Non ho mai letto e né sentito predicare una ragionevole spiegazione su questo mistico scioglilingua: così, ho avvicinato il dito alla questione. Vista da vicino, l’affermazione fa capire, che l’autore, dopo essersi riconosciuto come vita, ha elevato il suo sé (verbo e logos nel dirsi io sono e parola nel dirsi vita) al sé della Vita: Verbo e Logos nel dirsi Io Sono e Parola nel dirsi vita. Quello che non capisco, è perché abbia complicato la faccenda (e c’è l’abbia complicata) quando, molto più semplicemente, avrebbe potuto dire: in principio era la Vita, la Vita era presso il Principio, e la vita era il Principio. Se il principio della vita è la vita del Principio ne consegue che la vita è il ritratto del Principio, e che ogni altro stato della vita (passata, presente, e futura) è copia. Attendibile? Tanto quanto somigliante al Principio. A priori, chi può dire di esserlo? Nessuno.
Nell’Immagine come nella Somiglianza, durante il mio viaggio a ritroso ho riconosciuto tre stati di principio: Natura come corpo della vita comunque formata; Cultura, come corpo della vita comunque pensata; Spirito, come forza della vita comunque agita. Nella nostra vita, i principi della Vita, (il Bene per la Natura, il Vero per la Cultura, il Giusto per lo Spirito) sono necessariamente imperfetti. Non può esserci che un solo Perfetto, infatti. In ragione del nostro stato di imperfezione, si genera il corrispondente stato di dolore. Il dolore è male naturale e spirituale da errore culturale. Ciò significa che siamo destinati a patire il dolore? No. Ciò significa che siamo destinati a curare il dolore che porta all’errore che crocifigge la vita.
Comunque motivato, e indipendentemente dallo stato in cui si origina, il dolore è provocato da un arresto della corrispondenza fra gli stati della vita. Il dolore (stato di meno vita) è principio di incontrovertibile verità perché la Natura sente il male anche quanto la Cultura non sa su quello sente la Natura. Poiché siamo trinità tendente all’unità (solo il Principio è Uno) ciò che è della Natura non può non influire la sua Cultura, così, è principio di incontrovertibile verità anche per la mente. Se influisce sul corpo e sulla mente, non può non influire anche sulla forza della vita (lo Spirito) deprimendola per difetto, oppure esaltandola per eccesso, così, il dolore nella Natura della vita, non può non diventare principio di incontrovertibile verità anche per lo Spirito.
Poiché la Natura è il contenitore che ha formato i suoi contenuti, la Natura è voce primaria di discernimento, ed è, quindi, primaria maestra. Nel negare le emozioni naturali di quella maestra, che di riflesso sono culturali e spirituali, si nega voce al suo verbo e alla sua parola, e si costringe la vitalità negata ad essere perpetuamente ipocrita. Per quel non predestinato destino, quando mai riusciremo a diventare delle Somiglianze prossime all’Immagine, se ci viene proibita la possibilità di essere veri a noi stessi e di conseguenza, sia verso la vita che verso la Vita?