La forza che anima il corpo (luogo della Natura della vita) e la mente (luogo della sua Cultura) è lo Spirito.

La vita dello Spirito (la Natura della sua Cultura) è il principio della vita della mente a cui da vita. Sia nel supremo che nell’ultimo, vita, è rapporto di corrispondenza fra Natura (il corpo), Cultura (la mente) e Spirito: la forza che si origina dalla corrispondenza fra i due stati. Lo Spirito origina la vita secondo la sua forza ma la vita originata persegue il proprio spirito secondo la sua. Da ciò ne consegue, che la vita originata dall’influsso dello Spirito delibera il suo inizio naturale ed il suo principio culturale e spirituale secondo quanto stabilisce di accogliere dello Spirito della vita che l’ha principiata. Ciò che delibera lo stato dell’accoglienza dello Spirito è il rapporto di corrispondenza fra gli stati della vita principiata. Lo Spirito che origina la vita, è il corpo interiore (l’anima) che anima ciò che anima. Ciò che si anima per la sua forza (per la sua Natura) e per la sua vita (per la sua Cultura) è il corpo esteriore dello Spirito animante.

Del corpo esteriore, allora, si può dire che è l’anima materiale che contiene l’anima spirituale (il corpo interiore) della forza della vita: lo Spirito. Siccome vi è la forza dello Spirito (l’anima che anima la vita del Principio) e la forza degli spiriti (l’anima che anima la vita dei principiati dalla forza del Principio) allora, vi sono due stati di Metempsicosi: quella dello Spirito che si “incarna” nella vita, e quella degli spiriti che si incarnano nella vita originata dalla Vita. La Cultura della Natura dello Spirito (ciò che sa sulla sua forza) origina il corpo naturale. La Natura della Cultura dello Spirito (ciò che sa sulla sua vita) origina la vita: corpo naturale che, dato lo spirituale, corrisponde con il culturale. Poiché Metempsicosi è trasferimento di un corpo in un altro ed il ha corpo tre stati

sia sul piano sovrumano che su l’umano, da ciò ne consegue che lo stato della reincarnazione ha tre stati di vita: la naturale, la culturale e la spirituale.

Nella Metempsicosi data dallo stato supremo della vita (quella del Principio soprannaturale) lo Spirito incarna la forza (la sua Natura) della sua vita (la sua Cultura) ma della sua Cultura ne incarna il principio: la vita. Nella metempsicosi data dagli stati della vita che sono conseguiti al Principio, in ragione dello stato del loro stato (soprannaturale o naturale) anche gli spiriti incarnano la forza (la Natura) della loro vita (la Cultura) ma incarnano il principio di spirito che sono, cioè, la loro vita. L’unità della trinità degli stati della vita è solo dello stato supremo: il Principio della vita. Data l’unità della trinità dei suoi stati, la metempsicosi dello Spirito, è reincarnazione della sua totalità: la vita. Gli stati principiati sono unitari tanto quanto si corrispondono. Da ciò ne consegue che solo lo Spirito incarna la vita (unità dei suoi stati) mentre gli spiriti incarnano stati di vita, cioè, parti di sé.

Lo stato della reincarnazione è corrispondente allo stato dell’influsso: supremo quello dello Spirito e, secondo stati di infiniti stati di vita, corrispondente al loro stato quello degli spiriti. Lo stato dell’influsso è corrispondente allo stato della corrispondenza con lo stato in corrispondenza. Tanto quanto lo sono, la Metempsicosi avviene fra spiriti affini. Siccome l’affinità di spirito fra vita e vita è stato di infiniti stati di vita, da ciò ne consegue che anche gli stati della metempsicosi sono infiniti. Lo stato della forza dello Spirito dice lo stato della vita. Lo stato della vita (corrispondenza fra Natura, Cultura e Spirito) dice lo stato della forza. In ragione dello stato della sua forza, vita, è bene nella Natura, vero nella Cultura e, giusto nello Spirito. Se uno spirito di valore cinque (tanto per dire la misura di uno stato di vita) si colloca presso lo Spirito del Principio in diversa misura, (ad esempio: quattro o sei), avendo subordinando la ragione della sua Cultura (il vero) al bene, sarà ingiusto sia verso lo Spirito che verso il suo Spirito.

Per il male naturale e spirituale che è in ogni errore culturale, dunque, sarà sofferente sino a che non si collocherà nello stato che gli corrisponde: il cinque in esempio. Per quanto è a conoscenza della loro coscienza, da ciò ne consegue che: in ragione del confronto di vita fra la forza dello Spirito e la loro, gli spiriti che tornano allo Spirito, si collocano presso quello stato secondo il loro stato di spirito, cioè, secondo lo stato della forza della loro vita.  Uno spirito è vita nello Spirito, secondo lo stato di somiglianza fra la sua vita e quella dello Spirito: immagine del Principio della forza. Tanto più uno spirito è somigliante allo stato Spirito e tanto più è vicino al principio della forza: lo Spirito. Di converso, tanto più uno spirito non è somigliante allo stato dello Spirito e tanto più è lontano da quel principio. Tanto più è lontano dal principio della vita (la forza dello Spirito) e tanto più è vicino al proprio principio: la forza del proprio spirito.

Tanto più gli spiriti sono vicini allo stato dello Spirito e tanto più presso di quello si identificano. Tanto più si identificano nello Spirito e tanto più sono identificati dallo Spirito. Tanto più sono identificati dallo Spirito e tanto più sono lontani dal loro. Tanto più sono identificati dal proprio spirito e tanto più non lo sono dallo Spirito. Secondo stati di infiniti stati di vita (e secondo infinite corrispondenze fra gli stati di Natura, Cultura e Spirito) uno spirito, meno è somigliante all’Immagine dello Spirito e più conserva l’immagine del proprio stato di spirito. Lo stato della Metempsicosi, dunque, è corrispondente allo stato dello Spirito che si incarna. Lo Spirito, dando la sua forza ad ogni stato di vita, necessariamente, è via di congiunzione (dallo Spirito al nostro e dal nostro allo Spirito) fra il Suo stato ed il nostro. Poiché lo è di ogni stato di vita, sia sul piano naturale quanto soprannaturale è via di congiunzione sia di quella spirituale (spiritualità è diretto rapporto fra la vita umana e quella del Principio) che di quella spiritica.

La vita spiritica è rapporto fra spiriti: forze naturali della vita e che è, e che furono in questo stato di vita. Nello stato soprannaturale gli spiriti sono forze che ancora conservano degli stati di spirito dell’umana identità che furono. Nello stato naturale, invece, gli spiriti umani sono forze che ancora conservano degli stati della spiritualità della vita che li ha originati sino dal Principio. Lo Spirito non può non essere continua emanazione di forza in quanto la vita non può concepire stati di interruzione. Non lo può perché ogni stato di interruzione sarebbe uno stato di morte della vita, ed in ciò, estrema contraddizione con il suo principio: la vita sino dal Principio. Ogni volta lo Spirito concede la propria forza (la Natura della Sua vita) concede la Sua totalità. Non può diversamente se non aprioristicamente discernendo come, a chi, o se dare più o meno forza.

Questo, però, significherebbe che lo Spirito predetermina la vita che ha originato ma la predeterminazione si scontra col principio dell’arbitrio: giudizio che è libero solamente se condizionato dallo spirito di chi discerne. Il condizionamento dell’arbitrio della Vita (l’Universale) sulla vita principiata (la Particolare) si ovvia perché se è vero che lo Spirito da vita agli stati della vita è altresì vero che la vita determina la propria secondo la forza dello spirito che si origina dallo stato della corrispondenza fra i suoi stati. La vita originata che segue le indicazione della giustizia nella sua forza (la pace) non per questo è predeterminata verso quella meta spirituale. Lo Spirito del Principio, essendo l’origine della forza che proviene dal giusto che corrisponde dal vero che è nel bene, necessariamente, non può non guidare che secondo il suo principio. Non per questo, però, lo Spirito predetermina la vita a cui da vita, in quanto la vita originata corrisponde fra di sè secondo il proprio.

Si può dire, allora, che in ragione dei principi adottati (quelli di bene e/o di male) la vita umana si predetermina in ragione dello stato di vita di prevalente scelta. Gli spiriti che tornano a questo stato di vita, se seguono il Principio della vita (lo Spirito) reincarnano la loro forza, ma, se seguono il principio della loro vita, il loro spirito, si reincarnano come Natura (forza) della loro Cultura: vita. Gli spiriti che tanto più conservano il proprio stato di vita, tanto più influiscono della propria personalità, la vita in cui si incarnano. Pertanto, nel bene come nel male, sono elevati gli spiriti che influiscono la loro forza e sono bassi gli spiriti che influiscono la loro vita. Citando un mio sogno, paragono lo stato dello Spirito ha un palazzo di cristallo.

Si può pensare di poter entrare in quelle stanze (stati della Vita) con le scarpe (il discernimento) ancora sporche d’incoscienza? Con questo non intendo dire che lo Spirito impedisce l’ingresso alla vita che vuole entrarci ma che sarà questa che si impedirà di farlo. Infatti, alla luce di un rinnovato giudizio (quello dato da una più cosciente conoscenza di se) confrontando la propria stanza (lo stato della propria vita) con quella dello Spirito (lo stato della Vita) si impedirà di farlo ogni volta constaterà una mancata corrispondenza di spirito (di forza) fra la vita dello Spirito e la sua. Nella vita dello Spirito, ogni differenza dallo Spirito è differenza di vita fra il nostro stato ed il Suo. In quanto ogni differenza è separazione fra Vita e vita, allora, ogni divario di vita fra i due stati non può non essere che dolore da separazione dal Principio: la vita di origine.

Poiché la differenza è dolore e, poiché il dolore essendo separazione dalla Vita non è vita tanto quanto è dolore, ecco che si è lontani dal Principio della vita tanto quanto l’ingiustizia nel nostro spirito ci ha reso dolenti. Poiché il dolore dato da ciò che non è stato giusto al nostro spirito si è originato dal male dato dalle erronee corrispondenze fra i nostri stati, ecco che, allo scopo di annullare (nel senso di chiarire ciò che impedisce di entrare nel Palazzo) ciò che è male per la Natura, falso per la Cultura e conseguentemente ingiusto allo Spirito della vita personale quanto verso quello della vita Universale, non si può non tornare a questo principio di vita. Non si può non tornare perché, presso la vita dello Spirito non vi può essere dolore in quanto il dolore, essendo un male, presso il Bene non può essere del Giusto. Uno spirito può arbitrariamente spostare il suo stato verso uno più elevato?

Direi che non lo può. Non lo può, perché quell’azione di egoistico bene non corrisponderebbe a ciò che è vero al Vero, e quindi giusto al Giusto. Per quanto uno spirito non voglia capire e/o accettare ciò che è bene, vero e giusto, comunque non può modificare l’evoluzione del suo discernimento se non fermando la sua vita allo stato di prevalente scelta. Può fermare la vita della sua conoscenza (ed in ciò separare la sua Natura dalla sua Cultura) solamente lo spirito che non vuole vivere ciò che sa. Lo spirito che separa la sua Natura (la sua forza) dalla sua Cultura (la sua vita) è uno spirito basso in quanto agisce secondo il principio di un bene, legato al principio del suo vero, ma slegato dal principio del Vero. Un giudizio che non è definitivo se non quando viene espresso da chi si giudica, necessariamente, ha degli stati sosta: quelli concessi dai tempi dati dalla volontà e dalla capacità di discernimento.

Nella sosta, il discernimento giudica ciò che è giusto perché vero al bene. Ogni stato di sosta, essendo arresto dell’elevazione verso il Bene data dal discernimento è purgatorio: luogo della pena della Cultura della vita che sosta la sua strada. Purgatorio non è condanna, ma stanza (stato) nella quale si attende alla giustizia secondo ricerca di verità. Per quel bisogno di verità secondo giustizia, allora, ci si reincarna sino a quando la si è raggiunta. La reincarnazione, dunque, può anche essere intesa come l’appello che il giudice di primo grado (il nostro spirito) rivolge allo Spirito: il giudice di supremo grado. Direi, che la definitiva collocazione presso lo Spirito (e, dunque, la cessazione delle metempsicosi) succede quando uno spirito ha compiuto il suo discernimento sulla Vita, mentre il ritorno verso questo stato di spirito (di vita) succede perché uno spirito non lo ha ultimato.

In ragione delle reincarnazioni e/o del loro stato, quando si torna a questo principio di vita, vi si torna con ciò che in precedenza si fu: le identità date dagli stati che si è vissuto. Siccome le identità che abbiamo vissuto possono essere infinite, allora, può esserlo anche l’identità spirituale e/o spiritica. E’ normale alla vita che vi sia reincarnazione di forza ma anormale che vi sia invasione di vita. Infatti, i rapporti di interferenza fra Vita e vita, cioè, fra lo Spirito e uno spirito, sono invasivi tanto quanto ingerenti sia sul piano soprannaturale che su quello naturale. Lo è perché un’invasione di vita devia e/o altera un percorso che non può non essere che personale. Come impedire l’invasione di vita? Direi che l’integrità della vita personale (stato dell’unicità dato dalla corrispondenza con i soli suoi stati) è già, ciò che la impedisce.

Anche lo spirito più collocato nella Vita dello Spirito comunque conserva l’identità dello spirito che nel bene e nel male è, in quanto, è l’identità dell’essere che è ciò che lo distingue dall’identità dell’Essere che in assoluto è. Nelle manifestazioni spiritiche, (elevate e/o basse che siano e comunque avvengano) e nei casi di manifesta reincarnazione e, al caso, di accettazione e seguito da parte della vita ospitante, questo dovrebbe essere un ulteriore e grosso motivo di riserva culturale e spirituale.

Metempsicosi – a Luciano D. F.

La prima stesura è del 1995. L’ho quasi completamente rifatta nel 2020. Inorridito anche dalla seconda stesura l’ho rifatta nel Marzo 2021. Questo scritto è stato il primo documentato con un certo ordine. Temo non sempre riuscito come non sempre alle ciambelle riesce il buco. Lo considero la base di successivi frazionamenti; più che necessari quando mi sono reso conto (pressoché subito) che è assimilabile con fatica: ancora, anche per me. Aprile 2022 Lo dovrei riprendere ma sento di non aver bastante fiato. Ci proverò più avanti: forse. Febbraio 2023: guardo e passo.

Al principio, la vita ha ed è tre principianti stati di vita: Natura, Cultura, Spirito. Nel vivere il suo trinitario principio, i suoi stati sono stato di infiniti stati. Anche la Metempsicosi, quindi, sia nel caso di subita in uno spirito che nel caso di attuata da uno spirito, è stato di infiniti stati di Metempsicosi. Lo Spirito (potenza della vita e forza della vitalità) è il “corpo” che anima ciò che si anima.Ciò che non ha vita animata, come anima ha l’esistere. Lo Spirito universalmente animante è ciò che si anima per la sua forza (per la sua Natura) e per la sua potenza: per la Cultura della sua forza. Siccome vi è la forza dello Spirito (l’anima che anima la vita del Principio) e la forza degli spiriti (l’anima che anima la vita dei principiati dalla forza del Principio) allora, vi sono due stati di Metempsicosi: quella dello Spirito che si incarna nella vita che gli corrisponde (la vita del Principio) e quella degli spiriti che (dato lo Spirito iniziale) possono materializzare la forza e la potenza che sono stati in altra esistenza. La reincarnazione non avviene per volontà di reincarnazione ma per il “peso” di quanto ancora conserva dell’umanità che è stata. Forse semplificando: la reincarnazione è il fato (dolente o no, come quando, come o dove nessuno è in grado di prevederlo o a posteriori di affermarlo) di chi non ha svincolato l’anima dalla pur necessaria materia.

Senza la carne, infatti, saremmo come acqua senza formante contenitore. Con altro dire, senza il contenitore necessario a formare i contenuti. Data l’indispensabile corrispondenza di forza e di potenza fra contenitore e contenuti, osteggiare il contenitore è osteggiare i contenuti. Negarsi all’uno o all’atra parte, quindi, è tutto fuorché a proprio favore. Tanto quanto riusciamo svincolare l’anima dalla carne e tanto quanto siamo spiriti (forze e potenze smaterializzate) prossimi allo Spirito. Per opposto caso, distanti. Poiché non abbiamo modo di verificare lo stato di vicinanza e/o di lontananza di uno spirito dallo Spirito, (come neanche i suoi stati) ne consegue che non possiamo verificare, neanche quanto sia vera l’immagine del sé che, rivelandosi al nostro spirito si rivela nella nostra materia in ragione di corrispondente e/o di compensante affinità della forza e della potenza fra comunicanti.

Nella data forza e nella data coscienza, più siamo simili al Tutto (dal principio, la vita del Principio) e più siamo svincolati dal nostro tutto. Più siamo svincolati dal nostro tutto e meno siamo vincolati alla Reincarnazione. Con altro dire: più siamo svincolati dal nostro tutto e più siamo spiriti elevati e meno siamo svincolati e più siamo spiriti bassi. Spiriti bassi, non necessariamente significa diabolici. E’ basso, infatti, anche uno spirito incosciente circa la vita e le sue verità, ma mica per questo è spirito che si oppone alla vita: è solo uno spirito non in grado di capire perché non è in grado di conoscere o perché non sa o perché non può; se non vuole neanche, se non opera l’errore che non vuole risolvere. Guaio è, che la vita è corrispondenza di stati fra tutti ed in tutti gli stati e che, pertanto, non concepisce il vuoto. Anche uno spirito di mera falsità per mera ignoranza non può non influire ciò che è per ciò che sa volendo non sapere. Secondo infiniti stati di vita, uno spirito è nel bene tanto quanto corrisponde al Bene. Così per il vero e così per il giusto. Per il rifiuto del dolore che porta all’errore (come nel caso opposto) lo spirito brama una maggior vicinanza allo Spirito; la brama perché lo Spirito è il “luogo” della massima forza di ogni bene perché massima potenza di ogni giusta verità. Vive con sofferenza (estrema in ragione della lontananza dallo Spirito) lo spirito comunque impossibilitato ad elevarsi. Tanto più gli spiriti sono vicini allo stato dello Spirito e tanto più sono a sua somiglianza. Tanto più la loro forza e la loro potenza somiglia alla forza e alla potenza dello Spirito e tanto più sono presso il Principio.

Lo stato della Metempsicosi, dunque, corrisponde allo stato della somiglianza di spirito con lo Spirito. La vita che è corrispondenza di stati in tutti e fra tutti gli stati non può concepire il vuoto che è del nulla. Non lo può perché ogni stato di interruzione del suo principio sarebbe uno stato di inesistenza, ed in ciò, un’estrema contraddizione con il suo principio: la vita sino dal Principio. Gli spiriti che tanto più conservano il proprio stato di vita, tanto più influiscono della propria personalità, la vita in cui si incarnano. Pertanto, nel bene come nel male, sono elevati gli spiriti che influiscono con la loro forza (la Natura della loro Cultura) e sono bassi gli spiriti che influiscono con la loro vita: secondo spirito, Cultura della loro Natura. Nella vita dello Spirito, ogni differenza dallo Spirito è differenza di vita fra il nostro stato ed il Suo. Ogni differenza è una separazione fra Vita e vita. Ogni divario di vita fra i due stati, allora, non può non essere che dolore da separazione dal Principio: la vita di origine. Poiché la differenza è dolore e, poiché il dolore essendo separazione dalla Vita non è vita tanto quanto è dolore, ecco che si è lontani dal Principio della vita tanto quanto l’ingiustizia nel nostro spirito ci ha reso dolenti. Poiché il dolore dato da ciò che non è stato giusto al nostro spirito si è originato dal male dato dalle erronee corrispondenze fra i nostri stati, ecco che, allo scopo di annullare ciò che è male per la Natura, falso per la Cultura e conseguentemente ingiusto allo Spirito della vita personale quanto verso quello della vita Universale, non si può (a causa dei pesi) non tornare a questo principio di vita, per ripetere a nuovo lo svincolamento dai pesi.

Lo svincolamento dai pesi è necessario perché, presso lo Spirito del Principio non può esistere il dolore: male naturale e spirituale da errore culturale. Non può esistere il dolore perchè presso il Principio della vita (assoluta corrispondenza di stati nel bene dato il giusto per il vero) esclude dalla sua vita ogni altro principio Ciò che impedisce l’invasione di spirito su spirito è la coscienza di sé. Tanto più è lucida, e tanto più è intaccabile. Per ottenere quella necessità la vita potrebbe presentarci un calice e chiederci di berlo sino alla feccia. Tanto più sarà amara e tanto più sarà necessario berla. Vedo molte alternative, è vero. Non vedo, però, vie di fuga.

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